La prostatite: che cos’è? Che sintomi dà? Quali esami richiede la diagnosi? Come si cura? Ce ne parla lo specialista, Prof. Gabriele Antonini, urologo-andrologo, ASST Sette Laghi Varese.
Che cos’è la prostatite?
La prostatite è una condizione di infiammazione della prostata non associata a formazioni tumorali che interessa soprattutto gli uomini sotto i cinquant’anni di età, sessualmente attivi. Può essere determinata da diversi fattori: l’alimentazione, in particolare; sappiamo, infatti, che la prostata è strettamente attaccata al retto quindi tutto quello che arriva dall’intestino può determinare, nelle condizioni predisponenti, delle infiammazioni prostatiche. Anche i rapporti sessuali possono favorire una prostatite in caso di infezioni sessualmente trasmesse di un partner o di entrambi.
La prostatite può di essere di vario tipo, sia causata da batteri (prostatite acuta batterica, forma in genere recidivante per fortuna poco frequente che può allargarsi anche alle vescicole seminali, i dotti deferenti, gli epididimi e i testicoli) sia non batterica (prostatite non batterica). Quest’ultima può esordire ad ogni età ma in genere compare dopo il 25 anni.
Il diabete può favorire la prostatite?
Secondo la letteratura scientifica i soggetti con diabete, in particolare diabete tipo 2, chi soffre di cirrosi epatica, o ha uno stile di vita particolarmente sregolato, sedentario, fuma molto e beve abitualmente alcolici ha un maggior rischio di prostatite.
Quando presenti, quali possono essere i sintomi della prostatite?
Spesso, soprattutto le forme acute non sono presenti sintomi. Quando si manifestano, possono comparire segni e sintomi tipo: · bruciore alla minzione ·febbre · disuria (difficoltà o dolore quando si fa la pipì) · eiaculazione precoce · difficoltà nell’erezione, talvolta · incontinenza.
In particolare, nei casi di prostatite acuta batterica possono manifestarsi: · febbre · urgenza di fare la pipì (soprattutto di notte) · disuria · brividi · dolori nella parte bassa della schiena e nella zona genitale.
In caso di prostatite asintomatica non si manifestano dolori o fastidi ma dalla visita possono riconoscersi segni di infiammazione o infezione nello sperma o nel secreto prostatico.
Come si fa la diagnosi di prostatite?
La diagnosi di prostatite deve essere molto precoce: viene effettuata attraverso un’esplorazione rettale che serve a valutare la consistenza della ghiandola prostatica e rapporti con l’ambiente circostante. Come detto, la prostata (e anche la vescica) sono separate dall’intestino retto da una sottile fascia che si chiama Denonvilliers o fascia retroprostatica che ha lo spessore di un foglio di carta. Toccando la prostata, l’urologo ne percepisce la consistenza e capisce – ovviamente valutando insieme anche i sintomi del paziente – se la ghiandola è infiammata oppure no. Va comunque tenuto presente che in molti casi la prostatite è asintomatica (l’uomo non riferisce alcun sintomo), quindi è solo attraverso un controllo periodico che può essere evidenziata per evitare un ritardo nella diagnosi.
In caso di dubbi, per fare una diagnosi certa si può fare un massaggio prostatico: questa stimolazione determina una secrezione dall’uretra che viene raccolta con un piccolo tampone e consente di fare una diagnosi differenziale tra una prostatite batterica e una prostatite non batterica (prostatite abatterica).
Come si cura la prostatite?
Ovviamente la terapia deve essere sempre sintomatica. Sull’attacco acuto si fa in genere una terapia d’urto con farmaci antinfiammatori (associati ad antibiotici in caso di prostatite batterica) e si agisce anche migliorando lo stile di vita, soprattutto alimentare e sessuale. I controlli regolari da uno specialista urologo/andrologo sono importanti per evitare che la prostatite acuta si evolva in prostatite cronica che diventa poi davvero difficile da trattare. Quindi un consiglio che mi sento di ripetere è quello di non sottovalutare mai i sintomi di una prostatite che in alcuni casi – ma non sempre – possono manifestarsi con un’urgenza minzionale vistosa. Fare subito una visita dall’urologo/andrologo per un check di base e valutare insieme il percorso e l’iter terapeutico da intraprendere, diverso da persona a persona.
E per quanto riguarda la prevenzione del tumore alla prostata?
Ovviamente la fascia d’età più sensibile è quella dei cinquantenni e oltre perché il tumore alla prostata ha una grande incidenza dai cinquant’anni in poi; quindi è consigliabile fare uno screening prostatico che può essere eseguito con un’esplorazione rettale o un’ecografia transrettale o addirittura con una risonanza magnetica multiparametrica della prostata che al giorno d’oggi è diventato l’esame gold standard per valutare la presenza di lesioni prostatiche e ultimo ma non meno importante il test PSA che è – ricordiamolo – un marcatore specifico della ghiandola, ma non delle patologie che lo colpiscono. È un marker importante e – se correlato alla diagnostica strumentale e all’esplorazione transrettale ci permette di avere degli indizi molto importanti per effettuare una buona prevenzione per il tumore alla prostata.