Presentato a Roma il 5 febbraio 2023, il Report “Gli Italiani e lo Sport” che fotografa lo stato di salute della pratica sportiva nel nostro Paese.
Sono ancora molti, oggi in Italia, i divari nel campo della pratica sportiva, inclusi quelli geografici tra Nord e Sud, quelli legati al genere, nonché le disparità per reddito e istruzione. È di fondamentale importanza considerare l’impatto di questi gap sulla salute complessiva della popolazione. È il tema centrale di una conferenza che ha incluso la presentazione del “Factsheet 2023: Analisi comparativa di attività fisica, sedentarietà, obesità e sovrappeso nelle regioni italiane” e del numero di gennaio dello Sportcity Journal. Il focus era anche sul Parere di Iniziativa, approvato lo scorso novembre dal Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, che si concentra su “Costruire il modello sportivo europeo basato sui valori, dal basso verso l’alto: un mezzo per favorire l’inclusione e il benessere sociale dei giovani europei”.
Un avvio dei lavori di grande prestigio e con notevoli prospettive
Il 5 febbraio ‘24, presso la Sala Conferenze “David Sassoli” di Esperienza Europa a Roma, è stato presentato il report “Gli Italiani e lo Sport“, frutto del lavoro dell’Osservatorio Permanente sullo Sport, spin-off della Fondazione SportCity, in collaborazione con Istat, IBDO Foundation e l’Istituto Piepoli.
All’evento sono intervenuti: Federico Serra, Presidente dell’Osservatorio Permanente sullo Sport; Fabio Pagliara, Presidente di Fondazione SportCity; Dino Giarrusso, Parlamentare Europeo; Massimo Pronio, Responsabile Comunicazione della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea; Veronica Nicotra, Segretario Generale Anci; Andrea Lenzi, Presidente CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Paolo Sbraccia, Vice Presidente Vicario di IBDO Foundation, Roberta Crialesi, Dirigente del Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza Istat, e Roberto Lamborghini, Sport Advisor Sg Plus.
Il Rapporto “Gli Italiani e lo sport”
Un lavoro complesso e articolato, realizzato con i contributi di 28 esperti e 10 parlamentari (Chiara Appendino, Mauro Berruto, Paolo Ciani, Guido Quintino Liris, Simona Loizzo, Paolo Marcheschi, Roberto Pella, Mario Occhiuto, Fausto Orsomarso, Daniela Sbrollini), con un intervento del Ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi e con le prefazioni di Giovanni Malagò, Presidente del Coni, Luca Pancalli, Presidente Del Cip, Claudio Barbaro, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, e Marco Mezzaroma, Presidente Sport e Salute.
Un popolo di “sportivi da salotto”. In Italia, infatti, la quota di persone sedentarie, che dichiarano cioè di non svolgere né sport né attività fisica nel tempo libero, è pari a più di un terzo della popolazione.
Emerge uno scenario impietoso, focalizzato soprattutto sulle Regioni del Sud e sulle Isole, dove paradossalmente le condizioni climatiche dovrebbero favorire una maggiore attività fisica all’aperto. Il marcato divario Nord-Sud, con i tassi più bassi riscontrati nelle province autonome di Trento (16,2%) e Bolzano (16,9%) e i più elevati in Calabria (59,3%) e Sicilia (59,3%), dipinge un quadro di divisioni geografiche in Italia. Inoltre, in molte Regioni del Sud, oltre la metà della popolazione non si dedica a sport o attività fisica, come evidenziato in Campania (55,1%), Puglia (54,8%) e Basilicata (53,7%).
I dati Istat confermano le ben note disparità sociali, con notevoli differenze in base al livello di istruzione a tutte le età, soprattutto tra gli adulti di 25-44 anni: nel 2022, la percentuale di persone con basso titolo di studio che non pratica sport o attività fisica è oltre il doppio di quella con un titolo di studio più elevato (49,7% vs 17,9%). Inoltre, nell’arco di venti anni (2001-2021), la sedentarietà è diminuita in misura maggiore tra coloro con titolo di studio alto, accentuando le disuguaglianze sociali nel tempo.
