Emicrania: molto frequente e disabilitante nella donna, può associarsi a diabete e obesità, soprattutto in età fertile

Emicrania: molto frequente e disabilitante nella donna, può associarsi a diabete e obesità, soprattutto in età fertile

Da Fondazione Onda** il Manifesto in 10 punti per combattere l’emicrania

L’emicrania colpisce soprattutto le donne prima dei 50 anni, in molte compare già prima dei 20 anni. In Italia, si contano quindici milioni di persone che hanno manifestato almeno un episodio di emicrania nella loro vita, di questi undici milioni sono donne che presentano i quadri clinici più gravi in termini di complessità, disabilità e comorbidità rispetto agli uomini. Questa malattia cronica ha altissimi costi umani, sociali e anche economici.

Fondazione Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna e di genere presenta il Manifesto in dieci puntiUniti contro l’emicrania” per promuovere una maggior consapevolezza sulla malattia, un tempestivo e più facile accesso ai percorsi specialistici di diagnosi e cura dell’emicrania e in particolare alle strategie terapeutiche più efficaci e innovative, già disponibili in Italia ma poco conosciute o di difficile accesso.

Come riconoscere l’emicrania

Riconoscere l’emicraniaL’emicrania non è un semplice mal di testa, ma una malattia neurologica caratterizzata da attacchi ricorrenti di cefalea di intensità da moderata a severa, con dolore tipicamente pulsante e unilaterale, associato a nausea, vomito e ipersensibilità a luce, suoni e odori.
L’esordio si colloca in genere tra i 10 e i 30 anni e nella metà dei casi si manifesta prima dei 20 anni.

I possibili fattori scatenanti un attacco di emicrania possono essere diversi: fattori ormonali, ambientali e climatici, il digiuno, lo stress fisico ed emotivo, l’affaticamento, la mancanza di sonno e – in generale – frequenti cambiamenti del ritmo di vita. Il cervello della persona che soffre di emicrania è ipereccitabile: tende a convertire in dolore stimoli che in condizioni “normali” non lo sarebbero.

L’emicrania ha un andamento cronico e, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la terza patologia più frequente del genere umano e la più disabilitante in assoluto se si considerano le donne di età fino ai 50 anni.

L’attacco emicranico in genere evolve in quattro fasi, ma non sempre

Ciascuna fase ha caratteristiche cliniche proprie, che non sono necessariamente presenti in tutti i pazienti.

  1. FASE PRODROMICA

Presente nel 30% dei pazienti, può comparire già 24 ore prima del dolore con un corredo di sintomi aspecifici: stanchezza, irritabilità, umore depresso, sonnolenza e sbadiglio, spiccata voglia di dolci.

  1. FASE DELL’AURA

Presente in circa il 30% dei pazienti, è caratterizzata da sintomi neurologici focali, transitori e reversibili, che si presentano isolati o in varia associazione, precedendo la fase dolorosa di 5-60 minuti. I sintomi più comuni sono di tipo visivo (punti luminosi che rapidamente si allargano, luci lampeggianti, linee parallele luminose a zig zag o parziale scomparsa del campo visivo). Meno frequentemente compaiono sensazione di intorpidimento o debolezza a metà del volto o del corpo, in particolare all’arto superiore, o difficoltà a esprimersi verbalmente.

  1. FASE DEL DOLORE VERO E PROPRIO

Insorge in modo graduale sotto forma di dolore lieve che aumenta in modo progressivo fino a raggiungere una intensità moderata/severa, con durata variabile da poche ore a qualche giorno (dalle 4 alle 72 ore). Il dolore, tipicamente pulsante, insorge più spesso da un lato, specie in prossimità della tempia e dell’occhio, per poi eventualmente diffondersi. La cefalea può associarsi a nausea e, meno frequentemente, a vomito. È presente ipersensibilità alle luci, ai suoni e agli odori. Il dolore peggiora con il movimento e l’esercizio fisico. Il paziente, durante l’attacco, tende a isolarsi in ambiente buio e silenzioso.

  1. FASE POSTDROMICA

Può durare 24-48 ore ed è accompagnata da insofferenza, prostrazione, scadimento dell’umore e continua necessità di urinare.

