Principali motivi di scarsa adesione al trattamento antidiabetico

Principali motivi di scarsa adesione al trattamento antidiabetico

Il diabete mellito tipo 2 è una delle malattie croniche in cui è più facile riscontrare un basso livello di aderenza al trattamento in senso lato che comprende quindi cambiamento dello stile di vita, seguire una dieta e un programma di attività fisica e la terapia con farmaci, uno o più, in associazione.

Quando una persona con diabete non segue le indicazioni e il piano terapeutico concordato con il proprio medico, tale comportamento non facilita il buon controllo del diabete nel tempo, anzi può favorirne un peggioramento, soprattutto in termini di complicanze. È importante sforzarsi per cambiare il proprio stile di vita cercando di fare il massimo per aderire al proprio programma di cura; se non si riesce è meglio parlarne con il medico e concordare delle variazioni al proprio piano terapeutico che possano rendere più facile o perseguibile l’aderenza terapeutica.

Le cause della scarsa aderenza terapeutica sono molteplici

In generale, la scarsa o non-aderenza è riconducibile a diversi fattori etiologici più o meno complessi:

  1. fattori individuali, legati al singolo soggetto (età, sesso, storia clinica, attitudini, abitudini, convinzioni erronee circa la natura della malattia o il valore delle terapie, contesto sociale, disponibilità economiche, difficoltà fisiche o disturbi psicologici, politerapia, fumo, disturbi d’ansia e depressione, motivazione, autostima, stress, informazione ed educazione alla cura del paziente e dei familiari, paure dei possibili effetti collaterali dei farmaci, rapporto di fiducia con il proprio medico, etc ). Il paziente può decidere di sua iniziativa, in modo intenzionale e consapevole, di non iniziare o proseguire la terapia prescritta oppure possono insorgere fattori contingenti – nonostante la volontà del paziente – che ne impediscono l’adesione alla cura. In questo caso si osserva un sottodosaggio o un’interruzione del trattamento che incide sull’efficacia prevista.
  2. fattori legati al medico prescrittore e al team di cura (competenza, conoscenza del diabete, attitudini, convinzioni, contesto professionale, capacità di comunicare con il paziente, etc);
  3. fattori correlati al Sistema Sanitario di riferimento del paziente (accessibilità ed equità delle cure, offerta concreta di farmaci e servizi, prescrizione terapeutica alla dimissione ospedaliera, etc).

Motivazioni principali alla scarsa aderenza secondo gli esperti

  • Complessità del trattamento e della frequenza del dosaggio

    Il fattore che più di tutti sembra influenzare negativamente l’adesione a una terapia è la complessità della terapia farmacologica. Difficoltà nell’assumere diversi farmaci (politerapia), più volte al giorno, mancanza di tempo da dedicare alla gestione della terapia ma anche difficoltà nel cambiare il proprio stile di vita.
    Ai soggetti con diabete di tipo 2, infatti, non viene solo prescritto di assumere i farmaci, ma anche di seguire una dieta, di praticare esercizio fisico, di monitorare la glicemia e, cosa ancora più complicata, di effettuare gli opportuni aggiustamenti terapeutici. Infine, un altro importante livello di criticità è da individuare nella carente informazione/formazione fornita ai pazienti dal medico o dal team di cura. Se, in generale, le prescrizioni farmaceutiche vengono compilate e spiegate in maniera adeguata, altrettanto non si può dire degli altri aspetti di gestione della malattia: per esempio, è stato riportato che a quasi tutti i pazienti viene detto di praticare attività fisica, ma che a meno di un quarto di essi viene spiegato come fare.

  • Difficoltà nell’autogestione

    Molti soggetti, pur avendole concordate insieme al proprio medico fanno fatica nella realtà quotidiana a seguire le direttive (per esempio, ad assumere una pillola nel cuore della notte o mentre lavorano, difficoltà nel valutare correttamente la correzione del dosaggio dell’insulina e il momento di iniettarsela, paura dell’ipoglicemia, barriere pratiche, rigidità del dosaggio rispetto allo stile di vita, resistenza ai cambiamenti, scarsa autostima e automotivazione alla cura etc ).

