All’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, tra i primi Centri Diabetologici in Italia, è stato avviato un nuovo approccio terapeutico per il diabete di tipo 1. Un giovane paziente di 13 anni è stato sottoposto alla somministrazione di un anticorpo monoclonale, il teplizumab, capace di ritardare l’insorgenza della patologia.
La procedura
Il trattamento, approvato dalla Direzione Sanitaria e autorizzato dal Comitato Etico, è stato seguito da un’équipe multidisciplinare composta da pediatri diabetologi e internisti, immunologi, infermieri di reparto e della ricerca, farmacisti.
Il ragazzo ha ricevuto infusioni endovenose di teplizumab per 14 giorni, con monitoraggio clinico quotidiano ed esami di laboratorio. Durante la terapia si sono verificati solo effetti collaterali transitori – una lieve linfopenia e un’eruzione cutanea – che si sono risolti spontaneamente senza necessità di intervento. Terminato il periodo di osservazione, il giovane paziente è già tornato a casa.
Ad assistere a questo traguardo storico erano presenti la dott.ssa Sonia Toni, già responsabile per quarant’anni della Diabetologia del Meyer (chi non la conosce!!), e il dottor Lorenzo Lenzi, attuale responsabile facente funzione del Centro.
Le parole delle istituzioni
“Con questo trattamento – sottolinea il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani – si inaugura una nuova era per i bambini con diabete tipo 1. Il Meyer conferma ancora una volta la sua eccellenza: grazie a questi anticorpi si ritarda l’insorgenza della malattia e quindi la dipendenza dall’insulina, permettendo ai giovani pazienti di affrontarla in un’età più consapevole”.
“È un progresso che dimostra quanto sia fondamentale investire nella ricerca” sottolinea Giani.
Come funziona il teplizumab
Dal 2022, la FDA (l’Agenzia regolatoria americana del farmaco) ha autorizzato l’uso del teplizumab per proteggere le cellule beta pancreatiche e rallentare la progressione del diabete di tipo 1.
In Italia, dalla fine del 2024, il farmaco è disponibile in uso compassionevole per pazienti selezionati, in attesa delle autorizzazioni di EMA ed AIFA (rispettivamente Agenzia del Farmaco Europea e Italiana). Questo ad oggi (agosto 2025). Il meccanismo d’azione è immunomodulante: il teplizumab riduce l’aggressività dei linfociti T verso le cellule beta pancreatiche che producono insulina, posticipando così l’esordio e il conseguente inizio della dipendenza dall’ormone.
DT1: una malattia che inizia molto prima dei sintomi
Il diabete di tipo 1 può avere un esordio clinico brusco e improvviso ma lavora in silenzio molto tempo prima: l’aggressione autoimmune alle cellule beta inizia mesi o addirittura anni prima delle manifestazioni cliniche. Nel sangue si possono rilevare autoanticorpi verso le betacellule che predicono la futura comparsa della malattia.
Gli esperti distinguono quattro stadi nella storia naturale del diabete tipo 1 (vedi figura successiva) che consentono di predirne l’esordio. Lo stadio 2 è importante: la presenza di almeno due autoanticorpi si accompagna ad alterazioni della glicemia (disglicemia), che però non rientrano ancora nei criteri diagnostici.
In questo stadio oggi è possibile intervenire con un farmaco come il Teplizumab, che agisce sul sistema immunitario rallentando la distruzione delle cellule beta e ritardando così l’esordio clinico del diabete.
Negli ultimi anni, diversi studi clinici stanno esplorando molecole capaci – se somministrate già all’esordio se non prima, di interferire con la progressione del danno e quindi di preservare più a lungo la funzionalità beta-cellulare e di garantire un miglior controllo della glicemia, riducendo così il rischio di future complicanze diabetiche.
