Il diabete ai tempi del “Dott. Google” e dei social media

Secondo il Diabetes Web Report 2015, presentato a Roma il 16 dicembre 2015, il 61% delle persone con diabete si rivolge al diabetologo per avere informazioni sulla malattia, ma ben 1 persona su 5 consulta il “Dott.  Google” prima di andarci e solo il 9% preferisce il proprio medico di famiglia.
Il medico dichiara che il 17% delle persone con diabete utilizza la rete per cercare informazioni sulla malattia, tendenza considerata positiva se supportata dal consiglio del professionista.

Diabetes Web Report 2015

Internet viene di gran lunga prima del medico di famiglia tra le fonti di informazione utilizzate dalle persone con diabete. Il 21% dichiara infatti di rivolgersi soprattutto al “Dott. Google” per avere chiarimenti sulla propria malattia e solo il 9% chiede al proprio medico di medicina generale. Al primo posto rimane comunque lo specialista, il diabetologo, per il 61% dei diabetici. È lo stesso medico a dichiarare che durante la visita capita che 1 persona con diabete su 6 riporti le informazioni cercate e ottenute tramite internet.
Questi sono alcuni dei dati emersi dal Diabetes Web Report 2015 presentato a Roma il 16 dicembre 2015 nel corso di un evento organizzato dal Diabetes Web Observatory Group, in collaborazione con Dipartimento di Medicina dei Servizi dell’Università di Roma Tor Vergata, Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, Medi-Pragma con il patrocinio di Ministero della Salute, Ministero dello Sviluppo Economico e Istituto Superiore di Sanità (ISS).

“Lo scopo dell’indagine è quello di osservare, analizzare e studiare i comportamenti delle persone in rete in tema di salute, in particolare di coloro che hanno il diabete, dei medici e non solo, e comprendere il social web sentiment relativo alla malattia ossia misurare il polso dei diabetici che navigano la rete e i social network” ha affermato Lucio Corsaro, Direttore generale Medi-Pragma. “La rilevazione campionaria è stata condotta su 810 medici di diverse specializzazioni che trattano il diabete, e 505 persone con diabete attraverso la somministrazione di questionario on line”.

Il profilo del diabetico internauta

I dati permettono di tracciare la fotografia della persona con diabete che utilizza la rete per informarsi: prevalentemente di sesso femminile (61% donne vs 37% uomini, con un’età che va dai 31 ai 60 anni, con un titolo di studio superiore, per lo più lavoratrice dipendente, con diabete da più di 10 anni nel 21% dei casi e da più di 20 anni nel 31,9%. Gli argomenti più ricercati in rete riguardano nella metà dei casi i prodotti per la cura, seguite dall’alimentazione (49%), stile di vita (48%), attività delle associazioni di diabetici (35%), glucometri (25%), penne e aghi (12%) e solo 8% cura del piede.
Il 44,2% delle persone con diabete naviga da 1 a 3 ore al giorno (8-21 ore a settimana); mentre il 28,5% più di 3 ore al giorno (più di 21 ore a settimana). Il tempo di utilizzo di internet è spartito tra la consultazione di siti web generici (60%), siti sul diabete (56%) e partecipazione a social network (55%), prediligendo la lettura di informazioni scritte da medici (30,8%) ma anche da altre persone con diabete (25,7%).

“In Italia internet viene utilizzato da oltre 30 milioni di persone secondo Audiweb Database, il 53,4% degli italiani dai 2 anni in su ed è lo strumento più utilizzato in assoluto per informarsi: per il 34% degli italiani i media online e i motori di ricerca sono la prima fonte consultata, anche in tema di salute” conclude Corsaro. Proprio nell’ambito della salute, come dimostrano le statistiche di Google Trend, il diabete è la patologia che registra il maggior numero di consultazioni su Google.

Diabetes Web Report 2015“Il Dott. Google si è inserito a pieno titolo nei percorsi compiuti dagli utenti nella ricerca autonoma di risposte ai propri quesiti inerenti il tema salute, un medico virtuale dalle innumerevoli specializzazioni al quale possono rivolgersi anche prima di recarsi dal proprio medico curante e i cui pareri vengono spesso discussi e messi a confronto con le indicazioni del medico ‘reale’” dice Ketty Vaccaro, Presidente del Diabetes Web Observatory Group e responsabile settore Welfare del Censis.

