España en elcorazon

Bienvenido a España, en Cataluña! Il primo incontro è con Girona,  piccola città della Catalogna, che mi sorprende, contornata di alture, ma con notevoli monumenti storici, tra cui spicca l’imponente cattedrale. In Spagna i prezzi sono più bassi e ne approfitto per un buon pranzo in centro, dormo in un ostello per pochi euro. Nello scegliere i luoghi dove dormire, preferisco gli ostelli e le case private, con la cucina disponibile, perché così, ho la possibilità di preparare pasti adatti a soddisfare le mie esigenze di diabetico e di sportivo, che non vuole appesantirsi con cibi elaborati di lenta digestione. Con il diabete tipo 1, si può!

Girona: prima tappa della Catalogna

Le piste ciclabili francesi sono scomparse. In Spagna, sulla costa mediterranea, la rete ciclabile è presente più che altro nei centri urbani, salvo qualche percorso extraurbano e non sempre ha una struttura adeguata. Non bisogna dare per scontato che esista una strada in prossimità del mare, come ad esempio avviene in Liguria con l’Aurelia, inoltre la rete viaria è stata completamente rinnovata negli ultimi anni, talvolta mancano, strade intermedie tra le strade rurali e le superstrade ad alta intensità di traffico, simili nella loro struttura alle autostrade.

Il mattino dopo leggo sul web, che in Catalogna ci sono agitazioni e scontri per le rivendicazioni indipendentiste e soprattutto per l’arresto del leader Carles Puigdemont in Germania, Girona è considerato un punto caldo, perché Puigdemont è stato sindaco della città, noto anche che alle cinque del mattino alcuni ragazzi tedeschi, avevano ricevuto un sms e in fretta e furia avevano lasciato l’ostello. Percorro le strade di Girona con attenzione, chiedendomi se le mie vistose borse gialle potessero simboleggiare i moti indipendentisti o viceversa, incontro qualche gruppo con le bandiere della Catalogna, qualche coro e alcuni veicoli della polizia, ma niente di particolare, raggiungo Lloret de Mar in poche ore.

Percorrendo la Catalogna, faccio molta attenzione a non incrociare manifestazioni e le relative forze dell’ordine, mi preoccupa perdere tempo per i blocchi stradali e trovarmi a pedalare nell’oscurità, poi non si sa mai cosa può succedere, in mezzo al caos ci può essere qualche male intenzionato che ti ruba le borse con i farmaci, oppure se la polizia fa una retata e rimani coinvolto, potresti non riuscire a mangiare o ad assumere i farmaci. Sono in sostanza timori immotivati, ma per mia natura sono previdente, calcolatore e razionale.

Paolo Leccia - Diabete Tipo 1In arrivo a Barcellona: me la voglio assaporare

Barcellona si avvicina, così decido di fermarmi a Matarò per abbreviare la tratta successiva ed avere le gambe fresche per visitare la capitale della Catalogna. Piacevolissimo il percorso costiero che arriva alla città: parto alle 7,30 con i fanali accesi e verso le 10 arrivo al monumento dedicato a Cristoforo Colombo nel centro; lascio i bagagli in un ostello affollato e sporco.

Apro il frigo per gli ospiti e sono sopraffatto dal tanfo degli alimenti scaduti, così mi rifiuto di depositare la borsa frigo con l’insulina e decido di metterla nell’armadietto del deposito bagagli, chiuso con il lucchetto, ma anche qui trovo due dita di polvere e addirittura degli indumenti intimi abbandonati; cambio ancora idea e mi porto la borsa nella camerata con i letti, dove incontro un ragazzo giapponese, che, spiegata la situazione e la necessità di conservare l’insulina al fresco, mi suggerisce di comprare un sacchetto di cubetti di ghiaccio al supermercato, sì perché in Spagna nel reparto surgelati è facile trovare dei sacchetti di ghiaccio.

