Roma: metropoli scelta per il 2017 dal programma Cities Changing Diabetes®

Roma: metropoli scelta per il 2017 dal programma Cities Changing Diabetes®

cities-changing-diabetes-picÈ Roma la capitale mondiale eletta dal Cities Changing Diabetes®, un progetto globale per far fronte alla sfida che il diabete pone nelle grandi città. L’annuncio è stato dato il 29 novembre 2016 nel corso del convegno “Sustainable cities promoting urban health”, organizzato a Roma dall’Ambasciata di Danimarca, in collaborazione con Ministero della salute, Istituto superiore di sanità, SDU-National Institute of Public Health di Danimarca, ANCI, Health City Institute, Danish Healthy Cities Network, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il progetto coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore, con l’obiettivo di evidenziare il legame fra il diabete, in particolare diabete di tipo 2, e le grandi città e promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia.

Creare città più vivibili e con maggiore attenzione alla salute: il modello multidisciplinare danese

“Nel 1960 un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città. Oggi si tratta di più della metà e nel 2050 sarà il 70 per cento. Allo stesso tempo, circa 400 milioni di persone soffrono di diabete e si prevede un aumento fino a 600 milioni nel 2035”, ha affermato Erik Vilstrup Lorenzen, Ambasciatore di Danimarca. Il compito è chiaro: per combattere il diabete è necessario aumentare l’attenzione sulla salute e sullo sviluppo urbano in modo da creare ‘città vivibili’. In breve, dobbiamo creare un ambiente urbano che promuova la salute come una parte fondamentale dell’infrastruttura e delle funzioni delle città. In Danimarca, soprattutto a Copenaghen, abbiamo un’ampia esperienza nel rendere la città più vivibile con una particolare attenzione sulla bicicletta come mezzo di trasporto per incoraggiare l’attività fisica. Nella sola città di Copenaghen ci sono oltre 360 chilometri di piste ciclabili. Ma favorire la viabilità ciclistica costituisce solo una parte di un approccio multidisciplinare che coinvolge molti stakeholder: la società civile, l’ente di edilizia residenziale pubblica, la scuola, le associazioni di pazienti con diabete e tanti altri. Copenaghen riconosce le sfide della salute urbana e ha investito nella necessità di creare ambienti fisici positivi che incoraggino attivamente il miglioramento della salute e il benessere. A Copenaghen, la salute pubblica costituisce una responsabilità condivisa dell’intera città, e tutte le amministrazioni lavorano per il sostegno della salute e la riduzione dell’ineguaglianza salutare. Tutto ciò coinvolge la pianificazione urbana, ma anche gli asili nido, i programmi doposcuola e le aree sociali e dell’occupazione. Le politiche e le pianificazioni locali e nazionali (educazione, lavoro e settore residenziale inclusi), sono riconosciuti come elementi prioritari nella promozione della salute.”

Criticità connesse al crescente inurbamento, in primis salute pubblica

città connesseOltre 3 miliardi di persone nel mondo vivono oggi in città metropolitane e megalopoli: Tokyo ha 37 milioni di abitanti, Nuova Delhi 22 milioni, Città del Messico 20 milioni. 10 anni fa, per la prima volta nella storia dell’Umanità, la popolazione mondiale residente in aree urbane ha superato la soglia del 50% e questa percentuale è in crescita, come indicano le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Nel 2030, 6 persone su 10 vivranno nei grandi agglomerati urbani, nel 2050 7 su 10.

“Questa è una tendenza che, di fatto, negli ultimi 50 anni sta cambiando il volto del nostro Pianeta e che va valutata in tutta la sua complessità. Grandi masse di persone si concentrano nelle grandi città, attratte dal miraggio del benessere, dell’occupazione e di una qualità di vita differente, e la popolazione urbana mondiale, soprattutto nei Paesi medio-piccoli cresce anno dopo anno”, spiega Andrea Lenzi, salute-nelle-citta-bene-comunecoordinatore di Health City Institute, gruppo di esperti che ha recentemente messo a punto il manifesto “La Salute nelle città: bene comune”, per offrire a istituzioni e amministrazioni locali spunti di riflessione per guidarle nello studio dei determinanti della salute nei contesti urbani.

Che aspetto avrà dunque il pianeta Terra nel 2050? Come si evolveranno le nostre città? Saranno in grado i governi di rispondere alla crescente domanda di salute? Dobbiamo, infatti, prendere atto che si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile e una tendenza irreversibile, che va amministrata ed anche studiata sotto numerosi punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto industriale e occupazionale e soprattutto la salute.

