La tiroide svolge un ruolo fondamentale nell’arco di tutta la vita, da prima della nascita alla terza età, per il metabolismo, per lo sviluppo del sistema nervoso, la funzione cardiovascolare e molte altre attività del nostro organismo. Le malattie tiroidee sono di frequente riscontro soprattutto nelle donne ma fortunatamente la maggior parte di esse può essere prevenuta e curata nelle fasi iniziali.
Nelle persone con ipertiroidismo (eccessiva produzione di ormoni tiroidei) è ben documentato un aumentato rischio di iperglicemia grave, a volte complicata da chetoacidosi.
In corso di ipotiroidismo (deficit della produzione di ormoni tiroidei) si determina una condizione di insulino-resistenza, che potrebbe ridurre la capacità di assorbimento degli zuccheri. Nel diabete mellito in terapia con farmaci ipoglicemizzanti, lo sviluppo di uno stato ipotiroideo può esporre a un aumentato rischio di ipoglicemia, per la ridotta produzione endogena di glucosio.
In caso di riscontro di insulino-resistenza, ridotta tolleranza al glucosio (IGT) o diagnosi di diabete, è consigliabile una valutazione della funzionalità tiroidea: in caso di ipotiroidismo, la valutazione glico-metabolica andrebbe ripetuta dopo il ripristino della normale funzione tiroidea (eutiroidismo).
Il diabete di tipo 2 scarsamente controllato è frequentemente associato ad alterazioni transitorie della funzione tiroidea.
La tiroide: che cos’è, che cosa fa
La Settimana Mondiale della Tiroide che si celebra ogni anno a maggio in tutto il mondo, ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie di questa importantissima ghiandola endocrina di cui poche persone conoscono il ruolo e la funzione.
La tiroide è una piccola ghiandola a farfalla che si trova davanti alla trachea. Funge da “centrale elettrica” del nostro corpo e se qualcosa non funziona tutto il corpo ne risente.
“La tiroide, spiega Paolo Vitti, Presidente Eletto della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), svolge un ruolo fondamentale nell’arco di tutta la vita, da prima della nascita alla terza età in quanto regola, grazie agli ormoni che produce, importanti processi quali lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico nell’età evolutiva, mentre in tutte le età è fondamentale per la funzione cardiovascolare, il metabolismo basale, il metabolismo degli zuccheri, del colesterolo e dei lipidi (grassi) e il metabolismo osseo. Entra in gioco anche nel controllo del peso corporeo e della funzione gastrointestinale, del fegato e della colecisti. Ma non solo, la tiroide – come una centralina di controllo – influenza la fertilità, il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa, la forza muscolare e altre funzioni.
Lo iodio e la iodoprofilassi
“In tutte le fasi della vita la causa più frequente di patologia tiroidea, afferma Antonella Olivieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (OSNAMI), Istituto Superiore di Sanità, è la carenza nutrizionale di iodio. Lo iodio è un micronutriente essenziale presente nell’organismo umano in piccole quantità (15–20 mg) e concentrato quasi esclusivamente nella tiroide. Quando la tiroide è sana ha solo bisogno di essere sostenuta attraverso l’impiego di sale iodato. Gli alimenti che contengono iodio sono pochi e non di consumo sufficiente a meno di non consumare molto pesce, crostacei, alghe rosse e brune, noci brasiliane, mirtilli, olio di cocco, latte e formaggi che non sempre sono concessi o graditi nelle diverse età. Lo iodio si mangia, il vecchio adagio delle nonne: “andiamo al mare a respirare un po’ di iodio” è solo un luogo comune da sfatare.
In Italia, il consumo di sale iodato, dopo l’introduzione della relativa legge del 2005, è superiore al 50% ma ben lontano dal 90% indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come limite minimo per l’efficacia della profilassi. Il programma nazionale di prevenzione della carenza iodica è stato attivato nel 2005 con la legge n.55 che prevede la vendita obbligatoria di sale iodato in tutti i punti vendita, nonché il suo utilizzo nella ristorazione collettiva e nell’industria alimentare. Anche se questo ha certamente portato un miglioramento dello stato nutrizionale iodico della popolazione negli ultimi 10 anni, i dati dell’Osservatorio OSNAMI mostrano chiaramente che la percentuale di sale iodato venduto in Italia è ancora ben al di sotto del 90% indicato dall’OMS come ottimale.