La conferenza è stata anche occasione per presentare altri due documenti:
- il “Factsheet 2023: Analisi comparativa di attività fisica, sedentarietà, obesità e sovrappeso nelle Regioni Italiane” (vedi References). L’obiettivo di questa pubblicazione è quello di aprire un dibattito reale a livello nazionale e in ogni Regione, sul ruolo che ha lo “sport”, nell’accezione inclusiva del termine che comprende l’esercizio fisico strutturato e l’attività motoria, e che può avere nella prevenzione dell’obesità e delle malattie croniche non trasmissibili. Nasce dalla consapevolezza che è arrivato il tempo di sviluppare sinergie fattuali nel promuovere il concetto che sport è salute;
- il numero di gennaio dello Sportcity Journal (vedi References), dedicato al Parere di Iniziativa presentato dall’On. Roberto Pella e approvato lo scorso novembre dal Comitato delle Regioni dell’UE su “Costruire il modello sportivo europeo basato sui valori, dal basso verso l’alto: un mezzo per favorire l’inclusione e il benessere sociale dei giovani europei”.
“A piccoli passi, stiamo concludendo la ‘rivoluzione dolce’ che avevamo avviato e ci stiamo avvicinando alla ‘Repubblica del movimento’ – afferma Fabio Pagliara, Presidente della Fondazione Sportcity. Questo rapporto dell’Osservatorio Permanente sullo Sport ritrae, grazie agli autorevoli interventi di rappresentanti del governo, del parlamento, dello sport, della salute e del benessere, unitamente al contributo di dati forniti da Istat, IBDO Foundation e Istituto Piepoli, il sentimento nei confronti dello sport nel nostro Paese durante questo percorso verso una vera Repubblica del movimento.”
“I dati presentati oggi, fanno riflettere su come viene erogata la cultura sportiva e del movimento nel nostro Paese,” dichiara Federico Serra, Presidente dell’Osservatorio Permanente dello Sport della Fondazione SportCity. “Emergono numerose disparità: tra Nord e Sud, tra le singole regioni, ma anche tra giovani e anziani, donne e uomini, e così via. Il dato più significativo, e al contempo preoccupante, riguarda la limitata inclinazione dei giovani verso la pratica sportiva. I dati Istat confermano le ben note disuguaglianze sociali, con nette differenze legate al livello di istruzione, specialmente tra gli adulti di 25-44 anni. Nel 2022, la percentuale di persone con basso titolo di studio che non pratica sport o attività fisica è oltre il doppio rispetto a chi possiede un titolo di studio più elevato (49,7% contro 17,9%).
La recente legge che colloca lo sport nell’articolo 33 della Costituzione italiana apre una speranza per interventi uniformi e organici su tutto il territorio nazionale, eliminando un inaccettabile divario territoriale dal punto di vista etico e sociale.
“Gli stessi fattori che hanno contribuito all’allungamento della vita media ora implicano una maggiore attitudine alla sedentarietà” afferma il prof. Andrea Lenzi, Presidente del CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Pertanto, non solo lo sport agonistico, ma anche tutta l’attività fisica adattata (considerando età, genere, patologie, ecc.) rappresenta oggi, insieme a una corretta alimentazione, una strategia preventiva efficace e una terapia per le malattie croniche non trasmissibili, come quelle metaboliche (diabete, obesità etc), cardiovascolari e polmonari. Questa forma di terapia dovrebbe essere prescrivibile come un autentico farmaco e somministrabile in apposite strutture sanitarie nell’ambito di una terapia educazionale” conclude Lenzi.
Nel 2022, gli italiani che praticano sport nel tempo libero, in modo continuativo o saltuario, sono stati 19,9 milioni, più di un terzo della popolazione di 3 anni e più.
