Si è svolto a Milano il 16 ottobre 2015, un importante meeting di approfondimento scientifico per valutare quale direzione prendere a livello istituzionale, sociale e terapeutico per migliorare la cura di questa complicanza diabetica.
I difetti visivi, soprattutto quelli derivanti da patologie di grande rilevanza sociale quali il diabete, costituiscono oggi una delle principali cause di disabilità e rappresentano un costo sociale elevatissimo per tutte le economie del mondo. La ricerca in questa direzione assume quindi un ruolo di grande importanza non solo per la cura e il miglioramento della vita delle persone diabetiche, ma anche per la valutazione di un’incidenza economica minore sul bilancio della sanità e dello Stato.
Di queste tematiche di attualità si è discusso a Milano, durante un importante evento scientifico, organizzato nell’ambito di Expo 2015 sul tema “Edema maculare diabetico tra stili di vita e innovazione terapeutica”. A parlarne, nell’ambito di una tavola rotonda rivolta agli oculisti e ai direttori sanitari delle principali aziende ospedaliere italiane, alcuni tra i principali esperti sul tema:
- Vincenzo Atella: Direttore del CEIS di Tor Vergata, Professore di Economia Sanitaria;
- Francesco Bandello: Presidente Società Europea specialisti della Retina – Professore Ordinario di Oftalmologia, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele di Milano;
- Stefano Carugo: membro della Commissione Sanità della Regione Lombardia.
Obiettivo della giornata è stato quello di trovare insieme una strada che permetta a tutte le parti in causa di trarre beneficio da un percorso comune, che riesca ad avere un impatto significativo sul paziente, sul servizio sanitario nazionale, sul welfare e, di conseguenza, sulla società. Il punto di partenza è quello di favorire la prevenzione delle complicanze oculari del diabete che, in primis, può portare all’edema maculare diabetico.
I diabetici con disturbi visivi tendono infatti a rappresentare un carico importante per chi se ne prende cura. Non è un caso che oggi i servizi di oculistica siano in forte sofferenza e spesso non riescano a far fronte all’enorme domanda di servizi.
Dal rapporto stilato a cura del Professor Atella del CEIS: “Retinopatia diabetica in Italia: analisi della domanda e dell’offerta sanitaria”, emerge che la maggior parte dei centri (42.2%) è stata classificata come a corto di risorse strumentali e umane per soddisfare adeguatamente la domanda attuale e quella attesa in futuro. Un altro 37.8% è stato classificato come munito di sufficienti risorse strumentali e umane per soddisfare adeguatamente la domanda attuale, ma non il suo aumento atteso per il futuro.
La mancanza di attività di screening e di diagnosi preventiva non fa che aggravare il problema. Il mancato accesso alle cure in maniera tempestiva ha infatti delle conseguenze pesanti, tra cui la perdita di vista di alcuni pazienti (a volte anche la cecità), l’inuguaglianza di accesso alle cure, l’aumento dei costi per gestire i pazienti a stadi ormai tardivi, il costo sociale elevato sostenuto dalle famiglie e dall’Inps. Sulla base di queste considerazioni il Professor Bandello sottolinea come “L’obiettivo per estendere lo screening a un numero più elevato di pazienti è quello di individuare percorsi diagnostico-terapeutici per decongestionare i centri di III livello, concentrare energie e razionalizzare e liberare risorse”.
Tra queste patologie l’edema maculare diabetico risulta essere una complicanza del diabete molto comune e una delle principali cause di cecità. L’edema maculare diabetico colpisce soggetti appartenenti a qualsiasi fascia di età, causando un elevatissimo impatto da un punto di vista socio-economico e, più in generale, di assorbimento di risorse. A tal proposito il Professor Bandello sottolinea inoltre come “La retinopatia diabetica rappresenti una della maggiori sfide per il sistema sanitario, vista l’elevata incidenza e gli alti costi organizzativi, economici e sociali. A fronte dell’importanza della patologia indagata e del suo potenziale impatto futuro, diviene sempre più necessario migliorare l’accesso alle strategie terapeutiche per il trattamento dell’edema maculare diabetico”.È quindi evidente che sia necessario garantire il massimo accesso possibile alle strategie di prevenzione.