In Italia, alti i numeri dell’emicrania, patologia di genere femminile

  • 15 milioni di persone hanno manifestato almeno un episodio di emicrania nella loro vita
  • 11 milioni su 15 sono donne che presentano i quadri clinici più gravi in termini di complessità, disabilità e comorbilità rispetto agli uomini.
  • Il tempo medio per arrivare a una diagnosi di emicrania è doppio per le donne, quasi 8 anni, rispetto agli uomini, 4 anni.
  • Gli attacchi più lunghi sono a carico delle donne: il 39% ha attacchi di emicrania che superano le 48 ore contro il 12% degli uomini.
  • L’emicrania è più debilitante per le donne:
    • definiscono “scadente” proprio stato di salute (34% vs 15% degli uomini);
    • segnalano una maggiore riduzione delle attività sociali (43 % vs 21%);
    • hanno maggiori difficoltà sul lavoro (40 % vs 27 %);
    • perdono più giorni di lavoro all’anno (16,8 vs 13,6);
    • hanno maggiori difficoltà nella gestione dei figli (19 % vs 8 %).
  • In generale, il 70 % dei pazienti dichiara di non riuscire a fare nulla durante l’attacco emicranico e il 58 % vive nell’angoscia dell’arrivo di una nuova crisi.
  • L’emicrania ha altissimi costi umani, sociali ed economici.
  • Si stima (studio Gema – Gender&Migraine, 2018) che il costo annuale sia pari a 4.352 euro per paziente con emicrania, di cui:
    • il 25% per prestazioni sanitarie;
    • il 36% per perdite di produttività;
    • il 34% per assistenza informale;
    • il 5% per assistenza formale.
  • Le donne sono maggiormente soggette al fenomeno del presentismo, ovvero a giornate in cui si presentano al lavoro in condizioni di malessere (51,6 giorni vs 35,6).
  • Le donne spendono meno per diagnosi e cura (1.132 euro l’anno vs 1.824) e riportano una perdita di redditività minore.

La prevalenza dell’emicrania nella donna non è solo questione di ormoni

“Gli ormoni sessuali femminili hanno un ruolo cruciale nella determinazione delle differenze di genere che si osservano nell’emicrania”, sostiene Piero Barbanti, Presidente ANIRCEF, Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee e Presidente AIC Onlus, Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee. “Esiste, infatti, una correlazione tra le cicliche variazioni ormonali, in particolare degli ormoni estrogeni, e la ricorrenza degli attacchi emicranici. L’emicrania compare nella donna tipicamente dopo il menarca (prima mestruazione), presentando durante l’età riproduttiva una caratteristica periodicità che correla con le fluttuazioni ormonali: le fasi di maggiore severità si osservano infatti nel periodo mestruale e dell’ovulazione. Ma la prevalenza dell’emicrania nella donna non è solo questione di ormoni. La maggiore velocità del cervello femminile lo espone infatti a maggiore rischio di attacchi emicranici.

Emicrania e obesità, emicrania e diabete: quale correlazione?

L’obesità può facilitare la progressione dell’emicrania verso la cronicizzazione della malattia. D’altra parte, cattive abitudini e fattori comportamentali (per es. abuso di farmaci), vita sedentaria o disturbi psicologici durante gli attacchi possono determinare nel tempo un aumento del peso.
L’associazione tra emicrania e obesità è più frequente nelle donne in età riproduttiva, senza differenze tra forme con o senza aurea.
Alcuni studi hanno evidenziato una relazione direttamente proporzionale tra i diversi livelli di obesità e l’aumento della frequenza degli attacchi emicranici.
La comparsa di emicrania sembra più correlata all’eccesso di peso distribuito in tutto il corpo (obesità generalizzata) che non all’obesità viscerale in cui il grasso si accumula nell’addome.
Gli studi più recenti hanno documentato un miglioramento dell’emicrania dopo perdita di peso ma sono necessari maggiori studi in merito.

In una recente review della letteratura pubblicata nel 2021, gli Autori, oltre al notevole impatto personale e socio-economico causato da emicrania, obesità e diabete mellito, hanno suggerito alcuni possibili collegamenti, alcuni ancora da chiarire:

  • tutte rappresentano un fattore di rischio per malattie croniche o cardiovascolari;
  • possono essere influenzate da fattori genetici e ambientali;
  • alcuni studi clinici ed epidemiologici suggeriscono che l’obesità rappresenti un fattore di rischio di emicrania; per il diabete (tipo 1 e tipo 2) i risultati sembrano essere contraddittori: per alcuni Autori rappresenta un fattore di rischio, per altri un fattore protettivo nei confronti dell’emicrania. Ulteriori ricerche sono necessarie per considerare tutte le variabili coinvolte (ormoni sessuali, età fertile e comorbidità metaboliche) e poter identificare i meccanismi e le interazioni responsabili così da definire meglio il legame tra emicrania e malattie metaboliche.

