Il test ‘rapido’ per la diagnosi di prediabete e diabete proposto dall’IDF

Il test ‘rapido’ per la diagnosi di pre-diabete e diabete suggerito dall’IDF

A cura di Maria Rita Montebelli* e Andrea Sermonti**

L’International Diabetes Federation (IDF), in un recente documento di consenso (Vedi Reference, marzo 2024) propone di introdurre nuovi criteri per la diagnosi di prediabete e di diabete, basati sulla glicemia alla prima ora della curva da carico di glucosio (cosiddetta: ‘mini-curva’): sopra 155 mg/dl si fa diagnosi di ‘pre-diabete’; sopra i 209 mg/dl di diabete.

Da sottolineare, il contributo della Ricerca Italiana all’introduzione di questi nuovi criteri, molto più sensibili dei precedenti, in grado di intercettare più precocemente i soggetti a rischio diabete o già diabetici e dunque di trattarli più tempestivamente. Una diagnosi precoce di diabete è determinante per instaurare un corretto piano di controllo del diabete e di prevenzione delle complicanze a lungo termine che rappresentano il vero pericolo della malattia diabetica.

La mini-curva da carico di glucosio

È stata già battezzata la ‘mini-curva’ da carico glicemico e permette di effettuare una diagnosi estremamente precoce di prediabete e diabete, almeno due anni prima rispetto ai test attualmente in uso (come la tradizionale curva da carico di glucosio a due ore, o OGTT). Per questo motivo, l‘IDF (International Diabetes Federation), la federazione mondiale che comprende tutte le società di diabetologia internazionali e le associazioni delle persone con diabete, ha scelto di presentarla come un nuovo criterio diagnostico per il pre-diabete e il diabete, basandosi sui livelli di glicemia rilevati nell’arco della prima ora della curva da carico di glucosio.

Verso una nuova definizione di diabete e di prediabete

Il nuovo Position Statement dell’IDF (consultabile nelle References, marzo 2024 in fondo all’articolo) propone di adottare, dopo un’attenta revisione della letteratura scientifica esistente:

il valore soglia di > 155 mg/dL rilevato nella prima ora della curva da carico di glucosio per la diagnosi di ‘pre-diabete’ (iperglicemia intermedia) nei soggetti con normale glicemia a digiuno.

Tale valore risulta altamente predittivo per la progressione verso il diabete tipo 2, le complicanze micro e macro-vascolari, le apnee da sonno, la steatosi epatica (fegato grasso) associata a disfunzione metabolica e la mortalità nei soggetti con fattori di rischio.

Viene inoltre introdotto un nuovo criterio diagnostico per il diabete tipo 2, ossia una glicemia superiore a 209 mg/dL sempre nella prima ora della curva da carico.

Professor Giorgio SestiIl professor Giorgio Sesti, ordinario di Medicina Interna alla Sapienza Università di Roma e presidente della Società di Medicina Interna SIMI, commenta che i nuovi criteri diagnostici nella prima ora della curva da carico consentono di individuare in modo precoce i soggetti a rischio di diabete o già diabetici, che altrimenti sfuggirebbero alla diagnosi secondo i criteri attuali (glicemia a digiuno < 100 mg/dL, glicemia a due ore dall’OGTT < 140 mg/dL, HbA1c < 5,7%). Ciò implica la possibilità di formulare diagnosi di prediabete e diabete attraverso una ‘mini-curva’ da carico glucidico di solo un’ora, anziché le due ore attualmente utilizzate.

Questo approccio più pratico e sensibile consente di intercettare un maggior numero di soggetti a rischio di sviluppare diabete e di riconoscere in modo più precoce coloro che già presentano una forma conclamata di diabete.

Cosa cambia per i potenziali pazienti e per chi lo è già

Adottando questi nuovi parametri diagnostici, le persone avranno l’opportunità di ottenere una diagnosi più tempestiva di pre-diabete o di diabete. Secondo il professor Sesti, individuare in anticipo il rischio di sviluppare il diabete o la presenza stessa della malattia consente di attuare prontamente una serie di misure preventive, sia in termini di cambiamenti dello stile di vita che di interventi farmacologici. Queste azioni sono cruciali per prevenire la progressione verso la forma conclamata del diabete e per mitigare i danni associati alla malattia nel corso del tempo.

È importante notare che spesso le complicanze vascolari sono già presenti al momento della diagnosi di diabete, sottolineando l’importanza di interventi precoci per migliorare l’esito clinico complessivo.

Come è possibile prevenire la progressione dal prediabete a diabete conclamato?

È fattibile, mettendo in atto un radicale cambiamento del proprio stile di vita, che includa una dieta equilibrata e la perdita di peso, se necessario; attività fisica, lotta contro la sedentarietà, cura dell’igiene del sonno e cessazione del fumo di sigaretta e del consumo abituale di alcolici e superalcolici. In alcuni casi, potrebbe essere necessario ricorrere anche alla terapia farmacologica sempre in associazione a un nuovo stile di vita più sano.

