Nanoparticelle a rilascio controllato. A dirla così, si fatica a credere che dietro ci sia un indotto di occupazione di circa 200 persone, un milione di euro di fatturato che raddoppierà nei prossimi anni e richieste di collaborazione dalle case farmaceutiche del mondo. Il merito è di un brevetto bolognese, un semplice “calzino tecnologico” che sta allungando la vita di molti diabetici evitando soluzioni a volte necessarie come l’amputazione degli arti.
LVM Technologies è stata fondata cinque anni fa sotto le Due Torri da Lucio Lenzi e Morena Restani. Ispirati dal successo americano dell’applicazione delle nanotecnologie in medicina, oggi fanno affari con i paesi arabi, il Brasile e la Germania, e i loro calzini vengono sperimentati in centri come il Cisanello di Pisa o l’Istituto Zucchi di Monza. Il dispositivo-calzino combatte «le complicazioni del diabete o dell’ulcera: rilascia una proteina riparatrice che cicatrizza le ferite su cui il paziente perde sensibilità». Il sistema sanitario greco lo ha reso rimborsabile e dai pazienti arrivano ottimi feedback. Una volta smaltito l’indebitamento di avvio, Lvm conta di raddoppiare la crescita: «Le multinazionali ci corteggiano – commenta il presidente – per l´innovazione la crisi non c´è, ma è stato difficile partire da soli». L’azienda bolognese, che si definisce un “cervello in fuga”, non può fare a meno di denunciare «i no da Regione e Stato a richieste di finanziamento – conclude Lenzi – purtroppo se hai una buona idea, sei costretto ad andare all’estero».
Fonte: 22 dicembre 2009, espresso.repubblica.it