Diabete e “cibo spazzatura”

Diabete e “cibo spazzatura”

Molte persone ci scrivono chiedendoci “Non si potrebbe avere una lista dei cibi “si” e dei cibi “no”, in modo che eliminando i “cibi spazzatura” possa risolvere il diabete? Che posizione avete riguardo il cibo spazzatura? Per questo è necessario fare un po’ di chiarezza in proposito, senza accanimenti.

cibo spazzatura e diabeteDalla mia esperienza professionale ho notato che spesso la confusione delle persone diabetiche nasce da un problema: non aver capito che tipo di malattia hanno. Il diabete è una patologia metabolica cronica e multifattoriale, cioè non è, a oggi, curabile in maniera definitiva e le sue cause sono molteplici.
Non si diventa diabetici perché si mangia il “cibo spazzatura”.

È pieno di gente che ha sviluppato il diabete pur non mangiando cibo spazzatura. La genetica, l’alimentazione, lo stile di vita attivo o sedentario, sono alcuni dei fattori che giocano un certo ruolo nello sviluppo della patologia ma determinare l’influenza di ognuno non è possibile perché estremamente soggettivo. Altre cause probabilmente sono ancora da scoprire.

Il diabete è una patologia che, in quanto cronica, dovrebbe essere prevenuta prima ancora che curata e in questo senso lo stile di vita generale conta tantissimo. Fermarsi al bar per un cappuccino e brioche tutte le mattine per 20 anni è sbagliato ma una colazione con cappuccino e brioche ogni tanto non fa venire il diabete. Essere sedentari per 10-20 anni di vita è un errore tanto quanto mangiare male.

Perciò non esiste un cibo salvifico così come non esiste un cibo esclusivamente pericoloso. Così come non esiste un protocollo di attività fisica specifico.
In questa ottica quando si forniscono informazioni rivolte a una popolazione si deve tener conto della grande varietà individuale di cause, di stili di vita, di risposte ai cibi, etc perciò i consigli sono inevitabilmente generici e rivolti allo stile di vita generale.
Con le terapie attuali e con uno stile di vita adeguato e sano si possono tenere sotto controllo i parametri metabolici del diabete, ritardando gli effetti collaterali a cui la patologia può portare. Lo stile di vita adeguato non vuole dire che l’alimentazione è la chiave di tutto e che i dolci sono banditi o che ci sia bisogno di fare la lotta a certi cibi perché non ce n’è bisogno e non serve a nulla se poi non si lavora anche su altri ambiti, a scuola, in famiglia e nella società.
Infine non c’è bisogno di insistere e accanirsi su certi concetti perché basta riflettere sulle parole di lingua italiana utilizzate. Quando si dice che un alimento andrebbe “evitato” si è detto tutto. Evitare vuol dire “fare in modo di/cercare di non fare…”. Quindi non ci sono interpretazioni possibili: “evitare i dolci” vuol dire “fare in modo di non mangiare i dolci”. Non serve chiamarlo cibo spazzatura. Il problema è che chi legge tende a dare la sua interpretazione che spesso non coincide con l’unica e giusta interpretazione.

Diabete e alimentazione

  • il diabete ha diverse cause ed è fortemente dipendente dallo stile di vita (alimentazione, attività fisica regolare, fumo, alcolici etc);
  • il diabete è una malattia cronica senza cura definitiva ma con una giusta terapia e uno stile di vita adeguato può essere tenuto sotto controllo. Quasi sempre lo stile di vita necessario è diverso da quello tenuto per decenni dalla persona. Il cambiamento delle abitudini è la cosa più difficile su cui lavorare ma occorre farlo e non smettere fintanto che non si riesce ad adottare uno stile di vita più sano;
  • non esistono alimenti da considerare alla stregua di un veleno, così come non esistono alimenti “guaritori”;
  • l’attività fisica è un fattore chiave tanto quanto l’alimentazione;
  • prevenire il diabete è la vera sfida di sanità pubblica piuttosto che curarlo;
  • i consigli che si possono apprendere sui mezzi di comunicazione come il nostro sono rivolti alla popolazione in generale e potrebbe essere sbagliato personalizzarli al proprio caso. Per personalizzare la propria alimentazione (così come il proprio stile di vita) occorre una visita da un professionista che saprà indicare i consigli più adatti al singolo e specifico caso sulla base del quadro clinico individuale e sulle possibilità che i cambiamenti necessari possano essere seguiti.

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