Diagnosi di diabete: come rielaborare la notizia e reagire in modo attivo?

Diagnosi di diabete: Come rielaborare la notizia e reagire in modo attivo?

La diagnosi di una patologia cronica come il diabete e in particolare il diabete di tipo 1 stravolge le vite delle persone. Ognuno desidera per sé e per i propri cari una vita ricca di salute, ma talvolta ciò non si verifica.
La diagnosi assume quindi le caratteristiche di un trauma, parola che deriva dal greco trayma, ovvero ferita, frattura, rottura. Infatti, proprio come se avesse avuto luogo un terremoto, si crea una frattura tra la vita che precede e posticipa tale evento.
Questa è una delle ragioni per le quali molto spesso si sviluppa un intenso distress emotivo, accompagnato dalla percezione di non avere le risorse sufficienti per far fronte alla situazione.

La diagnosi investe l’intera famiglia: il vissuto dei fratelli

L’evento diagnosi investe non solo chi ne è direttamente interessato, ma l’intera famiglia e le sue dinamiche. Perciò, come essa viene affrontata anche dai diversi membri che compongono il nucleo familiare, è di primaria importanza.

A questo proposito, come viene vissuta la diagnosi dai fratelli dei piccoli pazienti? Pochissimi studi esplorano quest’area tematica. Uno di essi1 indica come anche i fratelli e le sorelle vengano certamente toccati da questo evento e dalle ripercussioni sulla vita familiare, dallo stato psicologico dei genitori che si riflette inevitabilmente anche nella relazione con gli altri figli.

Infatti, non sono solo il paziente e i suoi genitori a sperimentare distress emotivo, ma anche fratelli e sorelle. Più nello specifico, si osserva una tendenza generale a “internalizzare”, ovvero a tenere dentro di sé il disagio che assume sfumature di tipo ansioso, soprattutto in termini di preoccupazioni. Nello studio sopra citato, i timori relativi al diabete frequentemente non vengono espressi ai genitori per evitare di essere la causa di ulteriori preoccupazioni.

Le reazioni psicologiche alla diagnosi

Gli effetti psicologici che più frequentemente si riscontrano sui pazienti adulti, in età pediatrica e nei genitori a seguito della diagnosi di diabete tipo 1, sono legate allo stress post traumatico (osservabile in forma moderata nella metà dei bambini2), all’omonimo disturbo (Disturbo da Stress Post-Traumatico che colpisce un bambino su 5 circa2), al dominio di ansia e depressione.

Nei primi due casi, la persona adulta vive una reazione psicologica analoga a quella di molti reduci di guerra o di chi è vittima di una calamità naturale. Di nuovo quindi, torna la metafora del terremoto che ha conseguenze visibili e invisibili su tutto ciò che è stato costruito in precedenza. C’è chi perde la casa e quindi parte della sua identità. Chi ritrova la propria abitazione con danni consistenti, ma reversibili e chi la ritrova solo con alcune crepe, poiché in precedenza costruita con misure anti-sismiche che in psicologia chiamiamo resilienza.
Accade quindi di sentirsi in un costante stato di allerta, ipersensibilità e quel momento doloroso viene vissuto nuovamente anche nelle settimane, come se avesse nuovamente luogo.

In altri casi, capita di sviluppare frequente ansia dovuta alla presenza di pensieri catastrofici legati al futuro, come ad esempio “E’ terribile, le cose andranno sempre peggio! Non ce la farò a sopportare questa situazione!”.
Infine, può prendere forma uno stato emotivo depressivo, determinato da pensieri legati a valutazioni negative su di sé (per es: “Sono un cattivo genitore”), sul mondo (per es: “Il mondo è un posto orribile”) e/o sugli altri3.

Tuttavia, pur sviluppando nei primi mesi dopo la diagnosi alcuni sintomi, alcune persone riescono a “stare” con questo enorme dolore, senza lasciarsene travolgere completamente. Cosa determina il fatto che alcuni incorrano in uno stato psicopatologico, mentre altri no? La risposta non è semplice. In linea generale, il complesso intreccio tra molteplici fattori legati a caratteristiche di personalità, alle strategie che vengono utilizzate per far fronte alle difficoltà, alle dinamiche familiari presenti e passate, alla storia di vita unica di ogni membro della famiglia, alla presenza di eventi avversi precedenti e molto altro, determinano il livello di salute mentale complessivo dopo la diagnosi di diabete tipo 1.
In questo senso, il compito dello psicologo esperto in diabetologia è anche quello di stimare quante e quali risorse o criticità possieda ogni singolo familiare per affrontare tale evento, proponendo quindi interventi efficaci e mirati.
Frequente nei mesi successivi alla diagnosi, è la sensazione di sentirsi intrappolati nelle nuove e meccaniche routine giornaliere.

Come elaborare la notizia?

Il processo di elaborazione della diagnosi di diabete chiama in gioco una moltitudine di fattori. Tuttavia, è possibile fornire alcuni suggerimenti generali:

  • Concedersi del tempo per vivere ed elaborare la propria sofferenza.
  • Pensare ed acquisire la consapevolezza che non ci sono tempistiche definite a priori, né il “giusto” modo per affrontare tale periodo.
  • Condividere il proprio dolore con i familiari, compresi i bambini. Spesso si crede che i più piccoli non siano ancora pronti o non abbiano le risorse per affrontare tale situazione. Così facendo, il silenzio diventa un pericoloso muro di possibili interpretazioni e paure.
  • Focalizzarsi il più possibile verso la risoluzione di problemi concreti.
  • Fornire informazioni sul diabete adeguate all’età dei fratelli/sorelle del paziente soprattutto in età pediatrica. Responsabilizzare anche loro in maniera appropriata nel supporto e nella gestione concreta della patologia.
  • Mantenere quanto più possibile una continuità nella propria vita.

References

1) C Hollidge (2001). Psychological adjustment of siblings to a child with diabetes. Health Soc Work 2001 Feb;26(1):15-25

2) Sismanlar, S, Demirbas-Cakir, E, Karakaya, I, et al. (2012). Post traumatic stress symptoms in children diagnosed with type 1 diabetes. Italian Journal of Pediatrics, 38 (13)

3) Beck, AT (1976) – Cognitive therapy and emotional disorders. New York: Meridian. Trad it. Principi di terapia cognitiva. Roma: Casa Editrice Astrolabio, 1984

 

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