A cura della Fondazione ADI**, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica
La quarantena forzata da Covid-19 ci ha costretto a un blocco prolungato tra il 4 marzo e il 18 maggio 2020. Quale impatto ha avuto il lockdown sulle persone con obesità? C’è stato un aumento del peso e se si in che termini? Che cosa è pesato di più: la mancanza di attività fisica o la difficoltà di gestire la fame emotiva? Da considerare anche che la maggior parte dei Servizi di Dietetica – Unità di Obesità in tutta Italia si è adoperata per supportare i pazienti incaricati effettuando follow-up a distanza, tramite telefono e videochiamata.
È quanto si sono chiesti gli Esperti della Fondazione ADI dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica che hanno condotto un’indagine attraverso un questionario strutturato presso i Servizi dietetici e di nutrizione clinica italiani per avere informazioni su come le persone con obesità abbiano affrontato la quarantena. L’autorizzazione etica è stata ottenuta presso il Comitato Etico Centrale di Brindisi.
Il Sondaggio della Fondazione ADI
Il sondaggio è stato condotto durante le chiamate di follow-up mediante domande dirette o inviando inviti a completare il questionario sul Web. Il questionario era composto da 77 item riguardanti l’alimentazione, l’attività fisica e gli aspetti psicologici.
Sintesi dei risultati
- 1046 pazienti di 23 centri (classe di obesità da 41% da 2 a 3) hanno completato i questionari [71% donne, età media 50,5 ± 14,2 anni, Indice di Massa Corporea (BMI) medio 34,7 ± 7,6 kg / m2].
- Durante la quarantena forzata, il 49,3% dei pazienti è aumentato di peso e il 27,4% ha ridotto il proprio peso, mentre per i restanti è rimasto invariato. La variazione di peso media è stata di +2,3 ± 4,8 kg.
- Circa il 50% dei soggetti ha sperimentato paura e insoddisfazione; noia e depressione erano meno frequenti. In coloro che hanno sperimentato un aumento di peso, questo è stato in media del 4% circa.
- Si è osservata un’associazione significativa tra la ridotta attività fisica, le difficoltà emotive durante il blocco e l’aumento di peso.
- Inoltre, coloro che hanno lavorato in smart working (lavoro “intelligente”) e quelli in cassa integrazione hanno registrato un aumento di peso significativamente maggiore rispetto a quelli autorizzati a lavorare fuori casa o ai pensionati.
- Il 66% si è auto-dichiarato a dieta per il controllo del peso prima del blocco e di questi, il 40% ha dichiarato di avere difficoltà a seguire la propria dieta.
- L’aumento degli spuntini e l’aumento dell’assunzione di cibi ipercalorici sono stati i cambiamenti più frequenti delle abitudini alimentari durante il blocco. Solo il 4% dei pazienti assumeva farmaci per l’obesità, ma il 14% dei pazienti avrebbe voluto assumere farmaci per l’obesità durante la quarantena.
Le conclusioni della Survey
Durante il blocco del Covid-19 circa la metà dei pazienti con obesità nel follow-up presso i Servizi di Dietetica italiani non ha aumentato il proprio peso o ha avuto una perdita di peso. Tuttavia, nella restante metà, l’aumento di peso era clinicamente rilevante. Coloro che hanno aumentato il proprio peso probabilmente lo hanno fatto soprattutto a causa della ridotta attività fisica e del difficile stato emotivo.
Anche il lavoro da casa era associato a un controllo del peso più difficile. Soprattutto in quelli identificabili come a rischio più elevato, strategie appropriate (supporto remoto intensivo, terapia farmacologica) dovrebbero essere applicate in future situazioni simili di restrizioni casalinghe per prevenire aumento di peso e deterioramento clinico.
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