Strade stracolme di turisti da tutto il mondo, città molto bella, rischio la multa per percorrere la Rambla in bicicletta. Visito la cattedrale, le piazze e i monumenti principali poi il Parco Güell di Gaudì, con i faticosi saliscendi, raggiungo euforico la Sagrada Familia, ma mi attende una brutta sorpresa, i biglietti si comprano solo on-line e ce n’è un numero limitato giornaliero, impossibile entrare, per un panino mi tocca pagare 12 euro, simili episodi si ripresenteranno durante la giornata ma riuscirò a evitarli.  Proseguo visitando le zone a destra e sinistra della Rambla, il lato sinistro direzione mare è interessante e ricco di monumenti e negozi, il lato destro è degradato, s’incontrano tossicodipendenti che si rotolano per strada, prostituzione di tutti i generi e personaggi poco raccomandabili.
La zona del porto vecchio è invece moderna e piacevole, con lunghi percorsi pedonali e ciclabili, una funivia panoramica per attraversare il porto, un centro commerciale e con poche pedalate delle spiagge mondane. Torno all’ostello esausto. Attorno a me i moti indipendentisti hanno bloccato l’autostrada per tutto il giorno ed hanno bloccato la principale stazione ferroviaria, incrocio alcuni gazebo indipendentisti, molte bandiere e striscioni; l’impressione è che i percorsi turistici siano esentati per evitare allarmismo in prossimità delle prenotazioni estive, comunque si nota un gran numero di addetti alla sicurezza anche in abiti civili.

I letti a castello, per mia fortuna hanno una tendina scorrevole che ti permette un po’ di privacy e soprattutto di cambiare il catetere e l’ago-cannula del micro, senza incrociare sguardi indiscreti. Non sempre si ha voglia di spiegare in inglese, non sempre le persone hanno voglia di capire.

Il viaggio continua in Catalogna: direzione Tarragona e oltre

Parto da Barcellona appena la luce lo consente ed è caotico attraversare la periferia e le aree industriali, cerco di costeggiare il mare, ma in Spagna, non sempre la strada segue la costa, ad ostinarsi capita di dover tornare indietro anche di qualche km, così si è pressoché costretti a seguire le strade principali, con grande traffico veicolare, ma con una pavimentazione ottima, una stretta corsia laterale e tracciati con pendenze lievi. Tarragona è un’altra bella città, con un notevole patrimonio storico; come a Barcellona la vecchia area portuale è stata riprogettata, a uso turistico e culturale.

Lo spazio per i bagagli è poco, così quando sono partito, per portare tutto, dovevo per forza avere gli indumenti più voluminosi addosso, non c’era spazio nelle borse, poi a Tarragona ho finito una scatola di sensori per la glicemia, che sono il componente più voluminoso e questo mi ha permesso di recuperare spazio prezioso. I ricambi del microinfusore e le altre occorrenze, sono state divise in parti uguali nelle due borse, perché nel caso avessi perso una delle due, avrei comunque avuto una scorta, inoltre questo materiale è leggero, quindi il peso era meglio bilanciato tra il lato sinistro e quello destro.

Proseguo fino a L’Ampolla, una splendida località balneare prima della foce del fiume Ebro, ci sono dei grandi hotel ma senza le strutture gigantesche e ininterrotte di altri luoghi. Il meteo mi riserva una forte tempesta di vento, tanto che è difficile stare in sella, le borse laterali fanno da vela, così decido di spostare dietro la borsa anteriore e abbasso il manubrio per avere maggiore stabilità. Dopo il promontorio dell’Ebro, la situazione migliora, ma seguendo il navigatore, mi perdo un buon tratto della Via Verde ciclabile da Oropesa; raggiungo Castellón de la Plana, che visito brevemente, è una città moderna perché la guerra civile spagnola ha distrutto gran parte del patrimonio storico, ma comunque vivace e ben curata.