“Le città stesse ed il loro modello di sviluppo sono oggi in prima linea nella lotta contro le criticità connesse al crescente inurbamento e, ovviamente, la salute pubblica occupa fra queste un posto di primaria importanza”, ha affermato Enzo Bianco, Presidente del Consiglio Nazionale dell’ANCI e Sindaco di Catania.

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Inurbamento e crescita delle malattie croniche: quale correlazione?

Un filo sottile ma evidente lega il fenomeno dell’inurbamento alla crescita di malattie come il diabete di tipo 2. Esiste infatti una predisposizione genetica a sviluppare questa malattia, a cui si associano fattori ambientali legati allo stile di vita, in particolare per il diabete di tipo 2.

Oggi sappiamo che vive nelle città il 64% delle persone con diabete, l’equivalente di circa 246 milioni di abitanti, e anche questo numero è destinato a crescere. Inoltre, la maggior parte di loro – l’80% circa – vive in Paesi a basso-medio reddito, dove gli agglomerati urbani si espandono più rapidamente. Il vivere in città è associato ad un peggioramento dello stile di vita: questo rappresenta un fattore chiave dell’aumento del diabete e di altre malattie non trasmissibilicardiovascolari, obesità, malattie respiratorie, tumori – e studi internazionali evidenziano la connessione fra stile di vita degli abitanti delle aree urbane e prevalenza del diabete.

Cities Changing Diabetes

Il contesto urbano: un fattore da tenere in considerazione

“Ciò significa che nel definire le politiche di lotta del diabete si deve tenere conto del contesto urbano in il diabete si manifesta: risulta fondamentale pianificare lo sviluppo e l’espansione delle città in ottica di prevenzione delle malattie croniche, per incoraggiare stili di vita salutari. I dati evidenziano come città che non considerano questi aspetti nell’urbanizzazione finiscano per contribuire alla crescita di patologie croniche, e questa situazione può diventare esplosiva dal punto di vista sanitario soprattutto nelle megalopoli. Vivere in città aumenta da 2 a 5 volte il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2”, ha aggiunto Lenzi.

“L’inurbamento e la configurazione attuale delle città offrono per la salute pubblica e del singolo cittadino tanti rischi, ma anche opportunità da sfruttare con un’amministrazione cosciente e oculata”, ha sottolineato Roberto Pella, Vicepresidente Anci e Presidente Confederazione Città e Municipalità UE. “Ciò può avvenire attraverso un’analisi preventiva dei determinanti sociali, economici e ambientali e dei fattori di rischio che hanno un impatto sulla salute”, prosegue.

La principale arma di prevenzione a nostra disposizione, dunque, è eliminare o comunque modificare questi fattori. Per questo motivo, nel 2014 è stato lanciato il progetto Cities Changing Diabetes®, grazie al contributo di Novo Nordisk.

“Il programma non nasce con lo scopo di sostituirsi o di soppiantare il considerevole lavoro già in atto, in tutto il mondo, per affrontare il tema del diabete nelle città. Specialisti, accademici, istituzioni e comunità conoscono molto bene il problema”, ha chiarito Federico Serra, Government Affairs and External Relations Director di Novo Nordisk Italia. “L’obiettivo è di dare vita a un movimento di collaborazione internazionale in grado di unire le forze per proporre e trovare attraverso l’analisi delle best practice soluzioni per affrontare il crescente numero di persone con diabete e obesità nel mondo, e il conseguente onere economico e sociale, partendo dal tessuto e dal vissuto urbano che tanta parte sembra avere in questo fenomeno.”

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Il programma Cities Changing Diabetes® ha visto in questi primi anni il coinvolgimento di sette grandi città: Houston, Copenhagen, Tianjin, Shanghai, Vancouver, Johannesbourg e Città del Messico. Nel 2017 sarà la volta di Roma. “In queste città i ricercatori elaborano dati e svolgono ricerche per identificare chiaramente lo scenario e capire le aree di vulnerabilità. Inoltre, si cerca di comprendere i bisogni insoddisfatti delle persone con diabete, di identificare le politiche di prevenzione, oltre a comprendere come migliorare la rete di assistenza. In ultima analisi, si vuole individuare e comprendere, tramite case studies, come certi ambienti urbani favoriscano l’insorgenza del diabete di tipo 2 e delle complicanze diabetiche”, ha concluso Serra.

Per informazioni

  • Ambasciata danese
    Consigliere Asser Berling, tel +39 348 7782754
    email assber@um.dk

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