La psoriasi è una patologia infiammatoria cronica della cute, ricorrente, mai contagiosa, molto diffusa (circa 1-3% della popolazione mondiale) che colpisce prevalentemente la cute e i suoi annessi (cuoio capelluto, unghie), le articolazioni (artrosi psoriasica) e più raramente le mucose (orale, genitale).
La psoriasi viene oggi considerata una malattia infiammatoria immuno-mediata. Nei soggetti predisposti geneticamente alla psoriasi si creano le condizioni per un’alterata risposta del sistema immunitario che può reagire in modo abnorme ad attacchi di fattori non specifici (immunologici, meccanici, metabolici, farmaco-indotti o psico-emotivi).
La gravità della psoriasi è associata a insorgenza di diabete, insulino-resistenza, abitudine al fumo e alto rischio cardiovascolare. Le persone con obesità tendono ad avere una forma di psoriasi e di artrite psoriasica più grave rispetto alle persone normopeso.
Prevalenza e correlazione con il diabete
La prevalenza della psoriasi si evidenzia in egual misura in entrambi i sessi (sebbene nelle donne tenda a manifestarsi più precocemente), con una percentuale superiore negli individui dalla pelle chiara rispetto a quella scura. La psoriasi può presentarsi a qualsiasi età sebbene in oltre i tre quarti dei soggetti psoriasici la malattia si manifesti tra i 15 e i 30 anni di età; è rara prima dei 10 anni.
É stato stimato che circa il 9% delle persone con diabete (tipo 1 e tipo 2) soffrono di psoriasi. Un recente studio ha evidenziato che la psoriasi può aumentare la predisposizione a sviluppare diabete così come una malattia cardiovascolare, anche se le cause di ciò non sono ancora note.
Un’indagine durata 13 anni condotta su 52.000 soggetti ha evidenziato che le persone che soffrono di psoriasi hanno un aumento del 49-56% del rischio di sviluppare diabete di tipo 2 nel corso della vita.
Recenti studi hanno evidenziato anche una correlazione tra l’insorgenza di obesità e le malattie infiammatorie croniche come la psoriasi, confermata anche dall’associazione di alti livelli di alcuni fattori di infiammazione [TNFα, interleuchina-6 (IL-6) e proteina-C reattiva] con un aumento dell’Indice di massa corporea (IMC o BMI dall’inglese Body Mass Index), uno degli strumenti più utilizzati per definire l’obesità. Chiunque abbia un IMC maggiore di 30 kg/m2 è classificato come obeso.
La prevalenza di obesità raddoppia nei soggetti che soffrono di forme moderate-gravi di psoriasi rispetto alla popolazione normale o a soggetti con altre malattie infiammatorie croniche; l’aumento di peso si osserva dopo l’insorgenza di psoriasi, è correlato a uno stile di vita sedentario e si associa a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e ad altre malattie associate (co-morbidità).
Una malattia complessa che influenza la qualità della vita
Per le sue caratteristiche di cronicità e tendenza a ripresentarsi la psoriasi è una malattia complessa, determinata da una combinazione di fattori genetici, ambientali ed immunitari che determinano un più rapido rinnovo (“turn-over”) dei cheratinociti (lo strato di cellule più superficiale dell’epidermide che ci protegge dall’esterno) che anziché rinnovarsi in 28-30 giorni lo fanno in soli 3-4 giorni. Il risultato è la comparsa di zone di cute più o meno ampie ricoperte da fastidiose squame argentee (in greco “psora” = squama). In base al suo grado di espressione, la malattia può essere lieve, moderata o grave.
La psoriasi può avere un impatto negativo sulla qualità di vita e sul benessere fisico, emotivo e psico-sociale delle persone che ne sono colpite e dei loro familiari.
… ma che può essere tenuta sotto controllo con una buona adesione alla terapia personalizzata
Notevoli progressi sono stati fatti negli ultimi anni sulla conoscenza della patologia e le attuali opportunità terapeutiche a disposizione degli specialisti sono diverse e consentono di elaborare insieme a ciascuna persona psoriasica un programma di terapia personalizzata, che per mantenersi efficace deve essere seguito in modo consapevole. Anche per questo è importante instaurare da subito un dialogo aperto con il proprio medico per poter risolvere sul nascere qualsiasi dubbio e mantenere alta la motivazione alla cura.
Psoriasi: dove si localizza?
La psoriasi può essere molto variabile per morfologia, localizzazione e gravità definendo diversi tipi di psoriasi. Più comunemente (80% dei casi) si presenta al tronco e agli arti sotto forma di chiazze arrossate ed eritematose, con distribuzione simmetrica, molto ben circoscritte e circolari, e placche squamose, grigio-argentee e alle volte molto pruriginose. In alcuni casi si possono evidenziare anche lesioni di tipo papulo-pustoloso.
Le lesioni, purtroppo, sono particolarmente antiestetiche infatti, il più delle volte, sono poste in aree visibili come: il cuoio capelluto (sotto forma di forfora “irriducibile”), le mani, le unghie (onicopatia psoriasica frequente soprattutto in associazione con la psoriasi alle articolazioni o artropatica), i gomiti, le ginocchia e i piedi creando forte imbarazzo e disagio sociale. Possono comparire anche in area lombosacrale e nelle pieghe del corpo.
