PNRR e diabete: potenziare e rafforzare l’offerta di salute dedicata alla cronicità

PNRR e diabete: potenziare e rafforzare l’offerta di salute dedicata alla cronicità

Negli ultimi anni la ricerca ha prodotto molti strumenti innovativi nel campo del monitoraggio e della cura del diabete, strumenti che tuttavia – a tutt’oggi – non hanno avuto un accesso equo ed uniforme nei diversi territori regionali Italiani. Se paragonata ad altri Paesi, su questo aspetto come sulla rimborsabilità ed eleggibilità l’Italia resta fanalino di coda. Tutto ciò nonostante le oramai innumerevoli evidenze scientifiche pubblicate.

Investire in innovazione garantirebbe una riduzione delle ospedalizzazioni e delle prestazioni sanitarie generate oggi da una presa in carico del paziente non ottimale. Un cambio di paradigma nella gestione value-based delle persone diabetiche in linea con gli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) porterebbe a una riduzione dei costi di gestione, pari a circa 1.600 euro l’anno a paziente. Le evidenze dell’investimento in innovazione, sia nei farmaci che nei device, dovrebbero garantire un accesso equo ed uniforme in tutte le regioni come già accade nei Paesi europei. Motore Sanità ha fatto il punto sul “mondo diabete” in occasione di alcuni eventi regionali “PNRR e diabete” con focus sulle esigenze di Nord, Centro e Sud Italia e con un evento conclusivo che si è svolto a luglio 2022.

In 6 punti, un programma su come potenziare e rafforzare l’offerta di salute dedicata alla cronicità di cui il diabete rappresenta il modello per eccellenza.

Potenziare la rete diabetologica, articolarla in centri multi-professionali, aumentando il numero di personale dedicato all’assistenza e investire nella digitalizzazione e nella telemedicina. Queste sono alcune delle sfide che il Servizio Sanitario Nazionale dovrà affrontare per garantire ai malati di diabete la migliore presa in carico sul territorio.

In Europa, il diabete e le sue complicanze interessano circa 60 milioni di adulti. Gli italiani con diabete sono circa 4 milioni, e si stima che un ulteriore milione abbia la malattia senza che essa sia mai stata diagnosticata. La complessità nella gestione del diabete rappresenta una sfida per l’intero ecosistema sanitario e impegna risorse sempre più rilevanti: in Italia ogni paziente genera per i soli costi diretti un impatto economico per il Servizio Sanitario Nazionale pari a circa 3.500 euro all’anno per un totale di circa 14 miliardi di euro annui.

Diabete in Italia: scarso accesso all’innovazione tecnologica in Italia

  • Ad oggi nel nostro Paese si stimano poco più di 130.000 persone con diabete che adottano un sensore per il monitoraggio glicemico; questo dato corrisponde al 4% di tutti i diabetici ed a circa il 20% di quelli in trattamento insulinico intensivo (multi-iniettivo sia diabete tipo 1 che diabete tipo 2).
  • Anche considerando solo questo sottogruppo che necessita, come da linee guida, di frequenti controlli giornalieri, ne consegue che 4 pazienti su 5 ricorrono, ancora oggi, a metodi di monitoraggio della glicemia tradizionali (strisce e lancette pungidito).

Accesso ai device: come ridurre le attuali disuguaglianze di rimborsabilità

Differenti approcci regionali sulle condizioni di rimborsabilità/procedure di acquisto dei medical devices in area diabete generano situazioni molto diversificate sia in termini di investimento che di equità di accesso all’innovazione.
I devices per il diabete, se utilizzati in modo appropriato, possono impattare in maniera molto positiva sul decorso della malattia e sulla qualità della vita del cittadino. Una disuguaglianza di accesso crea di conseguenza una diseguaglianza nella qualità delle cure offerte.
Una possibile soluzione a questo problema potrebbero essere delle linee guida nazionali che traccino il percorso su cui poi le singole Regioni devono costruire la propria strada.

Le complicanze diabetiche hanno un notevole impatto socioeconomico

Le complicanze associate al diabete non controllato hanno un impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti (QoL) essendo la prima causa di malattie cardiovascolari, renali, degli occhi e degli arti inferiori (piede diabetico) e altre. Purtroppo però ancora oggi, quasi il 50% dei pazienti con diabete di tipo 2 risultano non adeguatamente controllati.
In relazione ai costi diretti, la voce preponderante è sempre rappresentata dalle ospedalizzazioni che rendono pressante l’esigenza di agire sulla prevenzione delle complicanze con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti e di ridurre la spesa sanitaria. I costi di gestione di un paziente con diabete sono pari a circa 3.000€ annui con crescita esponenziale in caso di complicanze diabetiche. A questi costi vanno aggiunti gli enormi costi indiretti a carico di pazienti, caregivers e collettività.

