Paraguay: inaspettatamente, la miglior gestione del diabete

Di tutti i posti al mondo che ho visitato mai avrei potuto immaginare che il migliore per la gestione del mio diabete di tipo 1 fosse il Paraguay.
Il trentaseiesimo stato di questo giro del mondo in 1000 giorni senza aerei arriva a cavallo del giorno 750. Sono a tre quarti del mio percorso, ormai mancano solo otto mesi al mio ritorno a casa.

Nella mia testa il pensiero era quello di fermarsi in questo piccolo stato non più di dieci giorni. Uno sguardo alla capitale AsuncÍon e poi via verso il rientro in Argentina attraverso le spettacolari cascate di Iguazu.

Invece appena arrivo nella capitale trovo un paese cordiale dall’atmosfera informale e frizzante. È probabilmente lo stato più economico del Sudamerica e così ne approfitto per mangiare bene e in modo salutare. Verdura e frutta sono di primissima qualità così come tutte le altre materie prime. In quasi tutti i piatti è presente la yucca, quel tubero di cui avevo percepito i benefici già in Perù. Viene usato pochissimo olio e burro e la cucina tipica è particolarmente sana e priva di grassi. I problemi, per la popolazione locale sono però i soliti, ovvero birra e bevande gassate di cui tutto il Sudamerica ne pare schiavo.

Qui tuttavia la popolazione non appare così obesa e fuori forma come nel resto del continente, anzi. Ne deduco pertanto che la buona cucina nazionale aiuti.
Il mio compagno di viaggio, il diabete di tipo 1, ne ha oltremodo giovato, vivendo tre settimane idilliache di curve glicemiche quasi piatte e pochissimi scompensi. Mai, in nessun paese al mondo mi sono trovato così bene e a mio agio con il diabete.

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Movimento e cibo sano, clima temperato e paesaggi spettacolari

Eh sì alla fine mi sono fermato tre settimane anziché dieci giorni perché il paese mi ha stregato. Innanzitutto non è per nulla preso d’assalto dai turisti e questo è già di per sé un punto a favore. Inoltre, presenta alcune aree praticamente sconosciute dove la gente del luogo non vede mai passare una persona che non sia indigena. È il caso della zona ad ovest del paese, il chaco e il pantanal. Beninteso, non si tratta di luoghi indimenticabili e imperdibili per un viaggio in Sudamerica, tuttavia se passaste da queste parti meriterebbero una visita. Impressionante e indimenticabile è stato per me il viaggio risalendo il rio Paraguay, un fiume languido e meraviglioso tra la giungla da cui godere tramonti mozzafiato. Il viaggio è di quelli tosti, stretti come sardine in una barcarola che cade a pezzi, ma le chiacchiere e le risate fatte su quella barca in cui ero l’unico straniero difficilmente me le dimenticherò.

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La gente del luogo non parla spagnolo bensì guaranì, ma non è difficile capire e farsi capire. Inizialmente, probabilmente perché non abituati, accolgono con sottile diffidenza, ma bastano pochi minuti perché si aprano con un sorriso. Si stupiscono che una persona visiti il loro paese, ma una volta che gli si mostra interesse ne sono fierissimi. Sono di una simpatia contagiosa e vantano, a mio avviso, alcune delle donne più belle del pianeta.

Certo, essendo una nazione poco sviluppata, presenta contrasti fortissimi, specialmente tra ricchi e poveri, ma da ospiti non ve ne accorgerete. È inoltre una nazione il cui tasso di criminalità è tra i più bassi del Sudamerica lasciandovi quindi estremamente tranquilli. Essendo tra le poche persone ad averlo visitato innanzitutto lo suggerisco, inoltre, qualora si abbia sufficiente tempo consiglio di non perdere quell’area selvaggia e inesplorata che è l’Ovest del paese. E poi, pare faccia bene al diabete…

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Per chi volesse donare a Human Traction. Anche una piccola offerta può fare la differenza per loro, soprattutto dopo il dramma del Nepal. Alcune realtà fotografate da Claudio nel suo viaggio non esistono più. L’indirizzo per tutte le informazioni è il seguente: www.humantraction.org

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Tutte le foto riportate sono scattate e gentilmente concesse da Claudio Pelizzeni durante il suo viaggio senza aerei.

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