Essenziale sensibilizzare verso una diagnosi precoce dell’emicrania

Una diagnosi tempestiva dell’emicrania è fondamentale per instaurare le cure corrette, ridurre il rischio di cronicizzazione e di abuso di farmaci ed evitare inutili peregrinazioni da un medico all’altro. Questo purtroppo ancora oggi non avviene. Il progetto IRON (parte del registro italiano dell’emicrania I-GRAINE) – condotto su 866 pazienti affetti da emicrania cronica visitati presso 24 centri cefalee italiani – ha infatti documentato che l’intervallo che intercorre tra l’esordio dell’emicrania ed il primo accesso ad un centro cefalee è pari a circa 20 anni (!!!!) e che l’80 per cento degli esami diagnostici eseguiti nel frattempo è perfettamente inutile. Infine, lo studio IRON ha dimostrato che il paziente con emicrania cronica consulta in media da 8 a 18 diversi specialisti nel corso della propria vita, a causa della malattia.

Occorre dunque elevare il livello di preparazione dei medici sul tema dell’emicrania cominciando dalla formazione universitaria, molto carente a questo riguardo. Ma occorre anche allargare il numero dei centri cefalee universitari, ospedalieri e territoriali sul territorio nazionale, definendo allo stesso tempo percorsi specifici affinché ciascun paziente incontri la giusta figura medica per la propria emicrania, sulla base della sua complessità”.

Il Manifesto di Fondazione Onda “Uniti contro l’emicrania”: una call to action per raccogliere un impegno concreto, collettivo e coordinato

Per richiamare l’attenzione sul tema dell’emicrania e sostenere un impegno corale che coinvolga non solo la società civile e la classe medica ma anche le Istituzioni, Fondazione Onda ha realizzato il documento “Emicrania: una patologia di genere” che contiene il Manifesto in dieci punti “Uniti contro l’emicrania”. L’obiettivo è quello di promuovere una maggiore consapevolezza sulla malattia, un tempestivo e più facile accesso ai percorsi specialistici di diagnosi e cura e in particolare alle strategie terapeutiche più efficaci e innovative.

I 10 PUNTI DEL MANIFESTO

  1. Promuovere campagne di awareness
  2. Garantire un accesso tempestivo ai percorsi diagnostico-terapeutici
  3. Potenziale i collegamenti tra i professionisti del territorio e del comparto ospedaliero
  4. Garantire interventi personalizzati secondo un approccio bio-psico-sociale
  5. Potenziare la formazione dei medici della medicina generale e specialistica
  6. Coinvolgere attivamente i pazienti e i familiari/care-giver nel percorso di diagnosi e cura
  7. Promuovere l’innovazione terapeutica e facilitarne l’accesso
  8. Ridurre l’impatto economico
  9. Garantire l’attuazione della legge 14 luglio 2020, n. 81, “Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale
  10. Promuovere un impegno collettivo multistakeholder volto a migliorare la qualità della vita delle innumerevoli persone che soffrono di emicrania.

Garantire un percorso di cura più adeguato per il trattamento dell’emicrania

Lo studio IRON, condotto su 866 pazienti affetti da emicrania cronica visitati presso 24 centri cefalee italiani, ha documentato un intervallo di circa 20 anni tra l’esordio dell’emicrania ed il primo accesso ad un Centro cefalee! Un tempo infinitamente lungo, anni gravati da profonde sofferenze e da estenuanti pellegrinaggi alla ricerca di una soluzione, nel corso dei quali la patologia si aggrava ulteriormente e aumenta il rischio di comorbilità oltre che di complicanze da abuso di farmaci analgesici, antinfiammatori e antidolorifici che possono provocare gravi danni d’organo ed esitare in una cronicizzazione dell’emicrania molto difficile da curare.
È dunque cruciale – lo ripetiamo ancora una volta – una diagnosi tempestiva.

Il primo interlocutore è il medico curante

Il Medico di Medicina Generale può già cogliere alcuni elementi che indicano la necessità di una valutazione da parte di uno specialista e di un eventuale invio alle strutture altamente specializzate che sono i Centri Cefalee, dove lavorano professionisti che possiedono le competenze necessarie per formulare una diagnosi puntuale e tempestiva e, dunque, offrire ai pazienti le cure più efficaci.

La terapia farmacologica dell’emicrania si basa su due strategie differenti: la terapia acuta e la terapia di profilassi

LA TERAPIA ACUTA

  • La terapia acuta agisce “spegnendo” l’attacco emicranico. Per lungo tempo, sono stati disponibili solo farmaci “aspecifici”, sviluppati per altre patologie, connotati da scarsa efficacia e bassa tollerabilità.
  • Il panorama è stato rivoluzionato dall’introduzione dei triptani, molecole specifiche e selettive caratterizzate da buona efficacia. Tuttavia, circa il 30% dei pazienti non risponde a tali farmaci.
  • Attualmente sono in corso studi sperimentali con altre classi farmacologiche. La sola terapia acuta è indicata per i pazienti che presentano bassa frequenza di episodi di emicrania e buona risposta al trattamento analgesico.