  • Scarsa informazione/educazione del diabetico e dei suoi familiari

    Ogni diabetico e i suoi familiari devono ricevere dal medico tutte le informazioni necessarie ma debbono anche richiederle in modo attivo facendo tutte le domande del caso, legate alla propria situazione particolare (NB: a questo proposito si consiglia di tenere un diario dove appuntare tutte le note e le domande da fare al proprio medico o team di cura alla successiva visita).
    Una volta ricevuta la diagnosi è importante assumere un atteggiamento responsabile e consapevole verso se stessi e la propria malattia.
    Ci si può informare anche online (esistono numerosi siti seri e rigorosi) o acquistando alcuni libri, o rivolgendosi alle numerose Associazioni di pazienti presenti in tutto il territorio nazionale (Amici Obesi Onlus, AILO Onlus).
    È importante mantenere un atteggiamento attivo anche in questo senso e creare con il proprio team un dialogo aperto, di rispetto e fiducia. Una buona comunicazione favorisce una buona adesione alla terapia e quindi un buon controllo del proprio diabete. Se non ti trovi a tuo agio con il tuo medico cercane un altro con cui tu possa parlare apertamente, che ti faccia sentire capito e ascoltato.

  • Negazione del problema

    Molte malattie, in particolare quelle asintomatiche sono “facili” da ignorare anche dopo essere state diagnosticate. Diabete di tipo 2 e ipertensione (alti valori di pressione sanguigna) sono tra queste: non manifestando sintomi particolarmente disturbanti nella vita quotidiana, è facile per le persone che ne soffrono non seguire le indicazioni prescritte. Questa non adesione al trattamento ha – ovviamente conseguenze molto negative nella progressione della malattia e delle sue complicanze.

  • Sapore sgradevole del medicinale, avversione verso le medicine, insorgenza di effetti indesiderati gastrointestinali

    Compresse troppo grosse, difficoltà di deglutizione, paura della terapia, paura delle iniezioni o dell’insorgenza di effetti collaterali a livello gastrointestinale possono nel tempo scoraggiare alcuni soggetti ad aderire pienamente e adeguatamente alla cura. In questo caso, è meglio parlarne sin da subito con il proprio medico per sviscerare ogni dubbio e ogni aspetto che suscita qualche timore o qualche resistenza.

  • Apatia, fatalismo, scarsa motivazione, mancanza di fiducia nell’efficacia del farmaco, esperienze negative precedenti

    Alcuni soggetti non capiscono realmente l’importanza del trattamento antidiabetico (dieta, attività fisica, farmaci), forse condizionati dal fatto che i benefici non sono immediatamente visibili. Naturalmente una forte automotivazione è sempre alla base del successo di un trattamento che richiede modificazioni di comportamento e di stile di vita.

  • Costo della terapia

    Anche il fattore costo può incidere sull’adesione alla terapia in particolare nei soggetti anziani che spesso assumono diverse terapie concomitanti (politerapia) difficili da sostenere economicamente e a lungo termine.

Una scarsa o non-adesione ha sempre ricadute negative sul controllo del diabete anche se non sono apparenti (ed è questo il reale pericolo!!).

Se in qualche momento hai la tentazione di non aderire al piano di cura o ti rendi conto di fare particolarmente fatica ad aderirvi, fissa subito un appuntamento con il tuo diabetologo per poterne discuterne insieme, capire le tue motivazioni e concordare delle potenziali alternative/variazioni che possano favorire una migliore adesione alla cura nel tempo. Molti studi hanno dimostrato che migliore è il dialogo con il proprio medico e migliore è l’aderenza, la soddisfazione e la prognosi clinica. Le informazioni devono essere trasmesse in modo chiaro, univoco e comprensibile.

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ASPETTI PSICOLOGICI NELLA GESTIONE DEL DIABETE E INTERFERENZE CON L’ADERENZA TERAPEUTICA
Considerazioni e riflessioni della d.ssa Linda Bergamini, psicologa e psicoterapeuta

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