In previsione della Pasqua faccio scorta di cibo, perché mi dicono che solo pochi esercizi rimangono aperti, inoltre decido una tappa più breve, mi fermo a Sagunto, per riposare un po’ le gambe e per evitare rincari eccessivi nel pernottamento; la città è nota per il patrimonio storico e culturale e non richiede lunghe camminate per essere visitata.

Nella borsa agganciata al manubrio, tengo sempre 4/5 etti di zucchero in zollette, una piccola scorta d’insulina dentro quei sacchetti che mantengono la temperatura bassa, tramite l’evaporazione dell’acqua, un paio di ricambi per il microinfusore, alcune strisce per il glucometro e un sensore di ricambio, portafoglio e telefono; quando scendo dalla bicicletta, fosse anche solo per allontanarsi di pochi metri, porto sempre con me questa borsa. In totale ci sono tre borse più la borsa termica, per un peso complessivo di circa 25 kg. 

Riparto per Valencia, grande meta turistica della Spagna

Questa volta la “sorpresa” è l’autostrada che corre lungo la costa, fiancheggiata a monte, anziché dal lato della costa, da una via di servizio per i mezzi agricoli. Non potendo viaggiare lungo l’autostrada, percorro chilometri, sulla strada di servizio, senza poter vedere la spiaggia o il mare, poi alla periferia di Valencia, a Port Saplaya decido di prendere il cavalcavia ciclopedonale, per vedere il centro turistico e commerciale, di recente costruzione, ma appena finito l’abitato, la strada costiera s’interrompe per un fiumiciattolo e bisogna tornare all’interno per riprendere una strada non vietata alle biciclette.

Finalmente, percorro il lungomare che mi porta a Valencia, con grandi spiagge, locali turistici e una temperatura quasi estiva. Notevole il patrimonio storico di Valencia con l’immancabile cattedrale cattolica, che custodisce il Santo Graal dell’ultima cena, da non perdere la Lonja de la Seda o Lonja de los Mercaderes (Loggia della Seta o Loggia dei Mercanti) del XVI secolo, dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco e i Giardini del Turia, un’ampia striscia verde che attraversa la città, costruiti al posto del fiume Turia, deviato per evitare inondazioni. All’interno dei giardini del Turia, in gran parte dotati di pista ciclabile, si trovano molteplici attrazioni tra cui la Città delle Arti e delle Scienze (Ciudad de lasArtes y de lasCiencias ) dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava, uno straordinario complesso architettonico diviso in sei grandi sezioni: il Palazzo delle Arti, l’Umbracle, una straordinaria terrazza panoramica, l’Hemisfèric con il planetario, il Museo della Scienza, l’Oceanográfic che è il più grande acquario d’Europa, infine l’Agorà. La zona del porto è meno raffinata rispetto ad altre città.

La gestione del diabete è ormai una routine, come a casa, cerco comunque di gestirlo con molta precisione per avere un’ottima condizione fisica e godermi appieno la vacanza; talvolta mangio mezza zolletta di zucchero per alzare la glicemia di 10-15 punti oppure faccio boli di 0,5 – 0,7 unità di insulina per avere una curva glicemica stabile. L’attività fisica è di grande aiuto, ti rendi conto che carboidrati e insulina li puoi gestire con molta più efficacia e prevedibilità rispetto a casa, se ti capita di mangiare più del dovuto, basta pedalare per 30/40 minuti per mandare a posto la glicemia. L’attività fisica, insieme alla tecnologia sono di grande aiuto e stanno rendendo possibile e soprattutto piacevole questo viaggio in bicicletta anche con il diabete tipo 1.

Lasciata Valencia, proseguo verso il Sud della Spagna

A Valencia mi fermo due giorni in un buon ostello dentro la stazione, poi proseguo fino a Gandia costeggiando il verdissimo Parco Naturale dell’Albufera,il promontorio di Cullera e una lunga distesa di aranceti; il mare è distante dalla strada e per raggiungerlo ci sono solo delle strade laterali con uno schema a “pettine” che costringono ad andare e tornare sulla stessa via.
Lungo la strada incontro una coppia di cicloturisti russi di Ufa negli Urali, Sveta e Igor, chiacchieriamo a lungo e ci auguriamo buon viaggio.  Anche questo è un aspetto molto piacevole del viaggio.