Attualmente solo il 32% dei pazienti affetti da diabete sono monitorati in merito a retinopatie. La maggior parte non possono quindi avere accesso a un percorso protetto e rappresenteranno in breve tempo un problema molto più grave per le proprie famiglie, per il servizio sanitario e, inevitabilmente, un costo sociale molto più elevato.
Fortunatamente, negli ultimi dieci anni in questo settore sono stati sviluppati molti nuovi trattamenti in grado di salvare la vista a migliaia di persone che in precedenza avevano un’alta probabilità di diventare cieche, rappresentando quindi un enorme passo in avanti nelle cure. Tuttavia, nonostante questi progressi nelle cure, sul lato dell’organizzazione c’è ancora molta strada da fare.
Le evidenze scientifiche oggi disponibili hanno dimostrato che, mediante programmi di screening e trattamento dell’edema maculare diabetico, è possibile ridurre drasticamente la cecità da diabete.
Nei paesi in cui tali programmi sono già stati applicati, è stata ottenuta una sostanziale riduzione della cecità da diabete, accompagnata da importanti risparmi di tipo socio-sanitario. Infatti, la retinopatia diabetica è una patologia la cui prevenzione comporta un ottimo rapporto costo-beneficio: a fronte di un costo ridotto dell’intervento medico vi è un ottimo risultato per quanto attiene alla salute e alla qualità di vita del paziente. In Italia, dove solo raramente tali programmi sono applicati sul territorio, sono ancora molti i pazienti diabetici nei quali si riscontrano le complicanze più gravi del diabete, fino ad arrivare all’edema maculare diabetico.
Per modificare questa situazione è indispensabile realizzare programmi d’informazione rivolti sia alle persone diabetiche, sia alle varie categorie di personale sanitario coinvolte a vario titolo nella loro assistenza. Inevitabilmente, questo porterebbe a un aumento di pressione sul settore dell’oftalmologia, che potrebbe non essere capace di rispondere alle esigenze della domanda, così come sta avvenendo in altri Paesi.
Parallelamente, a fronte dell’importanza dell’edema maculare diabetico e soprattutto del suo potenziale futuro impatto, diviene sempre più necessario migliorare l’accesso alle strategie organizzative e istituzionali-sanitarie per il paziente. Ad oggi, solo in alcune regioni d’Italia la gestione di questa patologia è già diventata una priorità e sono in corso interventi per migliorare e aumentare l’efficienza dei servizi, in modo da garantire un accesso migliore ai pazienti e una migliore organizzazione dei reparti.
Il Professor Atella, Direttore del CEIS, autore del rapporto “Retinopatia diabetica in Italia: analisi della domanda e dell’offerta sanitaria” commenta testualmente: “Con gli attuali trend di prevalenza del diabete in aumento, dell’invecchiamento della popolazione italiana e dei tagli alle risorse della sanità pubblica, maggiori sforzi devono essere intrapresi per creare programmi di prevenzione e attività di screening e cura della retinopatia diabetica. Andrebbero favorite scelte organizzative e tecnologiche che implichino una più efficiente gestione del paziente retinopatico e che riducano il numero di volte che un paziente deve sottoporsi a controllo/ trattamento”.
Per questo motivo il rapporto si conclude con una proposta strutturata attraverso 4 raccomandazioni, su cui potrebbe essere molto importante e produttivo agire:
- Raccomandazione al SSN e alle Direzioni ospedaliere di incrementare il finanziamento erogato ai dipartimenti di oculistica;
- Raccomandazione alle Direzioni delle strutture sanitarie e ai responsabili dei dipartimenti di oculistica di rafforzare e migliorare le capacità di programmazione delle attività;
- Raccomandazione alle Regioni di predisporre i percorsi terapeutici ottimizzati;
- Raccomandazione al SSN, alle Regioni, alle Reti dei medici e alle Direzioni dei centri di aumentare la prevenzione e lo screening nel campo dell’oculistica.
Perché questa diventi una pratica diffusa è necessario che le istituzioni, sia regionali, sia nazionali, si facciano carico del problema e lavorino in collaborazione con chi si occupa della ricerca, per garantire un percorso che vada a colmare quel disagio oggi presente nel nostro Paese, frutto del gap tuttora esistente tra domanda e offerta.
Reference
Comunicato stampa Borsani Comunicazione, 16 ottobre 2015