Sindrome del tunnel carpale: tra i fattori di rischio anche il diabete

La sindrome del tunnel carpale rappresenta la neuropatia da intrappolamento più comune negli arti superiori e causa ogni anno un’elevata frequenza di assenze per malattia e disabilità lavorativa.

Alcuni autori hanno suggerito come possibili cause predisponenti: obesità, diabete, ipotiroidismo e artrite reumatoide. Per quanto riguarda il diabete, a oggi è stata pubblicata una sola metanalisi** sull’associazione tra diabete e sindrome del tunnel carpale, da cui è emerso un aumento delle probabilità di sviluppare tale sindrome nei pazienti diabetici.

Per approfondire la questione, alcuni ricercatori finlandesi hanno condotto di recente un’ulteriore metanalisi** non solo per confermare l’aumento di rischio di sindrome del tunnel carpale, ma anche per valutare le eventuali differenze di rischio dovute al diabete di tipo 1 o al diabete di tipo 2. I risultati dello studio sono stati di recente pubblicati sull’autorevole rivista Diabetic Medicine.

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Che cos’è la Sindrome del Tunnel Carpale

La sindrome del tunnel carpale è la più comune e frequente tra le cosiddette sindromi canalicolari, dovute cioè all’intrappolamento di un nervo periferico. Nel caso specifico, il nervo interessato è il nervo mediano, che viene compresso, all’interno del tunnel carpale, dal legamento trasverso del carpo che si trova sopra alle ossa del polso. Può essere causata da qualunque fattore in grado di ridurre le dimensioni del tunnel stesso o aumentare le dimensioni del suo contenuto, causando infiammazione, alterazioni della sensibilità (parestesie) e dolore.

La prevalenza della sindrome è compresa tra il 5% e il 16% della popolazione generale, con una preferenza per le donne (rapporto donne/uomini: 3/1). Oltre che nel sesso femminile, in particolare durante la gravidanza e il climaterio, l’incidenza è maggiore nella mezza età.

I risultati di alcuni studi hanno suggerito come possibili cause predisponenti: obesità, diabete, ipotiroidismo e artrite reumatoide.

La sindrome del tunnel carpale è una delle patologie lavoro-correlate riconosciute. E’ stato osservato un aumento dell’incidenza fino a 5 volte nei lavoratori che esercitano una forza elevata e ripetitiva con le mani o che devono utilizzare oggetti che determinano vibrazioni.

La sintomatologia progressiva

sindrome del tunnel carpaleIl quadro clinico della sindrome è progressivo ed è caratterizzato da più fasi.
Si distingue una prima fase (fase algico-irritativa), in cui si manifesta formicolio (parestesie) e dolore di tipo urente-pungente, di intensità variabile, nell’area sensitiva del nervo mediano, in particolare: lato palmare di pollice, indice, medio e superficie radiale dell’anulare. Il dolore compare soprattutto di notte, a causa della stasi linfatica e circolatoria che si manifesta con l’immobilità della mano e può essere così intenso da determinare risvegli ripetuti. In seguito, la sindrome del tunnel carpale può progredire e può manifestarsi un dolore più intenso e presente anche durante il giorno (fase parestesico-dolorosa). Tale dolore, associato a parestesie fastidiose (pizzicorio, formicolio, altre alterazioni della sensibilità), può irradiarsi a tutto l’arto superiore e alla spalla. Si verifica un ulteriore peggioramento della qualità della vita per la difficoltà a compiere molti movimenti e frequenti risvegli dal sonno.
In una fase successiva, la sindrome può ulteriormente progredire fino, nei casi più gravi, a deformazione, deficit di conduzione nervosa, perdita della funzionalità della mano e paralisi (fase atrofica-paralitica).

La terapia chirurgica

Il trattamento chirurgico di decompressione del nervo mediano rappresenta il trattamento di elezione nella maggior parte dei casi di sindrome del tunnel carpale.

Un approccio mirato sui meccanismi patogenetici del danno nervoso

Negli ultimi anni si è affermato sempre di più il ruolo di antiossidanti (acido alfa-lipoico) e neurotrofici nel ridurre i sintomi, nel proteggere il nervo da ulteriore degenerazione in attesa dell’intervento chirurgico e nell’accelerare la ripresa della funzionalità nervosa dopo l’intervento chirurgico. Qualora non ci sia l’indicazione all’intervento chirurgico è poi di fondamentale importanza intervenire con adeguate misure ergonomiche, terapie di riabilitazione e la somministrazione di neuroprotettori e altri farmaci indicati dal medico.

Il diabete come fattore di rischio della sindrome del tunnel carpale

Alcuni Autori finlandesi hanno di recente svolto una ricerca sistematica nei principali archivi biomedici tra cui PubMed, Embase, Web of Science, Scopus e Google Scholar Research Gate per raccogliere tutti gli articoli sull’associazione tra diabete e sindrome del tunnel carpale, pubblicati nel periodo tra il 1950 e il 2015. Nel complesso sono stati selezionati 36 studi da sottoporre a successiva metanalisi**, per un totale di 92.564 soggetti osservati.

I risultati della metanalisi** hanno confermato la presenza di un’associazione significativa tra diabete e sindrome del tunnel carpale (CTS); “l’entità di tale associazione non differisce tra il diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2” hanno riportato gli Autori. “Abbiamo evidenziato che la sindrome del tunnel carpale (CTS) non predice il diabete ma il diabete predice la CTS. Gli effetti avversi che il diabete provoca sui nervi periferici (neuropatia diabetica) sono stati ampiamente studiati ma il meccanismo con cui il diabete aumenta il rischio di CTS deve ancora essere chiarito del tutto.”

Tra i meccanismi responsabili, sembrano essere coinvolte le citochine infiammatorie, sostanze che vanno ad alterare il microcircolo creando un danno alla guaina di rivestimento di mielina dei nervi (demielinizzazione), coinvolta nella trasmissione degli stimoli nervosi e una progressiva degenerazione dell’assone del nervo mediano. Gli Autori auspicano studi futuri per indagare se i diversi tipi di attività lavorativa possano influenzare gli effetti negativi del diabete sul nervo mediano stesso.

Note
** La meta-analisi è una tecnica che analizza più studi clinici che hanno fornito risultati contrastanti su di uno stesso trattamento. Compito della meta-analisi è dare un risultato univoco e conclusivo sull’efficacia terapeutica di un trattamento farmacologico. Così come uno studio clinico studia un gruppo di pazienti, allo stesso modo una meta-analisi studia un gruppo di studi clinici, utilizzando un protocollo che raccolga gli aspetti comuni dei singoli protocolli.

References

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