“L’healthnauta infatti, grazie alle enormi potenzialità del web, accede in modo autonomo ad informazioni e racconti di storie di malattia e si può confrontare con altri che condividono la sua stessa condizione, emotiva e di salute. Accanto ai medici, finora unici decisori delle scelte terapeutiche per i propri pazienti, oggi si affacciano altri influenzatori on line non sempre noti, che possono essere altri medici o esperti, sulla cui affidabilità peraltro non di rado mancano riscontri, ma sono spesso anche persone comuni, amici e altri pazienti, con un ruolo di informazione e confronto che modifica sostanzialmente la tradizionale relazione biunivoca e asimmetrica tra medico e paziente. Nella ricerca di informazioni e soluzioni autogestite, poi, potrebbe avere un peso anche la difficoltà economica di molti italiani ad accedere alle cure sanitarie a causa della diminuzione di risorse pubbliche disponibili per la sanità”.

“Si può parlare di disintermediazione e dire che, così come non abbiamo più bisogno delle agenzie di viaggio per prenotare voli e alberghi, non abbiamo più bisogno del medico? Per un 20% di italiani la risposta è sì. Tale è la percentuale di persone che affermano di aver preso una decisione terapeutica solo sulla base di informazioni raccolte sul web. La grande maggioranza però integra i due canali e utilizza il web per prepararsi meglio al colloquio con il medico, per capire meglio le sue indicazioni. «La credibilità del web cresce e quattro persone su cinque affermano di aver trovato sul web la soluzione al problema che si erano posti», ha ricordato Ketty Vaccaro.

Che cosa pensa il medico dell’uso di internet per cercare informazioni sul diabete?

Sempre in base del Diabetes Web Report 2015, l’opinione del medico su questa tendenza è generalmente positiva: per quasi 6 medici su 10 internet può essere utile, ma è indispensabile il supporto di un professionista. Il 26% dichiara comunque una crescente diffidenza nei confronti di questo tipo di ricerca per l’elevato rischio di confusione che può indurre e solo il 16% lo considera uno strumento molto utile per migliorare lo stile di vita.
Non sempre la persona che si informa su internet ha gli strumenti critici per una decodifica essenziale” prosegue Vaccaro. “Può capitare in alcuni casi che il paziente sia emotivamente coinvolto e tenda a dare ascolto alle spiegazioni più preoccupanti dei propri sintomi, passando dalla lettura delle informazioni, all’autodiagnosi e perfino all’autoterapia. Oppure costruisca certezze infondate, magari diffondendole on line attraverso i social media, senza richiedere pareri più esperti; aspetto ancora più rischioso per il popolo di internet. Non tutto quello che è riportato sulla rete è affidabile, per questo, quando si tratta di ricercare informazioni sulla salute e in particolare sul diabete, il parere del medico è fondamentale” conclude.

La testimonianza di Daniela D’Onofrio, Presidente di Portale Diabete

Diabetes Web Report 2015 Tra i molti interventi del nutrito programma della giornata, particolarmente interessante quello di Daniela D’Onofrio, fondatrice e moderatrice della Community di Portale Diabete, in gentile polemica con chi ritiene i social media solo una giungla dell’informazione. “Se è noto che informarsi su Google sia una pratica comune, l’utilizzo dei social network è divenuto un modo per supportare le proprie conoscenze, ma anche per sentirsi meno isolati, cercare e trovare sostegno emotivo da parte di persone con gli stessi problemi.
Nel diabete il bisogno di supporto (psicologico, ma non solo), il bisogno di comunicare, di sentirsi parte di un gruppo è fondamentale: aiuta ad affrontare meglio la malattia, a superare i momenti di difficoltà.  Ma non solo.” ha affermato la d.ssa D’Onofrio e ha continuato sottolineando  come nella maggior parte dei social media gli utenti siano i primi a vigilare affinché non circolino bufale, consigli inadeguati o news infondate o poco attendibili. «I social sono riusciti a canalizzare la emotività per l’assoluzione dei medici coinvolti nel caso di Plinio Ortolani in una costruttiva campagna per la diagnosi precoce della chetoacidosi ed è solo un esempio dei tanti», ha spiegato Daniela D’Onofrio, « I social quindi non solo come luogo virtuale in cui esprimersi, ma anche come forza propulsiva di istanze da tenere in considerazione, perché esprimono i bisogni più forti. E li esprimono prima. Tra le istanze più sentite dalla community c’è il controllo dei contenuti reperibili sulla rete. Nei social ci sono sentinelle, filtri…quando vengono diffuse informazioni non veritiere o esagerate, gli utenti reagiscono con rabbia, paura, preoccupazione e pretenderebbero da parte delle istituzioni (società scientifiche, associazioni) una presa di posizione netta a loro tutela.”

Fonti
– Diabetes Web Report 2015
Presentazione del 16 dicembre 2015, ore 10.00
Ministero dello Sviluppo Economico, Sala del Parlamentino, Via Veneto 33, Roma
#DiabetesWebReport2015

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