E’ ormai metà Maggio: meno di venti giorni alla partenza. Sono Chiara Ricciardi, 27 anni, ingegnere edile. Il mio ragazzo, Riccardo Rocchi, ha 33 anni ed è fotografo. A Giugno partiremo da Cesena, la nostra città, con due biciclette, cinque borse e tanta insulina, alla volta di Singapore, che raggiungeremo dopo circa un anno e 18.000 km sul sellino.
Abbiamo deciso di pedalare verso est finché c’è terra, in totale autonomia, attraversando i Balcani, la Turchia, l’Iran, l’India e poi tutto il Sud-Est Asiatico per una fetta di torta (For a piece of cake).Perché? Perché dall’età di 11 anni ho il diabete di tipo 1. Abbiamo quindi simbolicamente deciso di celebrare il traguardo con una fetta di torta, un piacere scontato per molti, ma una conquista per chi, come me, se la deve guadagnare a colpi di pedali e insulina. Sono da sempre una viaggiatrice incallita e dal 2007 il microinfusore mi accompagna ovunque vada. Con la scusa dello studio all’estero e dell’arricchimento culturale, ho passato il quarto anno di università a Lisbona, metà del quinto a Sydney ed ho finito con un tirocinio in New Mexico, Stati Uniti.
Il diabete non ha mai imposto limiti alle mie esperienze
Insieme a Riccardo ho già sperimentato il cicloturismo, infatti ad Aprile 2015, come regalo per la mia laurea, ci siamo concessi un mese di bicicletta: 1600 km da Trieste fino a Patrasso lungo la costa balcanica. Pedalando circa 5/6 ore al giorno tra Croazia, Montenegro, Albania e Grecia sono passata da 45 a 30/35 unità di insulina al giorno e ho imparato come evitare le ipoglicemie notturne date dal prolungato esercizio fisico.
Per quanto riguarda la nuova partenza, abbiamo studiato il percorso e le tempistiche in modo da incontrare condizioni climatiche il più possibile omogenee, con temperature estive pressoché costanti. Se da un lato il clima caldo ci ha alleggerito i bagagli, in termini di equipaggiamento, dall’altro ci imporrà una meticolosa conservazione dell’insulina. Non è stato semplice pianificare una strategia per la gestione di medicinali e presidi – fermo restando che sul percorso troveremo molte farmacie che distribuiscono insulina – perché le variabili in gioco sono molte e rarissime, invece, le testimonianze di esperienze simili da cui prendere spunto.
La conservazione e la gestione dell’insulina
D’accordo con i dottori Paolo di Bartolo (Direttore UO di Diabetologia AUSL Provincia di Ravenna) e Tosca Suprani (Medico Responsabile degli ambulatori di Diabetologia Pediatrica AUSL di Cesena e Ravenna), i medici diabetologi che mi supportano in questo progetto, abbiamo deciso che la soluzione più sicura sia quella di avere con noi, oltre al fabbisogno mensile di insulina, che conserveremo a temperatura ambiente in appositi astucci, anche una scorta da stoccare tra i 2 e gli 8°C. Fisseremo quindi sulla bicicletta un box isotermico con le pareti costituite da elementi refrigeranti (tipo mattonelle o siberini): una volta assemblata la scatola, la temperatura al suo interno rimarrà nel range di 2°-8°C per circa 72 ore, tempistica che ci consentirà facilmente di trovare un freezer per poi ricongelare gli elementi refrigeranti. Ancora su indicazione dei medici, e con la partnership tecnica di Medtronic, partirò con un microinfusore di ultima generazione e sensori per il monitoraggio costante della glicemia. A discapito di un nuovo ingombro sul mio corpo, il sensore mi permetterà di conoscere in tempo reale la glicemia (il valore è in lieve ritardo rispetto a quello capillare, misurato dal dito) e il suo andamento. Conoscere la tendenza della glicemia, durante l’attività fisica in special modo, permette di giocare di anticipo evitando le ipo e gli effetti di rimbalzo. Il microinfusore, poi, grazie ai dati ricevuti dal sensore, sarà in grado di sospendere autonomamente l’erogazione dell’insulina basale in caso di prossima ipoglicemia.
Racconterò questa esperienza su Diabete.com, con focus sulle tematiche legate al diabete e alla sua gestione. Per tutte le altre informazioni seguiteci sui nostri canali social:
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