La psoriasi si può sviluppare anche in un’area cutanea in seguito a un trauma di tipo meccanico, chimico, allergico come un’abrasione, un’escoriazione, uno sfregamento, un tatuaggio, un’ustione o congelamento, una cicatrice. Si tratta del cosiddetto fenomeno di Koebner dal nome del suo scopritore, Heinrich Koebner. Medico tedesco, formatosi a Parigi e a Vienna, fondatore a Breslavia, sua città natale, di una Clinica Dermatologica, Koebner dimostrò tra il 1869 e il 1872 che nei pazienti affetti da psoriasi diverse influenze traumatiche possono essere seguite dalla comparsa di lesioni psoriasiche nella cute interessata dall’evento traumatico, con diffusione generalizzata successiva.
Occasionalmente la psoriasi può coinvolgere la mucosa della bocca o della lingua e le mucose.
La psoriasi delle unghie (onicopatia psoriasica)
Il coinvolgimento delle unghie è molto frequente in corso di psoriasi, talvolta anche in modo molto precoce. Gli studi ci dicono che fino al 50% dei soggetti psoriasici, infatti, presenta un interessamento ungueale. Negli anni, inoltre, è stato evidenziato come tale coinvolgimento possa predisporre allo sviluppo di una forma severa di psoriasi cutanea ma soprattutto di psoriasi artropatica (artrite psoriasica); nel 70-80% dei soggetti affetti da artropatia psoriasica si riscontra anche una psoriasi ungueale tanto che la presenza delle tre lesioni caratteristiche e obiettivabili di onicopatia psoriarica ovvero pitting, onicolisi e ipercheratosi subungueale è stata inclusa tra i criteri della recente classificazione internazionale CASPAR 2005 (CLASsification criteria for Psoriasic ARthritis) per la diagnosi di artropatia psoriasica.
La psoriasi artropatica
L’artrite psoriasica (PsA dall’inglese “Psoriatic Arthritis”) è definita come un’artrite infiammatoria cronica in presenza di psoriasi cutanea e si riscontra in più del 30% delle persone psoriasiche.
Nel 7-30% di queste ultime, l’artrite può precedere la comparsa delle lesioni psoriasiche cutanee, per questo viene chiamata “psoriasi senza psoriasi”. In questi casi è proprio il danno articolare il segnale spia che può portare lo specialista alla diagnosi precoce di psoriasi e all’indicazione del trattamento personalizzato sulla base delle singole necessità ed esigenze. Se è il dermatologo a rilevare l’eventuale danno articolare invierà la persona da un reumatologo, viceversa se è quest’ultimo che ha diagnosticato per primo l’artropatia consiglierà di andare dal dermatologo per la conferma della diagnosi di psoriasi cutanea. Le attuali conoscenze hanno portato a notevoli progressi sia nell’ambito della diagnostica che della cura della psoriasi e dell’artrite psoriasica.
L’artrite psoriasica si manifesta in entrambi i sessi con la stessa incidenza, intorno ai 30-40 anni. Almeno inizialmente colpisce non più di 4 articolazioni (oligo-artrite) periferiche (dita, ginocchio, gomito, caviglia etc ) ma può anche colpire le anche (articolazioni coxo-femorali), la colonna vertebrale o le articolazioni del bacino.
Se non si interviene l’artrite progredisce e può portare a disabilità funzionale con ulteriore riduzione della qualità della vita. Il rischio di diabete dovrebbe essere attentamente valutato nei pazienti con psoriasi artropatica la cui psoriasi sia iniziata dopo i 40 anni.
La diagnosi di psoriasi
La diagnosi di psoriasi cutanea viene effettuata dal Dermatologo o presso un Centro specializzato prevalentemente osservando le caratteristiche delle chiazze.
In alcuni casi però non è facile eseguire la diagnosi di psoriasi poiché esiste tutta una serie di altre malattie con manifestazioni simili come per esempio l’eczema e la dermatite atopica.
Sarà in ogni caso importante, per il Dermatologo, identificare la forma esatta di psoriasi perché l’approccio terapeutico risulta essere diverso da forma a forma oltre che da persona a persona.
Come si tratta la psoriasi
Ancora oggi, nonostante sia stata fatta maggiore chiarezza sulle cause e sulla modalità d’insorgenza della psoriasi, non esistono cure definitive; l’obiettivo medico è poter ottenere il periodo più lungo possibile di remissione con un trattamento terapeutico personalizzato, ovvero quanto più possibile “su misura” per la condizione della singola persona e le sue esigenze.
Al momento è disponibile un’ampia gamma di scelte terapeutiche da utilizzare localmente e/o per via generale che aiutano a tenere sotto controllo la malattia. Considerato che la psoriasi è una malattia cronica, un fattore estremamente importante per il successo della terapia è l’adesione ad essa nel tempo secondo quanto concordato con il proprio medico.
I principali trattamenti comprendono farmaci immunomodulatori, somministrati localmente o per via sistemica, fototerapia con luce ultravioletta e laser.
La terapia va concordata con il medico tenendo anche conto della terapia personalizzata del diabete per prevenire eventuali interferenze.
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