Celiachia: un’intolleranza permanente al glutine

La celiachia è una malattia autoimmune che si manifesta a livello gastrointestinale in soggetti con predisposizione genetica. È dovuta a un’intolleranza alimentare permanente al glutine, un complesso di proteine, glutenine e protammine (tra cui soprattutto la gliadina che risulta essere la componente tossica per il celiaco) che si trovano nel grano, nell’orzo, nella segale e in altri cereali e derivati e in tutti i cibi che lo contengono anche in piccolissime tracce.

Il glutine non è presente nella cariosside dei grani ma si forma nella fase di impastamento di farine e semole a partire dalle gliadine e glutenine che, per tale motivo, vengono definite proteine del glutine.

L’intolleranza al glutine nei soggetti celiaci si manifesta con un’alterata risposta autoimmunitaria che implica la produzione di specifici anticorpi (IgA e IgG anti- transglutaminasi tissutale). Tale risposta immunitaria scatena un attacco a livello della mucosa dell’intestino tenue che provoca uno stato infiammatorio persistente e che nel tempo conduce all’atrofia, cioè all’appiattimento dei villi intestinali che compromette il completo assorbimento delle sostanze nutritive.

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L’intestino tenue è un tubo di circa 35 mm di diametro e di 5 m di lunghezza che va dal duodeno al colon. È la sede principale dell’assorbimento dei nutrienti nel circolo sanguigno. La parete dell’intestino tenue è ricoperta da minuscole sporgenze digitiformi, chiamate villi.
La funzione dei villi intestinali è quella di aumentare la superficie di assorbimento dei nutrienti ingeriti con la dieta giornaliera: vitamine, minerali, proteine, zuccheri (carboidrati), grassi (lipidi) e altre sostanze utili derivate dal cibo che viene ingerito.
L’atrofia dei villi, ovvero un loro parziale o totale appiattimento, porta a una condizione più o meno avanzata di alterato assorbimento dei nutrienti necessari all’organismo.

Celiachia: quando può manifestarsi?

La celiachia può insorgere in periodi diversi della vita: in alcune persone compare nei primissimi mesi di vita, al momento dello svezzamento, in altre durante l’infanzia o l’adolescenza ma può manifestarsi anche in età adulta o addirittura durante la terza età. L’ampia varietà di sintomi, di natura gastrointestinale e non, non consente di condurre studi epidemiologici adeguati.

Celiachia: i fattori scatenanti?

In genere, sono necessari almeno tre fattori per scatenare la celiachia:

  • una predisposizione genetica; se alcuni membri della famiglia soffrono di celiachia è possibile che nel loro patrimonio genetico (DNA) vi siano uno o più geni responsabili della celiachia, che potrebbe quindi manifestarsi successivamente in altri componenti della famiglia;
  • un’alimentazione ricca di glutine; oggi la nostra dieta prevede molti derivati del frumento, sia come componenti primari sia in qualità di additivi, addensanti e conservanti;
  • l’intervento di ulteriori fattori scatenanti, per esempio un’infezione virale da adenovirus o rotavirus oppure stress fisico e/o psicologico.

La celiachia dura per tutta la vita?

La celiachia è un’intolleranza permanente e cronica che dura tutta la vita ma che – a differenza di altre malattie croniche (come per es. il diabete), non richiede assunzione di farmaci, che possono causare – nel lungo termine – effetti collaterali e non implica la convivenza con l’idea di una degenerazione progressiva della malattia. L’unica terapia oggi disponibile per la celiachia è l’esclusione totale e permanente dalla propria dieta dei cereali che contengono glutine.

References

  • Oppimitti R, Trapani G – Sono CELIACO, non malato! Red Ed, 2° Ed, 2011
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