Cachi e diabete: i consigli del nutrizionista

Cachi e diabete: i consigli del nutrizionista

Negli ultimi anni, la produzione e il consumo di cachi (o kaki) è aumentata e gli effetti benefici dei loro nutrienti e composti bioattivi hanno suscitato grande interesse anche scientifico; i composti fenolici e i carotenoidi hanno mostrato le maggiori promesse per la salute umana.

I cachi, con il caldo arancio della buccia e della morbida polpa, evocano il tardo autunno, la loro stagione di elezione. Conosciuto come pane degli dei per l’etimologia greca del suo nome botanico (Diospyros kaki), il caco è originario della Cina, anche se le prime coltivazioni furono Giapponesi (“mela d’oriente”). Giunto in Europa alla fine del Settecento, fu inizialmente coltivato per le sole proprietà ornamentali; a partire dall’Ottocento ha cominciato ad essere apprezzato anche come albero da frutto. Sin dall’antichità la pianta di cachi è stata considerata da molti come “Albero delle sette virtù”, che secondo la leggenda erano: longevità, grande ombra che offrono le sue fronde, mancanza di nidi e di tarli, sapore delizioso dei suoi frutti, resistenza al freddo, creazione di ottimo concime con i frutti caduti e ottima legna da ardere per il camino.

I cachi maturano in autunno ma vanno raccolti leggermente acerbi. In questo modo la polpa diventa lentamente molto dolce e deliziosa. È proprio durante il processo di maturazione che aumenta la quota di zuccheri (fruttosio e glucosio) mentre si riduce quella dei tannini, ai quali sono ascritte le note proprietà astringenti, ovvero la tipica percezione di “bocca legata” dei cachi non maturi.

Negli ultimi anni è aumentata anche in Italia la presenza in commercio dei cosiddetti “cachi vaniglia” dalla polpa più compatta e consistente, simile a quella delle mele mature che è possibile mangiare anche a fette, che si conserva più a lungo senza ammaccarsi.

Cachi e diabete: i consigli del nutrizionista

 Le proprietà nutritive dei cachi

I cachi sono frutti energetici amati – per il loro particolare gusto dolce e per la polpa carnosa e morbida – anche da bambini, anziani e sportivi;  sono nutrienti e ricchi di composti bioattivi, fibre, vitamine e minerali.

Ecco alcune delle loro proprietà nutritive:

  • Vitamina C: i cachi sono una buona fonte di vitamina C, utile nel supporto del sistema immunitario, nella produzione di collagene (proteina che interviene nella formazione di tessuti cutanei, gengive e tendini) e nel miglioramento dell’assorbimento del ferro; la quantità della vitamina è inversamente proporzionale alla maturità del frutto.
  • Beta-carotene: i cachi contengono beta-carotene, precursore della vitamina A, importante per la salute della pelle, delle mucose, per una buona visione notturna e per lo sviluppo cellulare in genere. Svolge un ruolo anche nella risposta immunitaria perché aiuta a contrastare le infezioni.
  • Potassio: i cachi sono una buona fonte di potassio, minerale che conferisce spiccate proprietà diuretiche.
  • Altri sali minerali: oltre al potassio, i cachi contengono anche piccole quantità di altri sali minerali come calcio, magnesio e fosforo e tracce di selenio e manganese.
  • Fibre: le fibre alimentari contenute nei cachi possono aiutare a regolare la digestione, a promuovere il senso di sazietà e a mantenere livelli di zucchero nel sangue stabili.
  • Carboidrati: i cachi sono una fonte di zuccheri semplici. Essi sono tra i frutti con il maggior quantitativo di zuccheri per 100 g di alimento.

Per maggiori informazioni sulla composizione nutrizionale dei cachi, si rimanda alle Tabelle del CREA, Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria → https://www.alimentinutrizione.it/tabelle-nutrizionali/007090

Il consumo di cachi è adatto alle persone con diabete?

I cachi possono far parte di una dieta equilibrata per i pazienti con diabete con l’attenzione – come per qualsiasi altro frutto – di farne un consumo moderato, controllando l’apporto di zuccheri e carboidrati totali del singolo pasto e della giornata. Il quantitativo di fibra è tale da avere un basso indice glicemico ma questo non ne giustifica un consumo eccessivo, in particolare in persone con diabete e/o obesità.

Tra i frutti, il consumo di cachi è di attuale interesse scientifico: diversi studi hanno associato il loro consumo a benefici per la salute grazie all’alto contenuto di composti bioattivi, fibre, minerali e vitamine. Tuttavia, durante la digestione, i composti nutrizionali del cachi subiscono alcuni cambiamenti che ne condizionano il successivo utilizzo da parte dell’organismo umano.

Studi in vivo dimostrano che i composti bioattivi presenti nei cachi e, nello specifico, i tannini hanno effetti benefici grazie alla loro elevata capacità antiossidante e inibitoria nei confronti degli enzimi responsabili del trasporto e dell’assorbimento di glucosio e grassi durante la digestione. Questi effetti producono benefici per la salute umana, come la riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue, l’induzione della morte delle cellule tumorali, la prevenzione delle malattie cardiovascolari, la regolazione del diabete e dell’adipogenesi. Ulteriori studi sono in corso per approfondire tutti questi aspetti.

3 Consigli per consumare i cachi in modo appropriato anche in presenza di diabete:

1 Limitare la quantità e la frequenza di consumo. Un caco potrebbe pesare anche tra i 250 e i 300 g quindi dividerlo in 4 spicchi è già un buon modo per evitare di assumere troppi zuccheri per porzione.

2 mangiare i cachi con altri alimenti ricchi di fibre può aiutare a ritardare l’assorbimento degli zuccheri e a stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue. Ad esempio, si potrebbe aggiungere uno spicchio o metà caco a un’insalata di verdure a foglia verde.

3 Preferire i cachi freschi ed evitare quelli in scatola o quelli trasformati che possono contenere zuccheri aggiunti.

Per avere un’idea degli scostamenti dei livelli glicemici che si hanno dopo il consumo di cachi, come per qualsiasi alimento, è possibile monitorare i livelli di glucosio nel sangue. Pratica utile ma che andrebbe attentamente interpretata nel contesto globale di un pasto e dell’intera giornata quindi per la persona con diabete è sempre consigliabile consultare il proprio medico, diabetologo o professionista della nutrizione per avere consigli personalizzati in funzione delle proprie esigenze e del proprio quadro clinico.

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