Per incrementare l’informazione su questo importante tema di salute pubblica è in corso di formalizzazione un Protocollo di Intesa, per il triennio 2016-2019, tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e Istituto Superiore di Sanità (ISS), Associazione Medici Endocrinologi (AME), Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Associazione Italiana della Tiroide (AIT), Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) e Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE) che prevede un progetto formativo dal nome “Progetto iodoprofilassi per le scuole” rivolto a tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado italiane. L’obiettivo è quello di consentire la formazione degli insegnanti sulla prevenzione dei disordini da carenza iodica, affinché trasferiscano le informazioni ai loro studenti e attraverso i ragazzi alle loro famiglie.”.
Quali sono le fasi della vita importanti per la prevenzione della carenza di iodio?
I bambini e le donne in gravidanza sono più vulnerabili, poiché in queste fasi della vita il fabbisogno di iodio è maggiore. “Nei bambini, l’ipotiroidismo, condizione in cui la tiroide funziona poco, può essere congenito, cioè causato dalla mancata o incompleta formazione della tiroide durante la vita intrauterina, spiega Mohamad Maghnie, Past President Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP). Con l’avvento dello screening neonatale, obbligatorio per legge dal 1992, la diagnosi di ipotiroidismo congenito è molto precoce e il tempestivo avvio della terapia sostitutiva a base di levotiroxina, neutralizza i danni allo sviluppo dell’encefalo tipici di questa condizione, un tempo conosciuta con il nome di cretinismo endemico. Proprio perché la tiroide del nascituro comincia a produrre ormoni solo intorno alla 12^ settimana di gravidanza, è molto importante che le future mamme garantiscano un adeguato apporto di iodio per se stesse e per il bambino. Una carenza nutrizionale di iodio può comportare infatti un forte impatto negativo sullo sviluppo neurologico e neurocognitivo del nascituro. In gravidanza è quindi ancor più raccomandato l’uso del sale iodato, potendo ricorrere anche a specifici integratori di iodio”.
Anche durante l’allattamento è necessario che la madre fornisca un’adeguata quantità di iodio al neonato in modo da assicurargli una normale funzione tiroidea durante questa fase della vita.
Le disfunzioni della tiroide nell’adulto e nell’anziano
“Con l’avanzare degli anni le disfunzioni della tiroide aumentano, continua Rinaldo Guglielmi, Presidente Associazione Medici Endocrinologi (AME). Nella terza età, infatti, la percentuale dei pazienti affetti da disfunzioni della tiroide sfiora il 15% ed è necessaria una diagnosi tempestiva e una rapida correzione farmacologica, poiché tali disfunzioni, proprio nei pazienti più anziani, hanno un’importante influenza sul benessere generale e soprattutto sull’equilibrio cardiovascolare. Inoltre, le comorbilità e le complesse terapie farmacologiche negli anziani, possono rendere ancora più complesso e meno tipico il quadro clinico e quindi meno facile la diagnosi. Benché le Società Scientifiche non abbiano raggiunto una visione univoca sullo screening universale della funzione tiroidea negli anziani, sembra opportuno consigliare il dosaggio del solo TSH (ormone TSH, chiamato anche tireotropina, ormone tireotropo o ormone tireostimolante) in soggetti che presentano sintomi e rimandare le indagini più approfondite ai casi in cui il TSH risulti alterato”.
“Fortunatamente, chiarisce Rocco Bellantone, Direttore Chirurgia Endocrina e Metabolica del Policlinico Gemelli” di Roma, la maggior parte delle patologie della tiroide non necessità di intervento chirurgico ma, quando necessario, con la MIVAT (Minimally invasive video assisted throidectomy) è possibile operare endoscopicamente effettuando un taglio di soli 2 centimetri e praticamente annullando il dolore. Inoltre ci si sta indirizzando sempre più su interventi mininvasivi, togliendo solo metà della tiroide e salvando una residua funzionalità tiroidea che sappiamo essere importante”.
“Le attuali richieste dei pazienti, commenta Paola Polano, Presidente C.A.P.E. Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini, corrispondono al ruolo che è oggi riconosciuto ai pazienti dalla nuova medicina di precisione o personalizzata basata sulle differenze individuali, sulla variabilità genetica, su quella derivante dall’ambiente, dallo stile di vita e addirittura dalla personalità dei singoli individui e che consente oggi al paziente di partecipare attivamente al proprio percorso terapeutico collaborando con tutti i professionisti coinvolti e contribuendo ad arricchire le conoscenze della comunità scientifica in modo proattivo”.
References
– La tiroide dal bambino all’anziano, Circolo della Stampa, 17 maggio 2017 Con il Patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità
– La settimana mondiale della tiroide
– Documento di consenso tireopatie e diabete
Raccomandazioni per la pratica clinica dell’Associazione Medici Endocrinologi & Associazione Medici Diabetologi, 2014