Il C-peptide viene considerato un indicatore di secrezione di insulina endogena da parte delle cellule beta del pancreas. I livelli di C-peptide si correlano sia al tipo di diabete che alla durata della malattia. Livelli di C-peptide inferiori a 0.2 nmol/l sono associati a una diagnosi di diabete di tipo 1 (DT1). Valori <0.60 mmol/l suggeriscono una possibile diagnosi di DT1 ma anche nel diabete tipo 2 (DT2) di lunga durata i livelli di C-peptide possono scendere sotto tale soglia.
Nel diabete di tipo 2, il dosaggio del C-peptide può essere utile per orientare le scelte terapeutiche. Crescenti evidenze suggeriscono una correlazione tra C-peptide e controllo del diabete nel tempo, risposta alla terapia ipoglicemizzante e rischio futuro di complicanze microvascolari.
Che cos’è il peptide C?
Il peptide C è una molecola di 31 amminoacidi rilasciata dalle cellule beta del pancreas durante il clivaggio della pro-insulina (precursore dell’ormone) in insulina. Rispetto a quest’ultima, il C-peptide è rilasciato in un rapporto di 1:1 (per ogni molecola di insulina, viene messa in circolo una molecola di C-peptide).
Questo frammento non è inerte, come si pensava fino a qualche tempo fa ma svolge alcune importanti funzioni biologiche, per esempio interviene nella riparazione della tonaca muscolare delle arterie.
Perché può essere utile il dosaggio del peptide-C?
Il dosaggio dei livelli di C-peptide nel sangue è utile per stimare la produzione di insulina endogena da parte delle cellule beta del pancreas. Se i livelli ematici di peptide C sono bassi presumibilmente anche la sintesi di insulina è scarsa.Dal punto di vista clinico, questo parametro è molto utile sia per meglio definire le caratteristiche di un diabete di nuova diagnosi, sia per verificare nel tempo le capacità residue di produzione di insulina in un diabete di lunga durata.
Quali sono i valori di riferimento?
I valori di riferimento del peptide C nel sangue – a digiuno – sono compresi tra 0,78 e 1,89 ng/mL equivalenti a 0,26 – 0,62 nmol/L. Tali valori possono variare da laboratorio a laboratorio e quindi è bene fare riferimento all’intervallo riportato sul referto del laboratorio dove si sono eseguite le analisi del sangue.
Come può variare nei soggetti con diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2?
Per quanto detto sinora, il dosaggio di C-peptide sarà naturalmente più o meno ridotto nei soggetti con diabete di tipo 1, in cui la secrezione di insulina è parzialmente o totalmente compromessa. Secondo quanto afferma la Società Italiana di Diabetologia (SID), sulla base della letteratura scientifica, ridotti livelli di C-peptide hanno significato clinico e appaiono utili per caratterizzare i soggetti a più elevato rischio di rapida progressione di malattia, complicanze croniche, peggior controllo metabolico e grave ipoglicemia. Gli studi più recenti hanno documentato che in alcuni soggetti, la produzione di C-peptide persiste, in particolare nei soggetti con insorgenza del diabete in età adulta.
La presenza di livelli stabili di C-peptide anche dopo decenni di diabete si associa a un profilo clinico più favorevole in termini di controllo di malattia e prevalenza di complicanze.
Il dosaggio del C-peptide trova anche utilità nei soggetti con diabete di tipo 2 in cui il valore può risultare estremamente variabile sulla base della storia naturale (=evoluzione) di malattia, che varia da soggetto a soggetto, ed è in grado di orientare le scelte terapeutiche, soprattutto riguardo alla necessità di utilizzare insulina esogena nei casi di diabete tipo 2 in fase avanzata, a fronte di valori di C-peptide particolarmente ridotti e pertanto indicativi di scorte insuliniche pancreatiche (insulina endogena) in esaurimento.
Ci sono crescenti evidenze che il dosaggio del C-peptide possa essere utile per corroborare la diagnosi precoce del diabete LADA (Latent Autoimmune Diabetes of Adults), che può essere all’inizio erroneamente diagnosticato come diabete di tipo 2, diagnosi che dovrà essere poi confermata con il test per gli anticorpi anti-GAD o anti-IA2.
