Diabete, obesità e Malattia Renale Cronica: una triade pericolosa

Diabete, obesità e Malattia Renale Cronica: una triade pericolosa

A cura degli Specialisti Nefrologi della SIN, Società Italiana di Nefrologia**

La stretta associazione tra alimentazione, obesità, e Malattia Renale Cronica è uno dei temi trattati nel corso del 63° Congresso della Società Italiana di Nefrologia (Rimini, 5-8 ottobre ’22), un momento di dibattito e confronto tra specialisti che sintetizza le complessità di una disciplina, la nefrologia, in continua evoluzione, e sempre più necessaria, considerato l’invecchiamento della popolazione. Un tema che impatta su qualità e aspettativa di vita dei pazienti nefropatici, che spesso soffrono anche di diabete, e che è al tempo stesso causa e conseguenza di una progressiva riduzione della funzionalità renale.

L’obesità sovraccarica i reni

“L’eccesso di peso – sottolinea il prof. Piergiorgio Messa, attuale Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN), già Direttore di Unità Operativa Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale – Policlinico di Milano e Professore Ordinario di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano – implica, tra l’altro, un sovraccarico di lavoro per i reni, e ciò può portare nel tempo a una progressiva riduzione della funzione renale globale. Inoltre, il paziente con obesità è più a rischio di sviluppare diabete e ipertensione, tra le prime cause di Malattia Renale Cronica”.

Un circolo che si autoalimenta

L’alta incidenza di obesità fra i pazienti con Malattia Renale Cronica (MRC) è dovuta al fatto che molti pazienti con diabete e obesità e/o ipertensione sviluppano una nefropatia. Il diabete è infatti una delle prime cause di MRC, non solo come effetto (Malattia Renale Cronica diabetica) ma anche perché il paziente con diabete è a maggior rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e infezioni che concorrono all’aumentata morbilità renale.

Fino al 30-40 % dei soggetti con diabete sviluppa Malattia Renale Cronica

“Esistono alcune realtà etniche, come quella afroamericana e ispanica negli USA – continua Messa, Presidente SIN – nelle quali questa tendenza è particolarmente elevata, anche perché spesso associata a obesità; questo contribuisce a una prevalenza globale della Malattia Renale Cronica (MRC) che può raggiungere o superare il 50%. I dati europei sono al momento meno drammatici ma comunque preoccupanti, con una minore incidenza di MRC nei pazienti con diabete (circa 30-40%) e minore prevalenza di obesità. Questi dati epidemiologici suggeriscono che l’eccesso di peso sia un fattore addizionale di rischio per lo sviluppo di Malattia Renale Cronica. Va, inoltre, ricordato il ruolo della genetica, solo in parte definito, che in alcune circostanze predispone allo sviluppo di nefropatie”.

Più precisa è la diagnosi, più affidabile la previsione prognostica

Nel corso del 63° Congresso di Rimini ha avuto ampio spazio il confronto sui nuovi biomarcatori della Malattia Renale Cronica (Diabetic Kidney Disease); oggi allo studio ci sono diversi biomarker diagnostici e prognostici, predittivi del tipo di evoluzione della MRC, che potranno aggiungersi ai marcatori usati ormai di routine, apportando maggiore specificità e predittività degli eventi renali futuri.
La correlazione obesità Malattia Renale Cronica è dovuta, ancora, all’effetto di alcuni farmaci che vengono usati nella terapia, come i cortisonici, e alla riduzione di attività fisica dovuta all’aumento di peso, nonché all’emergere di fattori clinici e metabolici che possono sopraggiungere e influire negativamente.

L’obesità ha un impatto negativo anche sui pazienti con trapianto di rene

Tra questi ultimi, infatti, la percentuale di soggetti con obesità è piuttosto alta a causa della somministrazione di farmaci steroidei, e del recupero dell’appetito, accompagnato dalla volontà di partecipare a occasioni sociali e conviviali, dopo la fase di malattia prolungata. Ma l’obesità mina la sopravvivenza dell’organo trapiantato, mettendo sotto stress l’unico rene, già sotto attacco immunologico continuo.

Microbiota intestinale

L’importanza dello stile di vita con paradigmi alimentari rivisitati Numerosi dati epidemiologici, osservazionali e di intervento, indicano come una dieta che prediliga gli alimenti vegetali, limitando le proteine animali e il sale, si associ a un ridotto rischio di sviluppare la Malattia Renale Cronica e a una più lenta evoluzione di tale patologia, quando già presente. Per combattere l’obesità, la dieta PLADO (Plant-dominant low-protein diet, dieta a basso contenuto proteico a predominanza vegetale) privilegia i grassi e le proteine vegetali rispetto alle proteine animali, riducendo l’uso dei carboidrati a rapido assorbimento, con la conseguenza di aumentare l’introito di proteine e ridurre l’apporto calorico a rapida utilizzazione.

