Diabete: ancora poca attenzione al coinvolgimento della persona nel modello di cura

  • Presentati al 5° International Dawn Summit i risultati della ricerca internazionale Dawn2 (Diabetes Attitudes Wishes and Needs), la più ampia mai realizzata da International Diabetes Federation (IDF), International Alliance of Patients’ Organizations (IAPO), Steno Diabetes Center per analizzare desideri, speranze e bisogni delle persone con diabete
  • Il 51% delle persone con diabete, intervistate nei 17 Paesi oggetto dell’indagine, tra cui l’Italia, non ha mai partecipato a programmi educativi, nonostante l’educazione terapeutica sia parte integrante del percorso di cura e migliori la qualità di vita delle persone con la malattia
  • È necessario un nuovo modello di cura e assistenza che garantisca un maggior coinvolgimento della persona con diabete

Noordwijk, Paesi Bassi, 9 aprile 2014 – Coinvolgere le persone con diabete in programmi educativi migliora la qualità di vita e porta a un miglior controllo e gestione della malattia. Purtroppo, ben 1 persona con diabete su 2 (51%) non è coinvolta in questo tipo di programmi, benché chi vi abbia preso parte ne riscontri, nella maggior parte dei casi, l’utilità, riportando di aver patito meno disagi a livello psico-sociale e migliore autocontrollo della malattia.

È quanto emerge dalla ricerca internazionale Dawn2 (Diabetes Attitudes Wishes and Needs), la più ampia mai realizzata da International Diabetes Federation (IDF), International Alliance of Patients’ Organizations (IAPO), Steno Diabetes Center, per analizzare desideri, speranze e bisogni delle persone con diabete.

Anche 3 su 4 tra i familiari delle persone con diabete, il cui coinvolgimento è fondamentale per una buona gestione della malattia, hanno riconosciuto che prendere parte a iniziative educative è utile per conoscere meglio il diabete e offrire maggior aiuto al proprio congiunto; nonostante questo, solo il 23% vi ha partecipato.

I dati del Dawn2 sono stati oggetto di discussione al 5° International Dawn Summit tenuto il 7 e 8 aprile a Noordwijk, nei Paesi Bassi, che ha coinvolto oltre 200 esperti, decisori politici, ricercatori, medici e associazioni di pazienti provenienti da oltre 30 paesi.

Lo studio Dawn2 riporta le opinioni e i pareri di oltre 15.000 tra persone con diabete, familiari e operatori sanitari (medici, infermieri, dietisti), intervistati in 17 Paesi di 4 continenti, tra cui l’Italia. “Questi risultati rappresentano solo una delle numerose analisi e valutazioni che l’enorme massa di dati raccolti durante lo studio DAWN2 permette”, spiega Marco Comaschi, diabetologo, coordinatore dello studio per il nostro Paese. “Si tratta dell’indagine più ampia mai svolta, con lo scopo di fotografare e interpretare il mondo del diabete dal punto di vista della persona, del familiare e di tutti gli operatori sanitari, per evidenziare in particolare l’impatto della malattia sulla vita di tutti i giorni e il rapporto della persona con diabete con le strutture sanitarie e sociali, pubbliche e private. L’obiettivo dichiarato del Dawn2 è quello di spingere le Istituzioni dei vari Paesi a costruire modelli di sanità centrati sulla persona”, prosegue.

“I risultati dello studio Dawn2 mettono in evidenza un quadro che deve destare attenzione”, spiega Antonio Nicolucci, Responsabile del Dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della Fondazione Mario Negri Sud, scelta per elaborare e analizzare i dati provenienti dai vari Paesi. “I dati italiani sono in linea con quelli degli altri paesi coinvolti nella ricerca. Infatti, anche nel nostro paese solo la metà delle persone con diabete e il 20% dei familiari dichiarano di essere stati coinvolti in attività educative inerenti la malattia. Se partiamo dal presupposto che una migliore gestione del diabete deve partire dalla persona stessa, bisogna riconoscere che anche nel nostro paese è necessario fare qualcosa”.

“Le persone con diabete hanno bisogno di sostegno e formazione per poter avere un ruolo centrale nella cura della propria malattia” dice Massimo Massi Benedetti, Presidente del Comitato scientifico DAWN Italia e già Presidente IDF Europa. “Anche il coinvolgimento delle loro famiglie e degli operatori sanitari è indispensabile per una migliore gestione del diabete. Il peso di questa malattia è destinato a crescere – le stime mostrano che nel 2035 una persona su dieci avrà il diabete nel mondo – per questo porre la persona con diabete al centro del sistema di cura e assistenza è diventata una priorità globale urgente. È nostro dovere di professionisti della salute, quindi, impegnarci, insieme ai decisori politici di tutto il mondo, al fine di rendere la cura del diabete incentrata sulla persona una realtà e migliorare la qualità di vita di milioni di persone” conclude.

Fonte
Redazione online, aprile 2014

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