Più che raddoppiata la spesa sanitaria per la gestione del diabete in Italia in meno di 15 anni, e la tendenza è a un ulteriore aumento dei costi: solo per il 2010 si stima che le persone con diabete in Italia, che saranno 4,2 milioni di persone, costeranno alle casse del SSN 11 miliardi di euro.
È il dato riferito da Sandro Gentile, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi Italiani (AMD) in occasione del 45/imo congresso della associazione europea per lo studio del diabete in corso a Vienna.
In Italia è colpito da questa condizione oltre il 5% della popolazione e questa quota è destinata a crescere al 7%, pari a 4,2 milioni di persone, nel 2010. Essendo una malattia cronica con complicanze nel tempo, ha ricordato Gentile, il diabete comporta dei costi non indifferenti: ”se nel 1998 il diabete pesava per 5 miliardi di euro, pari al 6,7% della spesa sanitaria, nel 2006 si è passati a otto miliardi, circa l’8% della spesa sanitaria totale e per il 2010 si supereranno gli 11 miliardi di euro. Per razionalizzare i costi, ha spiegato Gentile, come pure per la salvaguardia della salute dei pazienti, è quanto mai necessario gestire la malattia sin dall’inizio, trattando le persone già quando la loro glicemia non è altissima. Infatti oggi ”quando facciamo la diagnosi di diabete già il 50% della capacità pancreatica di produrre insulina risulta compromessa nel paziente – ha detto Gentile – invece bisognerebbe agire quando ancora il livello di glicemia è non grave”.
Infatti, ha proseguito, se abbatti da subito il livello di emoglobina glicata (un parametro di misura della gestione del diabete importantissimo) di un punto avrai la riduzione di un quarto delle complicanze a 5 anni dalla diagnosi, che si traduce in una riduzione notevole di spesa sanitaria. Per intervenire al meglio, ha sottolineato Gentile, serve l’organizzazione dei servizi diabetologici, l’integrazione delle competenze specialistiche e della medicina generale e nuovi modelli assistenziali-gestionali.
L’Italia, ha concluso, ha mostrato un progressivo miglioramento delle performance assistenziali tra 2004 e 2007, come dimostrato da un miglioramento di tutti gli indicatori clinici della malattia (emoglobina glicata, controllo lipidico etc), ma ancora molto bisogna fare nel campo della prevenzione.
Fonte: 30 settembre, unità.it