Secondo il prof. Sesti, la ‘mini-curva’ permette di identificare soggetti con pre-diabete che altrimenti sarebbero sfuggiti alla diagnosi, e quindi alla possibilità di adottare un’efficace strategia preventiva, secondo i criteri diagnostici attualmente in uso. Inoltre, studi longitudinali hanno evidenziato che l’aumento dei livelli di glicemia nella prima ora della curva da carico di glucosio si verifica in modo più precoce nel corso naturale della malattia diabetica, addirittura quasi due anni prima rispetto all’aumento rilevato nella seconda ora.

Come si è arrivati ai nuovi criteri diagnostici di prediabete e diabete?

L’International Diabetes Federation ha redatto il documento di consenso sui nuovi criteri diagnostici dopo un’attenta analisi dei risultati di numerosi studi internazionali sulla rilevanza della glicemia registrata nella prima ora della curva da carico. La Ricerca Italiana ha contribuito in modo rilevante a tali studi, con un notevole apporto da parte del gruppo di Medicina Interna dell’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Andrea-Sapienza Università di Roma, che ha pubblicato oltre 40 articoli sull’argomento. Nel 2015, uno studio firmato dal prof. Giorgio Sesti e dalla prof.ssa Teresa Vanessa Fiorentino, Associato di Medicina Interna all’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro, pubblicato sul prestigioso Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism (JCEM), Organo Ufficiale della Endocrine Society americana, aveva suscitato notevole interesse a livello mediatico e nella comunità scientifica internazionale. Lo studio dimostrava che la glicemia alla prima ora della curva da carico di glucosio poteva predire con buona accuratezza il rischio di sviluppare un diabete conclamato nei successivi 5 anni, anche nelle persone con glicemia a digiuno normale.

Il prof. Sesti sottolinea che la glicemia alla prima ora della curva da carico è già da tempo utilizzata per la diagnosi di diabete gestazionale, rappresentando un elemento fisiopatologico di rilievo che fino ad ora è stato trascurato.

L’iperglicemia precoce, infatti, è già un indicatore di diabete o di un aumento del rischio di malattia. Pertanto, il presidente della SIMI conclude che sebbene i nuovi criteri diagnostici dell’IDF possano essere considerati una “novità” nella diagnosi del diabete, l’importanza della glicemia alla prima ora dell’OGTT è già consolidata da tempo dal punto di vista fisiopatologico.

Come si diagnosticano oggi prediabete (iperglicemia intermedia) e diabete?

NormalePre-diabeteDiabete
Glicemia a digiuno< 99 mg/dl100-125 mg/dl≥ 126 mg/dl
HbA1c (emoglobina glicata)< 5,6%5,7-6,4%> 6,5%*
OGTT (seconda ora)< 139 mg/dl140-199 mg/dl> 200 mg/dl
*(o < 7% secondo altre linee guida)

 

Cosa cambia con i nuovi parametri IDF (che hanno recepito i risultati della ricerca italiana)?

NormalePre-diabeteDiabete
OGTT (prima ora)< 154 mg/dl155-208 mg/dl> 209 mg/dl

 

Come si fa la curva da carico di glucosio (OGTT, Oral Glucose Tolerance Test)?

Dopo un primo prelievo a digiuno (glicemia basale) si somministra una bevanda con 75 gr di glucosio; si ripete quindi il prelievo di sangue dopo un’ora e alla seconda ora.

Chi è l’International Diabetes Federation (IDF)?

L’IDF è un’organizzazione ‘ombrello’ di oltre 240 associazioni nazionali di diabetologia di oltre 161 nazioni e territori. Fondata nel 1950, la sua missione è quella di migliorare la vita delle persone con diabete e di prevenire il diabete nei soggetti a rischio. Il suo quartier generale è a Bruxelles.

Tra le molteplici attività, l’IDF annualmente diffonde un Atlante del Diabete (IDF Diabetes Atlas, vedi References in fondo all’articolo) contenente i nuovi dati epidemiologici, compresi l’incidenza e la prevalenza, e informazioni sull’impatto del diabete. Attualmente, nel mondo, un adulto su dieci (20-79 anni) vive con il diabete, che coinvolge 540 milioni di persone. Secondo le stime dell’IDF, entro il 2045, la prevalenza aumenterà a un adulto su otto. Il 90% delle persone con diabete presenta il diabete di tipo 2, risultante da una complessa interazione di fattori socio-economici, demografici, ambientali e genetici. Tra i principali fattori che contribuiscono allo sviluppo del diabete di tipo 2 si includono l’urbanizzazione (diabete urbano), l’invecchiamento, elevata sedentarietà e un aumento dell’incidenza di sovrappeso e obesità.

Leggi anche

Reference

* La Dott.ssa Maria Rita Montebelli è medico specialista in endocrinologia al Dipartimento di Scienze gastroenterologiche, endocrino-metaboliche e nefro-urologiche del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Roma.
Si occupa da molti anni di divulgazione medico-scientifica, come giornalista, moderatore di incontri scientifici, addetto stampa di diverse Società Scientifiche. Scrive per Quotidiano Sanità e per il portale Salute di Repubblica.

** Il Dr. Andrea Sermonti è giornalista, laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, attualmente Direttore di StudioNews, Bruxelles, Società di servizi stampa, specializzata nell’offerta di service giornalistici per i quotidiani e on line nonché nell’organizzazione di conferenze ed eventi media.

Potrebbero interessarti