Diabete, così i bambini si cureranno anche a scuola

Diecimila-quindicimila nuovi casi all’anno di diabete in età pediatrica (il diabete di tipo 1, o “giovanile”, appunto). È questa la fotografia italiana di una malattia ad alto impatto sociale e in forte incremento. Sconosciute le cause della crescita che non riguarda comunque solo il nostro Paese. «Al momento — spiega Gianni Bona, endocrinologo e vice-presidente della Società italiana di pediatria — sono in corso studi per verificare la correlazione tra questa forma di diabete e l’esposizione a particolari inquinanti ambientali, o tra la malattia e l’assunzione precoce di latte vaccino, ma non abbiamo ancora alcuna certezza». Il controllo del diabete avviene mediante un attento monitoraggio della glicemia e la somministrazione di più dosi di insulina al giorno (solitamente quattro), il che significa che la terapia ha un impatto anche sulla vita scolastica dei bambini e degli adolescenti.
Ma chi deve garantire la corretta gestione della terapia insulinica negli orari di asilo o scolastici? «Importante — afferma Giovanni Federico, del Dipartimento materno infantile dell’Azienda ospedaliera-universitaria di Pisa — è che i genitori informino la scuola della patologia del figlio – cosa che non sempre avviene-, così che si possano attivare le procedure necessarie per gestire l’assistenza nel migliore dei modi. Per i più piccoli è ovviamente necessario che ci sia un adulto (il genitore stesso, un infermiere, un insegnante, o altro personale scolastico) che somministri il farmaco, mentre per i più grandicelli può essere sufficiente una sorta di “tutoraggio” da parte di un adulto competente all’autogestione della terapia, fino ad arrivare (obiettivo fondamentale per tutti i soggetti affetti da diabete) alla completa autonomia». La somministrazione dell’insulina, benché sia un’operazione semplice, investe comunque di responsabilità la persona che la effettua e questo apre un delicato capitolo sul coinvolgimento degli insegnanti o del personale scolastico. Oggi non esistono protocolli e normative generali, ma solo una raccomandazione ministeriale, e tutto è regolato in pratica a livello locale. «Da questo punto di vista — sottolinea ancora Giovanni Federico — è molto avanzato il protocollo sulla somministrazione dei farmaci a scuola che sta per varare la Regione Toscana. Prevede, per quello che concerne il diabete, che la scuola, previa adeguata formazione del personale identificato (insegnante o non) abbia anche l’obbligo di somministrare, quando sia necessario, il glicogeno, farmaco salvavita in caso di crisi ipoglicemica».

Fonte: 11 ottobre 2009, corriere.it

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