Partiti: da Cesena alla Bosnia ed Erzegovina

Partiti! Siamo Chiara e Riccardo, in viaggio verso Singapore su due biciclette.

Io, Chiara, ho il diabete di tipo 1 da ormai 15 anni. Sono abituata alle partenze, alle scorte di insulina e di presidi per affrontare periodi fuori, ma preparare un viaggio di un anno su due ruote è una sfida del tutto nuova. 

Preparazione, equipaggiamento e conservazione dell’insulina

In vista di questo ambizioso progetto mi è stato prescritto un nuovo microinfusore Medtronic che, insieme ai sensori, mi permette il monitoraggio continuo della glicemia: un vantaggio enorme, soprattutto durante il nostro esercizio fisico giornaliero, moderato ma prolungato e costante.

La preparazione del viaggio è durata diversi mesi, tra prescrizioni mediche, certificati, traduzioni e studio dei vari metodi di conservazione dell’insulina, ma alla fine il 10 giugno abbiamo lasciato Cesena, ancora increduli.

Ho con me un frigorifero passivo per conservare l’insulina rapida per il micro, per le scatole di insulina a lento assorbimento d’emergenza e per le fiale di glucagone. Devo ricongelare ogni 73 ore gli elementi che formano la scatola per poter mantenere al suo interno una temperatura tra i 2° e gli 8° C. Fino ad ora è stato facile trovare freezer!

La quantità di insulina per il fabbisogno mensile e il microinfusore durante la pedalata, invece, sono conservati in astucci che mantengono la temperatura sotto i 26° C, immergendoli semplicemente in acqua fredda.

for-a-piece-of-cake-bosniaIl resto del materiale, insieme a un minimo di vestiti e saponi, sta nelle quattro borse impermeabili da bici. Va da sé l’esigenza di compattezza e leggerezza dell’equipaggiamento. Ho infatti stipato e suddiviso tra le borse quattro reflettometri e pungidito; ho infoltito le striscette reattive nelle loro scatoline (1800 in totale) e trovato delle lancette pungidito in comodi rullini da 6 (sempre 1800). La fornitura che ho con me di cerotti, serbatoi per il microinfusore e sensori mi coprirà per soli due mesi, visto che, con tempistiche all’incirca mensili, saremo riforniti da Medtronic di questo materiale lungo il percorso.

Ho preso penne di scorta e relativi aghi (devo essere pronta all’eventualità di tornare alla terapia multiniettiva, perché il caldo estremo, la continua sudorazione e altri fattori, più avanti nel viaggio, potrebbero renderlo necessario); una boccetta di alcol per la pulizia della pelle prima di applicare sensori e cerotti; tutto l’occorrente per inserire e ricaricare i sensori e il trasmettitore; delle pile per il microinfusore e poi, importantissimo, un certificato della mia condizione medica tradotto in tutte le lingue dei paesi che attraverseremo, visto che spesso l’inglese non sarà sufficiente.

Dopo le prime 5 tappe italiane, pedaliamo già oltre confine dove inizia la sfida

Sono passati 15 giorni da quel 10 giugno e siamo già ad oltre 1000 km da casa, nella verdissima e aspra Bosnia ed Erzegovina: la lunga e attenta preparazione si sta dimostrando perfettamente riuscita, perché tutto procede secondo i piani.

Abbiamo lasciato l’Italia in cinque tappe, costeggiando l’Adriatico da Cervia fino alla bellissima Caorle, attraverso la selvaggia regione delle Valli del Po. Da Gorizia abbiamo poi varcato il confine sloveno: la Alpi Giulie hanno messo subito alla prova le nostre gambe e soprattutto la nostra determinazione, ripagandoci però con scenari mozzafiato, come quello del lago di Bled e del maestoso castello che lo sovrasta dall’alto di un promontorio.

Dei pochi giorni di Croazia abbiamo apprezzato particolarmente la vitalità di Zagabria, la capitale, ed il brulicare di attività per le vie del suo centro storico. Entrambi indifferenti al calcio, ci siamo però entusiasmati per la passione dei tifosi bianco-rosso-blu che tifavano “Hrvatska” (Croazia) davanti al maxi schermo della piazza principale di Zagabria, nella partita degli Europei 2016 contro la Spagna.

Arriva poi il momento della Bosnia: non sappiamo cosa aspettarci da questa terra segnata da un passato difficile e culturalmente frastagliata tra etnie diverse che convivono in un unico territorio. La prima impressione è però delle migliori: verdi colline, montagne e gole profonde scavate dalle acque blu dei fiumi (la salvezza di noi ciclisti!). La gente è molto calorosa nei confronti degli stranieri; i clacson delle auto strombazzano ad ogni curva, pare in segno di saluto.

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La nostra giornata tipo? Eccola

Le nostre giornate si svolgono all’incirca così: l’idea di una bella e abbondante colazione ci fa alzare abbastanza presto la mattina. Faccio tutte le unità di insulina che risultano dal calcolo dei carboidrati senza scontarmi nulla, altrimenti ho verificato che ho immediatamente un picco. La successiva routine di reimpacchettamento delle borse, infatti, non è mai rapida e passa almeno un’ora dalla colazione, prima che ci si rimetta in sella. Durante le ore di pedalata imposto sul microinfusore una velocità basale ridotta al 35%.

I medici diabetologi Paolo di Bartolo e Tosca Suprani mi assistono nei piccoli accorgimenti di perfezionamento della terapia.

Percorriamo circa tra i 60 e i 120 km al giorno, spendendo quindi almeno 4 o 5 ore in sella, in base ai dislivelli. Mi capita di avere qualche ipoglicemia durante le tappe, ma me ne accorgo sempre con buon anticipo e la usiamo come scusa per una sosta! Il microinfusore e il sensore, poi, mi aiutano molto, perché, al rilevamento di glicemia in calo verso i livelli di ipo, arrestano autonomamente la basale.

I nostri pranzi dipendono da quel che troviamo lungo il percorso: un panino del supermercato, una zuppa (visto che di estate ne abbiamo vista poca finora), un’insalatona con l’ottimo pane di queste zone o un piatto di pasta o altro. Riduco la dose dovuta della metà circa, perché di solito la sosta è breve e si torna presto a spingere sui pedali.

Al pomeriggio svuotiamo in un baleno le tre borracce che abbiamo ciascuno, forse per colpa di sale e aceto, mai scarsi qui nei Balcani.  Di solito abbiamo ancora qualche oretta di fatica e poi arriviamo a destinazione. Appena for-a-piece-of-cake-bosnia-3smonto dalla bici mi faccio un bolo extra di insulina di una o due unità, poiché ho verificato che la glicemia tende ad alzarsi immediatamente. Cerchiamo un posto dove dormire o montare la tenda e poi la sera ci godiamo la cena seduti nei tavolini all’aperto di qualche ristorante del centro, osservando curiosi quali sono le dinamiche del luogo.

Nei Balcani, o almeno nella parte dell’entroterra che stiamo attraversando, la carne va per la maggiore nei piatti della tradizione locale. La accompagno ad un pò di pane o patate, per non andare incontro ad ipoglicemie serie durante la notte.

Dalla partenza ho diminuito di un buon 30% il fabbisogno giornaliero di insulina ed ancora c’è margine per migliorare il tiro!

Racconterò questa esperienza su Diabete.com, con focus sulle tematiche legate al diabete e alla sua gestione. Per tutte le altre informazioni seguiteci sui nostri canali social:

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