PNRR e diabete: investire in innovazione

La pandemia Covid19 ha fatto emergere tutte le debolezze del sistema assistenziale, molto legate in particolare alla presa in carico territoriale ed in risposta a questo il nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) stanzia 15,63 miliardi di euro (7 miliardi tra Reti di prossimità, strutture, servizi di telemedicina e 8,63 miliardi su innovazione, ricerca, digitalizzazione). Investire in innovazione garantirebbe un cambio di paradigma nella gestione value-based delle persone con diabete in linea con gli obiettivi del PNRR, riducendo inoltre i costi di gestione di circa 1.600 euro l’anno a paziente, come da analisi condotta in Regione Toscana sull’utilizzo del sistema FGM. Questi numeri fanno comprendere l’impatto socio-assistenziale ed economico-sanitario di questa malattia cronica. 

Ripensare a una nuova sanità territoriale

“La recente esperienza, maturata a causa dell’emergenza pandemica da Covid-19, ha fatto emergere la necessità di ripensare il rapporto tra assistito e territorio al fine di renderlo più sinergico con i servizi attualmente offerti dai centri diabetologici multi-professionali e di garantire maggiore integrazione tra le strutture diabetologiche e la medicina del territorio” ha spiegato Angelo Avogaro, Presidente Eletto SID (Società Italiana Diabetologia) e Professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso Università di Padova”.

“La Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) impone di ragionare in ottica di potenziamento e rafforzamento dell’offerta di salute dedicata alla cronicità di cui il diabete rappresenta il modello per eccellenza. È necessario quindi:

  1. potenziare la rete diabetologica;
  2. ottimizzare la rete diabetologica inserendo i professionisti isolati nei centri multi professionali;
  3. implementare e potenziare la digitalizzazione in diabetologia;
  4. articolare la rete diabetologica in 350-400 centri multi-professionali, ognuno dei quali assista circa 15.000 pazienti;
  5. allocare fondi per ampliare il reclutamento e la formazione di personale dedicato all’assistenza al diabete;

L’efficienza dell’assistenza diabetologica è strettamente correlata a un miglior controllo del diabete

Secondo Vincenzo Provenzano, Direttore della U.O.C. di Medicina Interna, Diabetologia C.R.R. di Diabetologia e Impianti Microinfusori dell’AUSL n.6 di Palermo, Ospedale Civico di Partinico, la qualità organizzativa e l’efficienza dell’assistenza diabetologica sono correlate con un miglior controllo del diabete, con una migliore prognosi delle complicanze e con una minore mortalità collegata al diabete. Secondo Provenzano, gli obiettivi strategici devono necessariamente tenere conto della/del:

  • realizzazione di reti di servizi di assistenza integrata, economicamente compatibili, rispettose della dignità della persona;
  • corretto dimensionamento dei nodi della rete (ospedalizzazione a domicilio, assistenza
  • domiciliare integrata) in accordo con il loro effettivo utilizzo;
  • riduzione del numero dei ricoveri impropri negli ospedali per acuti;
  • riduzione della durata di degenza dei ricoveri appropriati, grazie alla presenza di una rete efficace ed efficiente;
  • miglioramento dell’ autonomia funzionale delle persone ammalate e dei loro caregiver.

“Il PNRR – ha commentato Elena Frattolin, Presidente CRAD (Coordinamento Regionale Associazioni Diabete) Friuli Venezia Giulia – non è solo un’opportunità per rendere le strutture più moderne, digitali e inclusive, e adeguare le infrastrutture ospedaliere contro gli eventi sismici, ma è soprattutto un’opportunità per rendere la sanità pubblica più moderna e più vicina alle persone e un’occasione per sviluppare quell’integrazione tra ospedali e territorio che, di fatto, non è mai stata realizzata”.

“Gli investimenti previsti dal PNRR su territorio e telemedicina saranno una grande occasione per la presa in carico della cronicità, come il diabete; questi temi saranno alla base dell’organizzazione delle nuove case di comunità”, ha commentato Enrico Sostegni, Presidente III Commissione tutela della Salute Consiglio Regionale, Regione Toscana.

Le Case di Comunità svolgeranno un ruolo ampio, dal monitoraggio della patologia, alla formazione del paziente e l’educazione a sani stili di vita. Un corretto e potenziato monitoraggio delle patologie croniche ed un’adeguata educazione del cittadino/paziente potrebbero portare enormi effetti benefici sulla popolazione diabetica generando, da una parte, una migliore salute e qualità della vita e, dall’altra un forte risparmio per il SSN a fronte di una riduzione delle prestazioni ospedaliere.

References

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