Secondo un gruppo di ricercatori svedesi il rischio di restenosi per individui diabetici è influenzato dal tipo di farmaco rilasciato dallo stent inserito nell’arteria per evitarne la completa occlusione.
Gli stent di nuova generazione, che sono attualmente i più utilizzati, sono ricoperti da un farmaco che viene rilasciato gradualmente (drug-eluting stent o meglio conosciuti con la sigla DES) il quale serve a impedire un nuovo restringimento dell’arteria, ovvero il fenomeno della restenosi.
Esistono tuttavia diversi tipi di stent appartenenti a marchi differenti che sono progettati per rilasciare farmaci diversi: lo stent Cypher rilascia il farmaco Sirolimus, gli stent Taxus nelle versioni Express e Liberté rilasciano Paclitaxel mentre lo stent Endeavor rilascia Zotarolimus.
Secondo la ricerca condotta dai ricercatori svedesi, coordinati da Ole Fröbert, il rischio di restenosi è decisamente maggiore per soggetti diabetici sottoposti a impianto di stent rispetto al rischio che corrono i non diabetici.
Tuttavia anche il tipo di DES utilizzato sembra influire sul tasso di incidenza di restenosi registrato nei pazienti: il tasso più alto di restenosi in pazienti diabetici contro quelli non diabetici si è osservato con gli stent Endeavor e Cypher, mentre il Taxus non è stato significativamente associato al diabete. Inoltre pur non essendoci differenze significative nell’incidenza di restenosi tra i due tipi di stent Taxus e lo stent Cypher in pazienti diabetici, il rischio relativo di restenosi era due volte maggiore con lo stent Endeavor rispetto a tutti gli altri tipi di DES.
Fonte: Journal of the American College of Cardiology 2009 ; 53: 1660-1667