Roberta Crialesi, Dirigente del Servizio Sistema Integrato Salute, Assistenza e Previdenza Istat, riferisce che il 26,3% della popolazione italiana pratica sport in modo continuativo, coinvolgendo circa 15 milioni di individui, mentre un ulteriore 8,3% si dedica all’attività sportiva in modo saltuario. Nonostante le nuove generazioni mostrino livelli di pratica sportiva più elevati rispetto alle precedenti, quasi due terzi della popolazione non sono coinvolti in alcuna attività sportiva. Persistono divari su diversi fronti, come:
- il genere (nel 2022 il 40,2% degli uomini pratica sport in modo continuativo o saltuario rispetto al 29,2% delle donne);
- il territorio (con oltre 15 punti percentuali di differenza nella pratica sportiva tra Nord-Est e Sud);
- l’istruzione (negli ultimi 20 anni, l’attività sportiva è aumentata principalmente tra uomini e donne con titolo di studio più elevato, accentuando il divario socio-culturale con una differenza del 35%) e
- ulteriori disuguaglianze legate al reddito e alla famiglia.
Una percentuale molto alta (80-90%) della mortalità, morbosità e costi dei Sistemi Sanitari nei Paesi Occidentali, è causata da malattie che derivano da alterati stili di vita; tra questi spiccano l’aumento dell’introito calorico e la sedentarietà, che sono poi alla base dello sviluppo di obesità.
Paolo Sbraccia, Vice Presidente Vicario di IBDO Foundation, evidenzia che nelle società iper-tecnologizzate come la nostra si sono raggiunti livelli di sedentarietà inimmaginabili in epoche precedenti. “Questa sedentarietà – sostiene Sbraccia – si traduce in una riduzione dell’aspettativa di vita, causata dalla diffusione di malattie e fattori di rischio diventati i veri ‘killer’ delle nostre società, come obesità, diabete, ipertensione, dislipidemia, aterosclerosi, tumori, eccetera. È quindi evidente che uno degli elementi chiave nella promozione della salute è l’implementazione dell’attività fisica. La letteratura scientifica concorda sul fatto che l’attività fisica regolare rappresenta un efficace argine contro molte malattie cronico-degenerative. Tuttavia, attualmente, la promozione dell’attività fisica rimane un problema irrisolto nel contesto sanitario, a causa di vari fattori. Mancano ipotesi di rimborsabilità o di inclusione nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), così come possibilità di detrazione fiscale per le spese sostenute per l’attività fisica.”
È giunto il momento che lo sport sia formalmente riconosciuto come strumento essenziale di politica pubblica e attore di comunità.
“Il ritorno in ambito sanitario e sociale che lo sport garantisce ai territori e alle loro comunità non deve essere separato dagli aspetti legati alla sua rilevanza economica”, sostiene l’On. Roberto Pella, Vicepresidente vicario ANCI e Membro della Commissione SEDEC del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, Presidente dell’Intergruppo parlamentare “Qualità di vita nelle città”. “Lo scorso novembre, il Comitato delle Regioni dell’Unione Europea ha approvato un Parere d’iniziativa da me presentato, incentrato sullo sport come infrastruttura sociale unica, che incorpora i valori fondamentali dell’Unione Europea. L’invito espresso in questo parere d’iniziativa potrebbe stimolare un’azione proattiva da parte delle istituzioni, ponendo lo sport al centro dell’agenda politica come una realtà trasversale che abbraccia dimensioni sociali, culturali, economiche e sanitarie.” Speriamo davvero che ciò si verifichi in tempi brevi e su tutto il territorio nazionale.
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References
- Il Rapporto “Gli Italiani e lo Sport”
“La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”
Art. 33 Costituzione Italiana - Factsheet 2023: Analisi comparativa di attività fisica, sedentarietà, obesità e sovrappeso nelle Regioni Italiane, realizzato da Fondazione SportCity e Osservatorio permanente sullo Sport in collaborazione con Istat, CORESEARCH, IBDO Foundation,Federazione delle società di diabetologia (FeSDI), Open Italy, Bhave, European Association for the Study of Obesity (EASO), Italian Obesity Network (IO-NET).
- Sportcity Journal, gennaio 2024
Rivista digitale “scientifica e divulgativa” semestrale della Fondazione SportCity
edita da LASTMILE. Il numero di gennaio 2024 è dedicato all’Osservatorio Permanente sullo Sport e all’Approvazione del Parere d’iniziativa presso il Comitato delle Regioni dell’UE “Costruire il modello sportivo europeo basato sui valori, dal basso verso l’alto: un mezzo per favorire l’inclusione e il benessere sociali dei giovani europei”.