Le malattie della tiroide sono molto diffuse nella popolazione italiana, si stima colpiscano intorno a 6 milioni di persone. Oltre alla disponibilità di efficaci strategie di prevenzione, oggi – per fortuna – a tale grande diffusione fa riscontro una prevalenza di patologie non gravi e soprattutto ben curabili. Ciò che preoccupa è più che altro il proliferare di fake news, falsi miti e leggende metropolitane che ruotano intorno alla tiroide ai suoi disturbi e che possono essere dannosi per i pazienti e per la popolazione in generale, innescando il rischio di pericolosi fai da te.
“I pazienti che si rivolgono a noi”, afferma Annamaria Biancifiori Presidente CAPE, Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrinologici, “sono spesso confusi sulla loro stessa condizione clinica. Non è semplice per un paziente orientarsi tra le mille informazioni ‘a portata di click’, informazioni difficili da comprendere e spesso e volentieri fuorvianti”.
Proprio per combattere le fake news sulla tiroide e i suoi disturbi, in occasione della Settimana Mondiale della Tiroide 2022, gli Esperti hanno voluto formulare una sorta di “decalogo” per rispondere in modo preciso e puntuale ad alcune tra le più frequenti domande che le persone con una malattia tiroidea si fanno. In caso di dubbio, l’esortazione, per i pazienti è sempre quella di rivolgersi ai medici di famiglia e agli specialisti, e a distinguere le fonti qualificate da cui attingere informazioni corrette e controllate”.
Informarsi bene su tiroide e salute. Il decalogo degli Esperti ‘22
Di seguito, in sintesi, alcuni punti del “decalogo”; tutte le risposte degli esperti a queste e altre domande in versione completa sono disponibili sul profilo Facebook della Settimana Mondiale della Tiroide 2022.
1 Non riesco a perdere peso: sarà la tiroide? La terapia con levotiroxina fa ingrassare?
Risponde la Prof.ssa Anna Maria Colao, Presidente SIE, Società Italiana Endocrinologia
“Tiroide e chili di troppo”, un tema evergreen: i pazienti spesso addebitano alla tiroide il sovrappeso. “Ma non è così,” chiarisce la Prof.ssa Colao. “I pazienti con ipotiroidismo grave possono presentare sovrappeso, ma questo non si riscontra di regola nell’ipotiroidismo lieve, molto più frequente. Peraltro, i pazienti con obesità possono presentare modeste alterazioni degli esami di funzione tiroidea, che vanno correttamente inquadrati dallo specialista endocrinologo. In ogni caso, l’uso di farmaci a base dell’ormone tiroideo a scopo dimagrante non è adeguato né efficace, e presenta rischi per la salute”.
2Sale iodato e salute della tiroide: cosa è importante sapere
Risponde la Dott.ssa Antonella Olivieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia, Istituto Superiore Sanità
Non mancano dubbi sull’utilizzo del sale iodato nell’alimentazione, che devono essere fugati: “Lo iodio è indispensabile per il funzionamento della tiroide perché è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei pertanto, un’adeguata nutrizione iodica consente di prevenire la maggior parte delle patologie tiroidee”, sottolinea Antonella Olivieri. “Tutti, anche le persone con patologie tiroidee, possono usare il sale iodato perché questo alimento garantisce il fabbisogno necessario ma non determina un apporto di iodio eccessivo”. Lo iodio, contrariamente a quanto si crede, non si respira ma si assume attraverso l’alimentazione.
Un adeguato apporto iodico consente di prevenire la maggior parte delle patologie tiroidee. La legge 55 del 2005 ha introdotto un programma nazionale di iodoprofilassi tramite il sale iodato (“poco sale ma iodato”), che ha migliorato considerevolmente lo stato nutrizionale iodico della popolazione.
3Anche il bambino può avere problemi alla tiroide? L’ipotiroidismo congenito è sinonimo di cretinismo?