Tre sono le condizioni che preoccupano maggiormente il nefrologo: l’accumulo di fosforo, l’ eccessivo apporto di proteine animali e gli alti livelli di potassio che non viene eliminato in modo corretto quando i reni non sono pienamente efficienti

“Teoricamente, ne consegue – spiega il prof. Gaetano La Manna, Responsabile Scientifico del 63° Congresso della Società Italiana di Nefrologia (SIN), Professore Ordinario e Direttore dell’Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto – Policlinico di Sant’Orsola dell’Università di Bologna – che nei soggetti con danno renale vi sia la necessità di una forte limitazione dell’apporto di proteine animali, ma anche di quelle vegetali. In taluni contesti, in passato, l’eccessivo contenimento di alimenti ad elevato valore nutrizionale e in particolare di quelli di origine vegetale poneva il rischio di malnutrizione, fino, in qualche caso, a forme di cachessia”.

“Oggi è possibile controllare i livelli di potassio – continua La Manna – e chelare il fosforo (rendendolo meno assorbibile), grazie all’avanzamento della scienza e della dietologia, ma anche a nuove migliori opportunità terapeutiche. Ciò significa una dieta più equilibrata e più generosa verso gli alimenti vegetali, sfruttando maggiormente i vantaggi della dieta mediterranea per un miglior controllo del peso forma e della qualità della vita, e nondimeno migliorando le potenzialità di approccio terapeutico alla progressione della Malattia Renale Cronica”.

Il ruolo di un nuovo attore: il microbiota

Nella terapia nutrizionale è entrato negli ultimi anni un nuovo attore, il microbiota; molte sono le prospettive per comprenderne il ruolo e per tradurlo in decisioni concrete dal punto di vista della fisiopatologia e degli interventi terapeutici, a supporto della terapia nutrizionale, con l’obiettivo di rallentare la progressione della Malattia Renale Cronica.

Inoltre, numerose evidenze dimostrano come una moderata e regolare attività fisica aerobica si associ a un minor rischio di sviluppare una MRC, rallentandone l’evoluzione, qualora già presente. Nuovi studi presentati nel corso del Congresso SIN evidenziano come lo yoga sia tra le attività da preferire per i pazienti con nefropatia poiché in coloro che lo praticano ai benefici dell’attività fisica si associano i benefici derivanti dal modificare gli stili di vita e aumentare così il benessere psicofisico.

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** La SIN, Società Italiana di Nefrologia è un’associazione libera, autonoma, indipendente, apartitica e senza scopo di lucro. In Italia, SIN è l’unica associazione che rappresenta gli specialisti nefrologi e conta circa 3000 soci. Ha sede a Roma ed è presente con sezioni regionali e interregionali in tutta Italia. Svolge numerose attività scientifiche e divulgative per promuovere e migliorare la disciplina nefrologica. Favorisce soprattutto la formazione e l’aggiornamento degli operatori sanitari del settore e dei soci.
La SIN organizza ogni anno il Congresso Nazionale (63ª edizione a Rimini, 5-8 Ottobre 2022) e una settimana di formazione intensiva focalizzata su temi specifici e dedicata a stagisti oltre che a giovani specialisti, così come FAD e Webinar. La Società è inoltre impegnata nella prevenzione delle malattie renali e nella loro diagnosi precoce, nonché nel diffondere una cultura della donazione di organi.
SIN supporta la ricerca clinica e di base i cui risultati, verificati attraverso opportuni percorsi, possono essere finalizzati a promuovere un’efficace pratica clinica. Per questo SIN incoraggia la formazione scientifica dei giovani ricercatori attraverso borse di studio e finanziamenti di progetti di ricerca.
Grazie al supporto delle Commissioni, SIN gestisce e aggiorna numerosi Registri e Data-Base, tra cui:

  • Registro Italiano Dialisi e Trapianti (RIDT) in collaborazione con il CNT,
  • Registro Italiano Biopsie Renali (IRRB),
  • Registro Nazionale di Aferesi Terapeutica,
  • Registro Dialisi Peritoneale,
  • Registro del Rene Policistico,
  • Registro degli accessi vascolari.

Inoltre, SIN esegue periodicamente il Censimento delle risorse nefrologiche strutturali ed umane. Partecipa alla stesura dei Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A), del Piano per la Cronicità, delle Linee Guida e dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) insieme alle istituzioni regionali e nazionali (Ministero della Salute, AGENAS, ISS, CNT). SIN è stata tra le prime aziende a produrre il Manuale della qualità per l’accreditamento.

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