“Di diabete non sempre si guarisce col bisturi, anzi. Diciamolo chiaramente: la chirurgia non è la panacea di tutti i mali”. A mettere i puntini sulle ‘i’, dopo una “lunga serie di articoli un po’ troppi entusiastici” per una nuova ricerca italiana sul ‘bisturi antidiabete’, è Raffaele Scalpone, diabetologo e presidente dell’Aid, l’Associazione italiana per la tutela degli interessi dei diabetici.
“Ben vengano gli studi e la ricerca sul diabete – premette Scalpone all’ADNKRONOS SALUTE – con l’obiettivo di superare una malattia che interessa ben 3 milioni di italiani. Ma in questi giorni noi siamo letteralmente subissati di chiamate, soprattutto di madri di piccoli diabetici che vogliono sottoporre all’intervento i loro figli”. Importante sottolineare, dunque, “che al momento si tratta soltanto di uno studio”, che interesserà ben 21 ospedali della Penisola, “e che non tutti i malati di diabete sono candidati ideali per questo intervento”, che mira “a isolare il duodeno, segmento dell’intestino tenue tra i maggiori imputati per il mancato utilizzo dell’insulina” da parte dell’organismo.
Il campione preso in considerazione dallo studio coordinato da Nicola Scopinaro, ordinario di Chirurgia generale dell’università di Genova, è composto ad esempio da pazienti che, tra le caratteristiche richieste, non devono rispondere alle cure tradizionali. “Solo il 5% dei malati – precisa Scalpone – quindi non più di 15 mila persone”. Ma soprattutto c’è un identikit di persone che, secondo Scalpone, non dovrebbero ricorrere al bisturi per sconfiggere il diabete. “I magri, ad esempio – sottolinea – ma anche gli anziani, gli adolescenti e i bambini”. Inoltre, ci tiene a precisare il presidente dell’Aid, finire sotto i ferri “per ben 7 ore non è certo una passeggiata. Quindi ben venga la ricerca, ma evitiamo entusiasmi troppo facili”.
Fonte: 5 ottobre, vitadidonna.it