I 4 STADI DELLA STORIA NATURALE DEL DIABETE TIPO 1

Quattro stadi della storia naturale del diabete di tipo 1 (T1D). Una piccola percentuale di persone con un rischio genetico aumentato di T1D progredisce a velocità variabile verso l’attivazione immunitaria e lo sviluppo dell’autoimmunità delle isole pancreatiche. Gli AutoAnticorpi (AAB) delle isole pancreatiche clinicamente disponibili includono ICA, GADA, IAA, IA-2A e ZnT8A. Una volta confermati 2 o più AAB delle isole pancreatiche (stadio 1), è quasi certo che il diabete clinico progredirà nel corso della vita della persona. Lo stadio 1 è tipicamente seguito dallo sviluppo di disglicemia (stadio 2), anche se questo stadio potrebbe non essere rilevato quando la progressione del T1D è rapida (È in questo stadio che è stato somministrato Teplizumab al Meyer di Firenze). Le persone che sviluppano il T1D allo stadio 3 possono essere asintomatiche (stadio 3a) o sintomatiche (stadio 3b). La decisione di iniziare la terapia insulinica nelle persone con T1D allo stadio 3a deve bilanciare rischi e benefici. Il T1D clinicamente conclamato è descritto come stadio 4. NB. Tutte le persone in stadio 1 o superiore hanno il diabete tipo 1 e non dovrebbero essere definite come “a rischio” di sviluppare la malattia. La semplificazione delle varie fasi (stadi) non deve essere eccessivamente dogmatica, poiché molte persone con T1D oscillano tra uno stadio e l’altro. Molte delle soglie glicemiche sono arbitrarie, ma rimangono utili per descrivere le persone con T1D sia ai fini clinici che di ricerca. I tassi di declino della funzione delle cellule beta variano, così come il decorso del fabbisogno di insulina dopo la diagnosi. Fonte: https://karger.com/hrp/article/97/6/529/917924/ISPAD-Clinical-Practice-Consensus-Guidelines-2024
L’importanza dello screening per identificare il rischio
L’attuale strategia vincente è quella di intercettare il più precocemente possibile i soggetti a rischio di sviluppare diabete tipo 1, al fine di:
- preservare la massa residua di cellule beta pancreatiche ancora attive;
- prevenire l’esordio in chetoacidosi;
- ridurre il periodo di iperglicemia che precede la diagnosi;
- avviare tempestivamente eventuali trattamenti immunomodulatori.
La legge italiana 130/2023 (primo Paese al mondo!) ha introdotto lo screening di popolazione per diabete tipo 1 e celiachia in specifiche fasce di età (1-17 anni), ma sono cruciali anche gli screening mirati sui soggetti a rischio.
Le categorie più esposte al diabete tipo 1 sono:
- bambini e adolescenti con malattie autoimmuni (celiachia, tiroidite, artrite idiopatica giovanile, psoriasi, vitiligine);
- chi ha familiarità per il diabete di tipo 1 o altre patologie autoimmuni;
- soggetti con iperglicemia occasionale.
In questi casi, la ricerca di marcatori di danno beta-cellulare consente di effettuare una vera e propria stadiazione precoce della malattia.
La selezione del primo paziente al Meyer
Presso la Diabetologia dell’AOU Meyer IRCCS, dal 2009 vengono seguiti bambini e adolescenti positivi agli autoanticorpi anti-cellula beta. In oltre dieci anni è stato creato un database di più di 100 pazienti a rischio.
Da questo archivio è stato selezionato il primo giovane paziente che rispondeva ai criteri per ricevere il trattamento con teplizumab.
Un passo ulteriore verso il controllo del diabete di tipo 1
Questo approccio segna una svolta importante: non solo apre la strada a terapie innovative, ma rafforza la necessità di screening sistematici per diagnosticare precocemente la malattia.
Ritardare anche solo di pochi anni la dipendenza dall’insulina e preservare una seppur parziale funzionalità beta-cellulare è particolarmente importante in età pediatrica. Significa:
- ridurre l’esposizione a iperglicemia e ipoglicemia;
- limitare la variabilità glicemica;
- ridurre il rischio di complicanze croniche;
- migliorare qualità di vita, benessere fisico e stabilità psicologica dei bambini.
Una vera nuova era per il trattamento del diabete di tipo 1.
Leggi anche
References
- Diabete tipo 1, al Meyer il trattamento che ritarda la malattia »
- Michael J Haller, Kirstine J Bell, et al – ISPAD Clinical Practice Consensus Guidelines 2024: Screening, Staging, and Strategies to Preserve Beta-Cell Function in Children and Adolescents with Type 1 Diabetes. Horm Res Paediatr 2024;97(6):529-545
- Emmanuel Kokori, Gbolahan Olatunji, Ikponmwosa Jude Ogieuhi, et al – Teplizumab’s immunomodulatory effects on pancreatic β-cell function in type 1 diabetes mellitus. Clin Diabetes Endocrinol 2024 Aug 10;10(1):23
- Skyler JS, Bakris GL, Bonifacio E, et al – Differentiation of Diabetes by Pathophysiology, Natural History, and Prognosis. Diabetes 2017 Feb;66(2):241-255
- Staging presymptomatic type 1 diabetes: a scientific statement of JDRF, the Endocrine Society, and the American Diabetes Association. Diabetes Care 2015 Oct;38(10):1964-74. doi: 10.2337/dc15-1419