Risponde la Prof.ssa Mariacarolina Salerno – Presidente SIEDP, Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica
“Altro falso mito è quello di pensare che il bambino non presenti problemi alla tiroide” espone la Prof.ssa Mariacarolina Salerno, Presidente SIEDP. “La tiroide è un organo fondamentale per la crescita, e le malattie tiroidee possono manifestarsi già alla nascita. Da decenni viene effettuato alla nascita lo screening per l’ipotiroidismo, che dà la possibilità di diagnosi e trattamento tempestivo, garantendo un normale sviluppo psicofisico. Altre patologie simili a quelle dell’adulto possono insorgere nell’infanzia e nell’adolescenza, agevolmente identificabili e curabili dal pediatra endocrinologo”.
4Ha ancora senso curare la tiroide, adesso che sono anziano?
Risponde il Prof. Fabio Monzani, SIGG Società Italiana di Geriatria e Gerontologia
“Le malattie della tiroide negli anziani sono molto comuni”, dice Fabio Monzani, “però la sintomatologia può avere caratteristiche particolari, sfumate e non essere facilmente distinguibile e inquadrabile per la presenza di altre patologie. In genere, le donne sono più colpite da problemi alla tiroide quando invecchiano, ma gli uomini anziani sono più vulnerabili per la più frequente concomitanza di patologie cardiovascolari. La gestione del paziente anziano è più complessa. È sempre consigliato rivolgersi al medico specialista che valuterà se, quando e come intervenire con una terapia sulla base del quadro generale di salute della singola persona”.
5Tiroide e Difficoltà alla deglutizione: che cosa è importante sapere?
Risponde il Prof. Francesco Frasca, Membro Comitato Esecutivo ETA, European Thyroid Association
“Quando c’è una difficoltà alla deglutizione si pensa subito alla tiroide”, sottolinea il Prof. Frasca, che precisa: “va detto che solo una tiroide molto ingrossata, e in particolare noduli di grandi dimensioni possono portare a una reale difficoltà alla deglutizione. Andrebbero valutate con attenzione cause più comuni, quali esofagite da reflusso o faringite”.
6I pazienti con problemi alla tiroide lamentano stati ansiosi e insonnia. Ci sono legami concreti tra tiroide e ansia?
Risponde il Prof. Franco Grimaldi – Presidente AME, Associazione Medici Endocrinologi
“Ansia, irritabilità, insonnia e altri segni di malessere psicologico”, spiega il Prof. Grimaldi, Presidente AME, “possono essere legati a malfunzionamento della tiroide, in particolare ipertiroidismo, e normalizzarsi con adeguata terapia della disfunzione. Peraltro, disturbi legati ad ansia patologica sono molto frequenti in generale, e il riscontro di normali esami di funzione tiroidea permette facilmente di escludere una correlazione con disfunzioni della ghiandola”.
7Tiroide e fake news. Il caso “tiroide secca”
Risponde il Prof. Luca Chiovato, Past President A.I.T. Associazione Italiana della Tiroide
Internet e tiroide tra bufale e falsi miti: tra le fake news che circolano in rete, una molto diffusa riguarda la tiroide secca: “la tiroide secca è un farmaco naturale ed è meglio delle medicine a base di ormoni tiroidei”. Qual è la verità vera? In realtà i preparati a base di tiroide secca di origine animale contengono quantità assai variabili di ormoni tiroidei, e il loro utilizzo non presenta alcun vantaggio rispetto alle preparazioni di ormoni purificati e titolati con esattezza”.
“La tiroide secca è un vero farmaco presente soprattutto nella farmacopea statunitense” sottolinea il Prof. Chiovato. “Per decenni, prima dell’introduzione della L-tiroxina di sintesi chimica, è stata utilizzata per il trattamento dell’ipotiroidismo. Contiene una miscela dei due ormoni tiroidei, L-Tiroxina (T4) e L-Triiodotironina (T3) che può variare da preparazione a preparazione a seconda della provenienza e dell’alimentazione degli animali da cui la tiroide viene prelevata. Come farmaco, la tiroide secca è di conseguenza meno maneggevole della L-tiroxina e il suo utilizzo richiede un monitoraggio più accurato. Di fatto, la terapia con L-Tiroxina da sola è agevole e risolutiva nella grandissima maggioranza dei pazienti con ipotiroidismo”.
