L’attività fisica regolare modifica il metabolismo abbassando il rischio di diabete tipo 2

L’attività fisica regolare modifica il metabolismo abbassando il rischio di diabete tipo 2

Con la consulenza del dr. Matteo Cammarata, Specialista in Scienze Motorie, Stilnuovo Palestra della Salute**, Firenze

Uno stile di vita sano e attivo aiuta a prevenire il diabete tipo 2 nei soggetti ad alto rischio di ammalarsi

Diversi studi hanno documentato una riduzione del 30-50% di tale rischio nelle persone attive rispetto alle persone con una vita abitualmente sedentaria. L’attuale raccomandazione è di svolgere almeno 150 minuti alla settimana di un’attività fisica di moderata intensità.

L’attività fisica regolare riduce i livelli di glucosio e aumenta la sensibilità all’insulina. Una singola sessione di esercizio fisico innalza il consumo di glucosio dal muscolo scheletrico non solo per una via insulino-dipendente ma anche attraverso meccanismi che sono indipendenti dall’insulina. Per mantenere gli effetti benefici, l’attività fisica dovrebbe essere regolare, considerato che l’effetto di una singola sessione dura circa 48 ore.

L’effetto dell’attività fisica sulla secrezione e la sensibilità dell’insulina è ancora poco conosciuto anche a causa delle limitazioni dei metodi sinora utilizzati per monitorare tali effetti. Come noto, il diabete si manifesta quando la secrezione di insulina non riesce più a compensare l’insulino-resistenza nei tessuti periferici.

Metabolomica: fornire risposte semplici a problemi complessi

Le recenti metodiche analitiche cosiddette “omiche” hanno rivoluzionato la ricerca sui biomarcatori consentendo una nuova visione olistica dei sistemi biologici. Tra queste, la metabolomica si concentra sull’identificazione di piccole molecole (peso molecolare <1500 Da), che sono appunto i prodotti metabolici (metaboliti) di un dato sistema biologico sottoposto a stimoli: cellule, tessuti o organismi complessi. Il profilo metabolico di un organismo rappresenta una sorta di “impronta digitale” del suo stato metabolico nel momento in cui si esegue il campionamento. I metaboliti appartengono a diverse classi di composti come acidi organici, carboidrati, amminoacidi o piccoli peptidi, acidi grassi liberi o esterificati in forma di mono-, di-, trigliceridi o fosfolipidi, nucleosidi e nucleotidi, steroidi e derivati steroidei, terpenoidi, carotenoidi o flavonoidi.

L’attuale disponibilità della metabolomica di metodiche analitiche più sofisticate come la spettrometria di massa (MS) e la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) ha consentito di valutare gli effetti dell’attività fisica di un soggetto sul proprio metabolismo tissutale e i cambiamenti che ne derivano su numerosi metaboliti. È quanto è stato fatto in un ampio studio finlandese pubblicato su Metabolites, che ha coinvolto oltre 7.200 uomini (età 45–73 anni), senza diabete all’avvio dello studio (basale); prima autrice Susanna Kemppainen, ricercatrice post-dottorato presso l’Unità di Biomedicina all’Università della Finlandia Orientale con sede a Kuopio.

L’attività fisica costante modifica in modo significativo il profilo metabolico dell’organismo e molti di questi cambiamenti si associano a una riduzione del rischio di diabete tipo 2.

“Abbiamo analizzato un totale di 1.260 metaboliti correlati all’attività fisica in 7271 uomini – riportano gli Autori – partendo dai campioni utilizzati per dosare le glicemie a digiuno dei partecipanti, classificati in quattro gruppi in base alla loro attività fisica abituale:

  • fisicamente inattivi;

  • attivi occasionalmente;

  • attivi in modo regolare non più di due volte a settimana;

  • attivi regolarmente almeno tre volte alla settimana;”

sottolineando che l’associazione tra attività fisica e profilo dei metaboliti non era mai stata valutata prima né in modo così completo né in una casistica così ampia. E a conti fatti emerge che l’esercizio fisico costante a maggiore frequenza (3 volte a settimana) risulta strettamente correlato ai livelli di 198 metaboliti dell’organismo, di cui alcuni associati in precedenza anche a una dieta salutare.

I principali metaboliti associati all’attività fisica

La figura sottostante illustra i gruppi di metaboliti significativamente associati all’attività fisica identificati dagli Autori, alcuni mai identificati prima. Tra i principali glicerofosfolipidi (28%), aminoacidi (15%) e glicerolipidi (8%). Tra i fosfogliceridi (o glicerofosfolipidi), sono stati identificati soprattutto fosfatidilcoline (39%), lisofosfatidilcoline (22%) e plasmalogeni con un gruppo colina (colina plasmalogena).

Alcuni metaboliti come steroidi e aminoacidi erano aumentati tra i soggetti fisicamente allenati, altri come imidazoli, ceramidi, acidi carbossilici e idrossiacidi erano diminuiti.
Andando ad analizzare i profili dei metaboliti di tutti i partecipanti, i soggetti più allenati avevano profili metabolici più aderenti a uno stile di vita sano e attivo, compresa una dieta più salutare con un minor rischio di comparsa di diabete tipo 2.

Nello studio, gli Autori non hanno precisato il tipo di allenamento svolto dagli oltre 7.000 soggetti partecipanti.

È importante ricordare che un allenamento efficace dovrebbe comprendere esercizi aerobici, esercizi di resistenza e una loro combinazione.

L’attività fisica regolare modifica il metabolismo abbassando il rischio di diabete tipo 2

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L’aumento dell’attività fisica migliora la secrezione di insulina e la sensibilità periferica all’ormone

Negli uomini che hanno aumentato la loro attività fisica durante lo studio sono stati osservati livelli più bassi di glicemia (glucosio nel sangue) e insulinemia (insulina nel sangue) a digiuno e dopo prova da carico oltre a una migliorata sensibilità periferica all’insulina e un aumento della secrezione dell’ormone.

Reference

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