L’obesità – tra body positivity e body shaming – è prima di tutto una malattia cronica che va curata

L’obesità - tra body positivity e body shaming – è prima di tutto una malattia cronica che va curata

A cura di Maria Rita Montebelli* e Andrea Sermonti**

Valorizzare la body positivity e condannare il body shaming è sacrosanto se intesi come ‘inclusività’ e guerra alla discriminazione del ‘diverso’, del non allineato ai canoni estetici in vigore ma non va mai dimenticato che l’obesità é una malattia cronica vera e propria e l’obiettivo primario è prenderla in carico e curarla in tutte le sue fasi, cercando di prevenirne lo sviluppo.

Modelle “Curvy”: attenzione ai messaggi fuorvianti veicolati dai mass media

Gli esperti della SIPREC, Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare, riuniti per il XX Congresso Nazionale della Società (Napoli, 15-17 settembre 2022), invitano a difendersi dai messaggi fuorvianti di mass media e canali social.
Sulle pubblicità di marchi famosi, soprattutto americani e nord europei, imperversano da qualche tempo modelle ‘curvy’ che strizzano l’occhio al pubblico sempre più vasto delle donne (ma anche degli uomini) in sovrappeso o con franca obesità. È il frutto di astute campagne di marketing che fanno leva sul trend topic di body positivity, reinterpretandolo però in maniera confondente rispetto ai messaggi di prevenzione.

“Non ci stancheremo mai di ribadire – afferma il prof. Massimo Volpe, Presidente della Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC) – che i chili di troppo, sia quando configurano ‘sovrappeso,’ che ‘obesità’, vanno considerati una malattia vera e propria, che potenzia e si tira dietro una serie di altri fattori di rischio, dal diabete tipo 2, all’ipertensione, alle dislipidemie (alterazione dei lipidi nel sangue), contribuendo attivamente ad aprire la strada a molte altre malattie croniche.

Valorizzare la bodypositivity e condannare il body shaming è sacrosanto se intesi come ‘inclusività’ e guerra alla discriminazione del ‘diverso’, del non allineato ai canoni estetici in voga.

Ma per nessuna ragione dobbiamo far passare il messaggio che l’obesità vada considerata come una condizione ‘normale’, addirittura alternativa alla magrezza eccessiva o al normopeso. In questo campo ‘una persona non è uguale all’altra’.

Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

La SIPREC, in linea con la sua mission di combattere tutti i fattori di rischio cardiovascolari, si è occupata in maniera approfondita di obesità, compilando anche un documento dedicato di oltre 100 pagine (“Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica”) pubblicato nel 2022 e discusso al XX Congresso Nazionale che si è svolto a Napoli dal 15 al 17 settembre.

Prof. Massimo Volpe“Il sovrappeso e l’obesità – prosegue il prof. Volpe – vanno affrontate e trattate già nei bambini e negli adolescenti, senza perdere tempo. Bisogna entrare nell’ordine di idee che non solo l’obesità, ma anche il sovrappeso fa male. Invitiamo dunque le mamme a non pensare che un figlio un po’ in sovrappeso scoppi di salute, mentre quello magrolino sia fragile e predisposto alle malattie.

È come pensare che avere un po’ di pressione alta o un po’ di colesterolo faccia bene. Dobbiamo al contrario combattere con fermezza queste condizioni, intervenendo sullo stile di vita con una dieta personalizzata e un’attività fisica adeguata, ricorrendo se necessario anche a un supporto psicologico e utilizzando tutti i mezzi terapeutici oggi a disposizione, dai nuovi farmaci, come gli agonisti di GLP-1”, fino – nei casi di grave obesità – nei quali tutti gli approcci non siano stati efficaci, alla chirurgia bariatrica, sempre più mininvasiva, che in questi casi risulta un vero e proprio salvavita.
“Purtroppo – prosegue il prof. Volpe – molto spesso sono gli stessi medici e i cardiologi a non affrontare il problema; anche in questo caso è fondamentale un gioco di squadra, lavorando insieme ad una serie di professionisti. Ma soprattutto vogliamo ribadire ancora una volta che l’obesità è una malattia cronica. Bene dunque continuare a combattere il body shaming, cioè la marginalizzazione o peggio il pregiudizio verso la persona con obesità. Ma senza però cadere nella trappola di questa deriva del concetto di body positivity, suggerita da alcune pubblicità e da alcuni messaggi social”.

I numeri dell’obesità in Italia: un trend in crescita, soprattutto nei bambini

In Italia, secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità, 1 adulto su 10 soffre di obesità e 3 su 10 sono in sovrappeso. Le Regioni dove si registra il maggior sovrappeso sono Puglia e Campania; quelle con il maggior numero di persone con obesità sono invece Calabria e Campania. Nel 2019 i bambini italiani in sovrappeso erano il 20,4% e gli obesi il 9,4%. Nella Regione Europea dell’OMS, l’Italia è al primo posto per obesità e sovrappeso nella fascia d’età 5-9 anni.

Il ruolo dell’obesità come fattore di rischio cardiovascolare indipendente – conclude il prof. Volpe – non va dunque sottostimato e derubricato a fattore di rischio ‘minore’, perché al contrario il peso è un protagonista assoluto del nostro stato di salute o di malattia. E bene ha fatto dunque la Commissione Europea a riconoscere l’obesità (marzo 2021) come malattia cronica recidivante, che a sua volta agisce come porta di entrata per un range di altre malattie non comunicabili”.

Reference


Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica »

 

* La Dott.ssa Maria Rita Montebelli è medico specialista in endocrinologia al Dipartimento di Scienze gastroenterologiche, endocrino-metaboliche e nefro-urologiche del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Roma.
Si occupa da molti anni di divulgazione medico-scientifica, come giornalista, moderatore di incontri scientifici, addetto stampa. Scrive per Quotidiano Sanità e per il portale Salute di Repubblica.

** Il Dr. Andrea Sermonti è giornalista, laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, attualmente Direttore di StudioNews, Bruxelles, Società di servizi stampa, specializzata nell’offerta di service giornalistici per i quotidiani e on line nonché nell’organizzazione di conferenze ed eventi media.

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