Un livello di C-peptide ≥0.20 nmol/l in pazienti inquadrati come diabete di tipo 1, con malattia diagnosticata prima dei 30 anni e con oltre 3 anni di durata è compatibile con un MODY (MaturityOnset Diabetes of the Young), soprattutto in presenza di storia familiare tipica. La diagnosi dovrà essere però confermata con specifici test genetici.
Perché si preferisce il dosaggio nel sangue del peptide-C e non dell’insulina circolante (insulinemia) per valutare la funzione delle beta cellule pancreatiche?
I motivi sono vari. Innanzitutto, la velocità di degradazione del C-peptide è più lenta rispetto a quella dell’insulina (emivita di 20-30 minuti rispetto a 3-5 minuti) e ciò consente di ottenere valori più stabili. Nei soggetti sani, la concentrazione plasmatica di C-peptide a digiuno è intorno ai 0.3–0.6 nmol/l, con un aumento postprandiale di 1–3 nmol/l. Secondo aspetto: l’insulina secreta dal pancreas viene prevalentemente metabolizzata nel fegato mentre il C-peptide viene catabolizzato per via renale. La velocità di clearance è costante per il C-peptide ma non lo è per l’ormone.
Ultima considerazione ma non meno importante: il C-peptide non reagisce (a differenza dell’ormone) con gli anticorpi anti-insulina che possono formarsi nelle persone con diabete in terapia insulinica. La determinazione del peptide C permette quindi di misurare il tasso di insulina endogena, ovvero prodotta dall’organismo, anche in caso di somministrazione di insulina esogena (iniezioni in pazienti con diabete) o in presenza di anticorpi anti-insulina che interferiscono con il dosaggio dell’ormone.
Il dosaggio del peptide C è utile anche come supporto alla diagnosi di un insulinoma, un tumore delle cellule beta del pancreas che secerne insulina.
Come si misura il peptide-C?
Il peptide-C si può dosare nel sangue o nelle urine delle 24 ore (in quest’ultimo caso, il dosaggio del peptide C è utile quando è necessario valutare in continuo la funzionalità delle cellule beta).
Il dosaggio ematico del peptide-C viene eseguito su prelievo di sangue venoso e può comprendere:
– C-peptide basale: dopo 8-10 ore di digiuno
– C-peptide dopo stimolo: eseguito dopo somministrazione di un pasto misto o glucagone
I dati vanno interpretati da un medico che li possa inquadrare nell’ambito dell’intero quadro clinico del paziente.
Glicemia | Peptide-C | Possibili cause* |
ALTA | ALTO | Diabete di tipo 2 di recente diagnosi, diabete gestazionale, prediabete, insulino-resistenza (che spesso è la conseguenza di: obesità, sindrome dell’ovaio policistico o sindrome di Cushing) |
ALTA | BASSO | Diabete di tipo 1 Diabete di tipo 2 da molti anni |
BASSA | ALTO | Insulinoma Eccessivo utilizzo di farmaci ipoglicemizzanti orali (per es. sulfaniluree) |
BASSA | BASSO | Dose eccessiva di insulina Gravi infezioni Malattie del fegato Morbo di Addison |
* da verificare sempre con il proprio medico che, monitorando nel tempo i livelli di peptide-C, ha la possibilità di stabilire con esattezza l’andamento della secrezione residua delle cellule β.
References
- Leighton E, Sainsbury CA, Jones GC – A Practical Review of C-Peptide Testing in Diabetes. Diabetes Ther2017 Jun;8(3):475-487
- Kuhtreiber WM, Washer SL et al – Lowlevels of C-peptide have clinical significance for established Type 1 diabetes. DiabetMed 2015 Oct;32(10):1346-53
- Società Italiana di Diabetologia (SID) _ Position Statement sull’appropriatezza nella prescrizione degli esami di laboratorio in diabetologia, 2010