“Il “gradimento” soggettivo riportato da alcuni pazienti nei confronti della terapia con estratti di tiroide secca è probabilmente dovuto alla (variabile) presenza di T3 nelle preparazioni. Peraltro, nella minoranza di pazienti la cui sintomatologia non è del tutto risolta con l’assunzione della sola L-Tiroxina si dovrebbe piuttosto pensare all’aggiunta in terapia di L-Triiodotironina con un rapporto ben definito e individualizzabile paziente per paziente. La raccomandazione finale rimane: evitare le sirene del web e, in caso di dubbio, rivolgersi sempre al proprio medico/ endocrinologo” conclude il prof. Chiovato.
8Le radiazioni a cui le donne sono esposte attraverso le mammografie di screening, possono causare danno alla tiroide?
Risponde la Dott.ssa Maria Cristina Marzola – AIMN, Associazione Italiana Medicina Nucleare
“Ecco un altro dubbio che è molto importate sfatare una volta per tutte perché potrebbe mettere a repentaglio le campagne di prevenzione del tumore al seno”, sottolinea la Dott.ssa Marzola. “Alcune donne sono convinte che le radiazioni a cui si viene esposte attraverso le mammografie di screening, possano causare danno alla tiroide e che quindi sarebbe sempre necessario indossare un collare piombato per proteggersi. In realtà non esiste alcun pericolo di danni alla tiroide, e in particolare di insorgenza di tumori, legato allo screening mammografico, procedura preziosa per la diagnosi precoce del cancro al seno. La radioattività erogata è molto bassa e le radiazioni comunque non colpiscono la tiroide. L’uso di collari piombati è non solo inutile ma dannoso perché può alterare il risultato della mammografia”.
9La scintigrafia tiroidea comporta un’esposizione a radiazioni elevate, bisogna tenerne conto nel programmare una gravidanza?
Risponde la Dott.ssa Maria Cristina Marzola – AIMN, Associazione Italiana Medicina Nucleare
La scintigrafia tiroidea è un’indagine diagnostica che comporta l’esposizione a dosi molto basse di radiazioni: la sostanza radioattiva somministrata si concentra in maniera pressoché esclusiva nella tiroide e l’irradiazione di altri organi, compresi quelli riproduttivi, è trascurabile, e non esiste alcun problema per la programmazione di gravidanze, né per il rischio di sviluppare tumori.
La terapia con iodio radioattivo serve a distruggere residui di tessuto tiroideo tumorale, o tessuto tiroideo iperfunzionante. La radioattività però si concentra elettivamente nel tessuto tiroideo (poiché il tessuto tiroideo “capta” lo iodio radioattivo allo stesso modo di quello non radioattivo) ed è in grado di distruggerlo “selettivamente”, irradiando gli altri organi solo in misura minima e senza pericolo.
10È vero che gli interventi mininvasivi e robotici della tiroide hanno meno complicanze?
Risponde il Prof. Pietro Giorgio Calò – Presidente SIUEC, Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia
“Per quanto riguarda la chirurgia della tiroide si è portati a considerare che gli interventi mininvasivi e robotici della tiroide possano portare meno complicanze” afferma il Prof. Calò, Presidente SIUEC. “ In realtà, la probabilità di complicanze negli interventi sulla tiroide non è correlata con la tecnica impiegata”.
“Gli interventi mininvasivi sono preferiti per la possibilità di avere sul collo segni quasi invisibili ma, queste tecniche sono riservate alle tiroidi e ai noduli più piccoli. La chirurgia della tiroide si sta evolvendo sempre di più verso un approccio clinico personalizzato su ogni singolo paziente e sulle caratteristiche della ghiandola e del nodulo” conclude il Prof. Calò.