Grassi saturi: buoni o cattivi?

Grassi saturi: un recente articolo del Time li scagiona dall’accusa di favorire diabete, obesità, e malattie cardiovascolari.
Questo continuo tira e molla su grassi buoni o grassi cattivi crea molta confusione tra noi comuni mortali. 

time-eat-butter “I grassi saturi (carne di maiale, salumi e insaccati grassi, burro, formaggi stagionati o  supercremosi come il mascarpone, panna da caffè, torte e creme, panna montata) non sono la  causa di ogni male ma dire che non fanno male è del tutto sbagliato e ci sono fin troppi studi  molto seri e scientificamente rigorosi che lo documentano, anche se ogni tanto viene fuori  qualcuno con tesi opposte e magari su riviste prestigiose come il Time, creando inevitabilmente  confusione nei lettori. Spesso questa cosa viene definita come il paradosso francese. In Francia,  infatti, c’è un alto consumo di grassi saturi soprattutto dal formaggio, particolarmente ricco di  grassi, e una minore incidenza di malattie cardiovascolari rispetto ad altri paesi industrializzati. La  cosa deriva dall’alto consumo di verdura cruda e frutta che fanno i francesi.”

Lo stile di vita come prevenzione

“Che l’introito di grassi saturi non sia l’unico fattore a causare obesità, diabete, malattie cardiovascolari, ecc. è fuori discussione.” Continua Cariolo “Non a caso sono tutte malattie multifattoriali e con predisposizione genetica. E sono malattie che si possono prevenire solo ed esclusivamente con uno stile di vita che sia più rispettoso della nostra genetica e della nostra biochimica che non è cambiata nel corso della storia.

Abbassare i grassi saturi con i prodotti light per poi diventare ancora più sedentari grazie all’avvento della tecnologia e mangiare cibo sempre più raffinato, industrializzato aumentando lo zucchero sicuramente maschera abbondantemente gli effetti positivi che si sarebbero avuti con la riduzione dei grassi saturi.

Tra l’altro negli Stati Uniti è vero che l’obesità sfiora il 50% della popolazione ma colpisce soprattutto i ceti medio-bassi e con un livello culturale inferiore. L’evidenza che il problema sia di stile di vita e non di fare 4 conti sui grassi assunti gli americani ce l’hanno in casa. Chiaro che in un paese dove non esiste una cultura alimentare, la carne costa meno della frutta e della verdura e la coca cola costa meno dell’acqua non c’è possibilità di riduzione di certe malattie nonostante i prodotti light. Gli unici a giovarsi dei prodotti light sono i produttori visto che altro non è che una mera operazione di marketing.”

I rischi della “società del benessere”

  • Sedentarietà a livelli mai visti nella storia dell’uomo. Spesso le ore dedicate all’attività fisica ricreativa non bastano a raggiungere i livelli minimi di attività.
  • Alimentazione troppo ricca di zucchero, prodotti industriali, raffinati e di additivi chimici che ci intossicano e ci inquinano.
  • Alimentazione poco varia, cosa che spesso non garantisce completezza di nutrienti.
  • Basso consumo giornaliero di frutta e verdura.
  • Spesso si mangia troppo e se non è troppo si mangia con un’alta densità calorica, cioè cibo poco voluminoso ma ricco di calorie.

Se guardiamo cosa succede nei paesi dove le malattie del “benessere” sono poco diffuse si vede che su questi aspetti ci sono comportamenti opposti. È davvero arrivato il momento di riflettere su questo per la nostra salute futura e per quella dei nostri figli. Anche se banale ricordarlo, “Siamo quello che mangiamo”.

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