A cura di Fabio Braga, imprenditore con diabete tipo 1, #pedalidizucchero #amataglice
Fabio, toccati i 105 chili, capisce che deve fare qualcosa per la sua salute. Quando ha riconosciuto l’importanza dello sport per un miglior controllo del diabete – e soprattutto delle dannate complicanze – Fabio ha ricominciato a pedalare, sua passione fino a pochi anni prima, con rinnovato impegno e costanza quotidiana (e chi lo segue lo sa!). E i risultati non si sono fatti attendere. Grazie alla sua bici e a una sana dieta, Fabio si inietta meno insulina e riesce a crearsi momenti di benessere. Ascolta il suo racconto.
Fabio, anche la bicicletta è stata un po’ la tua complice nella tua battaglia quotidiana…
È vero… da quando cominciai a pesare 105 chili, e ad ascoltare il mio dottore continuavo a dirmi e ridirmi che dovevo fare qualcosa, oltre al blog #pedalidizucchero, che mi procurasse benessere, che mi facesse stare bene con me stesso.
Fino ai 24 anni, facevo le gare in bicicletta da corsa, andavo tranquillamente con gli amici, poi per quattro anni ho sospeso completamente… Quando ho capito che lo sport era fondamentale, anche per me che avevo il diabete di tipo 1, ricominciai a fare sport. Con una sana dieta e pedalando regolarmente sono riuscito a perdere progressivamente tutti i chili in eccesso fino ad arrivare a 80, 78 chili.
Questo grazie alla costanza che mi è scaturita da dentro perché – per quanto giovane – cominciavo ad accusare i primi sintomi di quello che il mio dottore – allora primario della Diabetologia di Novara, mi disse. Avevo complicanze alle gambe, cominciai con gli occhi, mi sentivo sempre stanco, spossato… continuavo a ripetermi: “no, non puoi andare avanti così…”.
Chi ti ha aiutato in questo percorso di dimagrimento?
“Un giorno presi il coraggio a quattro mani e ricominciai a pedalare, insieme agli amici della Cicli Chiodini e in particolare con il mio capitano: Luigi Chiodini. Lo voglio nominare perché è stato parte anche lui della mia rinascita: era il 2013-2014, e ha avuto la pazienza di portare una persona come me – che allora pesavo più di un quintale – a 78 chili, uscendo in bicicletta, facendo sport, palestra, spinning d’inverno ma soprattutto era la voglia, la determinazione di fare qualcosa, di uscire dal tunnel. Gli devo molto.”
Finalmente la motivazione per ricominciare a vivere…
“E da allora cominciai con il rivedere tutto. Tutta la mia vita, volevo scendere da quel 12.6 di glicata… per me rappresentava un trofeo negativo. 12.6 era un livello elevatissimo di emoglobina glicata. Avevo l’ansia delle complicanze diabetiche … continuava a ronzarmi nella testa questa parola…. E quindi cominciai a canalizzare quest’ansia, questa voglia di fare qualcosa nel pedalare: cominciai a seguire tante cose belle, partecipavo a molte manifestazioni per raccolta fondi con l’Aned, l’Associazione per dializzati e trapiantati, con l’Aniad, Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici … ho trovato di nuovo la motivazione e mi sono ricreato un percorso di benessere. Un benessere interiore, scaturito da me, non venuto da altri.”
Hai così recuperato uno stile di vita più sano…
“Infatti, faccio molto sport ma seguo anche una sana dieta… attività fisica e sana alimentazione sono fondamentali per chi come me soffre di diabete di tipo 1. Sport e alimentazione rappresenta un’accoppiata vincente perché ti consente di iniettarti meno insulina e più benessere. Nel giro di quattro anni, da 12.6, sono riuscito ad avere una glicata – che tutt’ora mantengo, di 7.2. Non è il massimo, lo so ma decisamente più bassa e accettabile.”