LA TERAPIA DI PROFILASSI

  • La terapia profilattica si pone l’obiettivo di ridurre la frequenza e la gravità degli attacchi attesi e a diminuire il rischio di cronicizzazione dell’emicrania.
  • Viene raccomandata dalle Linee Guida per i pazienti con almeno 4 giorni di emicrania disabilitante al mese e per i pazienti in cui la terapia acuta risulta inefficace o controindicata (anche se i giorni di emicrania al mese sono inferiori a 4).
  • Pur essendo l’approccio “più curativo”, la profilassi per l’emicrania è poco diffusa, complici da una parte la scarsa conoscenza dei pazienti e dei medici non specialisti e dall’altra i numerosi eventi avversi correlati ai farmaci tradizionalmente usati a scopo preventivo (appartenenti alle categorie di antiepilettici, antidepressivi, beta-bloccanti, calcio-antagonisti), responsabili dell’interruzione del trattamento dopo alcuni mesi in circa la metà dei pazienti.

La prima terapia specifica a base di anticorpi monoclonali per la prevenzione dell’emicrania è oggi disponibile anche in Italia

  • Nell’ambito delle terapie di profilassi dell’emicrania, è stata introdotta recentemente anche nel nostro Paese una nuova categoria di farmaci, noti come “anticorpi monoclonali antiCGRP/CGRP-R”: si tratta della prima terapia specifica per la prevenzione dell’emicrania, somministrata una volta al mese – in alcuni casi ogni 3 mesi – per via sottocutanea.
  • È una terapia altamente selettiva, in quanto costituita da anticorpi monoclonali diretti contro un bersaglio preciso (il peptide del nervo trigemino CGRP) che ha un ruolo centrale nella fisiopatologia dell’emicrania.
  • La frequenza mensile della somministrazione contribuisce al mantenimento dell’aderenza terapeutica da parte delle donne, sostenuta anche dal profilo favorevole di tollerabilità e dall’elevato grado di efficacia: nella terapia a lungo termine (12 mesi) si giunge, infatti, a ottenere una riduzione degli attacchi superiore al 50% nel 60-70% dei pazienti, superiore al 75% nel 45% dei casi e completa (100%) nel 25% dei soggetti.
  • Nella monografia (vedi sotto) sono riportati i criteri di eleggibilità per questo tipo di terapia.

Emicrania: scarica la monografia di Onda per saperne di più

“Emicrania: una patologia di genere” »

Per chi vuole saperne di più sull’emicrania. Di seguito l’indice.

Premesse

  1. Comprendere l’emicrania
  2. Differenze di genere
  3. I numeri dell’emicrania in ottica di genere
  4. Dal vissuto dei pazienti all’impatto sociale ed economico
  5. Strategie terapeutiche: accessibilità e nuove opportunità
  6. Costruire una cultura sull’emicrania per abbattere lo stigma

Riferimenti bibliografici

L’impegno di Fondazione Onda – “Il Manifesto: uniti contro l’emicrania” »

Onda: scarica il Manifesto “Uniti contro l’Emicrania”

Presentato da Fondazione Onda il 3 febbraio 2022, Il Manifesto “Uniti contro l’emicrania” mette a sistema le 10 azioni necessarie per promuovere una maggior consapevolezza sulla malattia, un tempestivo e facilitato accesso ai percorsi specialistici di diagnosi e cura e in particolare alle strategie terapeutiche più efficaci e innovative: una call to action per raccogliere un impegno concreto, collettivo e coordinato, per offrire una migliore qualità della vita a tutte le persone che soffrono di emicrania.
Manifesto “Uniti contro l’Emicrania” »

References

** Fondazione Onda è l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, costituito a Milano nel 2005 per volere di alcuni professionisti già impegnati a vario titolo sul fronte della salute femminile e della medicina di genere. Onda ha raccolto nel tempo l’adesione di diverse personalità di spicco del mondo medico-scientifico e accademico che ancora oggi operano all’interno del Consiglio Direttivo, nel Comitato d’Onore, nell’Advisory Board Bollini Rosa, nel Comitato Tecnico-Scientifico e nella Commissione Bollini Rosa Argento.
Onda si propone come modello innovativo di attenzione alla salute femminile, declinando il proprio impegno nelle diverse fasi che caratterizzano la vita della donna, in tutte le fasce di età. L’obiettivo di Fondazione Onda è promuovere una cultura della salute di genere a livello istituzionale, sanitario-assistenziale, scientifico-accademico e sociale per garantire alle donne il diritto alla salute secondo principi di equità e pari opportunità.
Per maggiori informazioni: https://ondaosservatorio.it/

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