Durante questa tappa si è verificato l’unico inconveniente ciclistico di tutto il viaggio, per evitare un riccio, ho urtato con la ruota posteriore una placca riflettente incollata sull’asfalto, che ha lesionato la carcassa dello pneumatico e allentato alcuni raggi. Riesco comunque a raggiungere la meta, tiro i raggi e un bravo ciclista in mezz’ora mi ha cambiato lo pneumatico; apprendo la lezione che è sempre meglio avere uno pneumatico di scorta, specialmente se si viaggia con pneumatici larghi solo 28 mm.

 

La zona costiera di Gandia, ad eccezione del porto è una sfilata di palazzoni e hotel anonimi affacciati su un’ampia spiaggia.

Per la notte, scelgo sempre i posti più economici, ma dignitosi e vicini ai servizi; a Gandia sono in un hotel piccolissimo con un proprietario anziano ma simpatico, che mi permette di custodire la bicicletta dentro la stanza, per contro quando gli chiedo di custodire l’insulina in un frigo, mi risponde che non ha il frigo e che comunque è diabetico anche lui e che a suo dire, l’insulina non va conservata in frigo. Se si tratta di quantità necessarie per pochi giorni, non è sbagliato quello che dice, ma il mio viaggio dura quaranta giorni, la temperatura esterna, nella Spagna meridionale è dai 15 ai 25 gradi e soprattutto voglio evitare che l’insulina riduca la sua azione, per cui bagno l’asciugamano per la doccia di acqua e ci avvolgo il sacchetto impermeabile con l’insulina, che metto sotto il getto d’aria del ventilatore a soffitto, in modo che l’evaporazione dell’acqua rinfreschi l’insulina; poi ancora una volta vado al supermercato, compro 2 sacchetti di ghiaccio e li chiudo nella borsa termica assieme alle mattonelle refrigeranti, fino al mattino dopo.

Entro nella Provincia di Alicante e mi fermo a Calp, una suggestiva baia, tappezzata di grattacieli ed hotel, la parte dietro il promontorio a nord, conserva il suo fascino, nonostante sia piena di ville private. In seguito visito Benidorm che è la terza città con più grattacieli di Spagna, ma concentrati in uno spazio ristretto; in estate ospita più di 400.000 persone ed io mi chiedo, dove possano andare al mare, perché la speculazione edilizia ha ridotto anche le dimensioni della spiaggia. Proseguendo, la costa è di grande fascino, anche se il cemento non manca, raggiungo Alicante con resti romani e il castello panoramico, ma mi perdo Elche/Elx con il suo palmeto, patrimonio dell’Unesco.

Murcia, il tesoro nascosto della Spagna Meridionale

Cerco di risparmiare tempo, in previsione della Murcia che mi è stata descritta come una tappa impegnativa, pertanto parto alle prime luci dell’alba con i fanali accesi e raggiungo Cartagena nel tardo pomeriggio, sono esausto e mi chiudo in hotel. Il mattino seguente riesco a visitare la città e proseguo per Mazarrón, il percorso attraversa aspre e aride montagne, con piccoli centri abitati, le case sono per lo più modeste con un solo piano come ho visto nelle campagne dell’America Latina. Dove è possibile, ci sono coltivazioni di ulivi e agrumi, irrigati con il sistema goccia a goccia, per farle sopravvivere alla siccità, abbondanti le serre di ortaggi, che coprono intere pianure e sulle quali è sparsa della tinta bianca per abbassare la temperatura. Mazarrón ha un mare bellissimo, ci sono i tipici locali turistici, ma è totalmente diverso dalla Costa Blanca di Calp e Benidorm.

Pedalare in Murcia si rivela impegnativo, montagne aspre da scavalcare, rari centri urbani con pochi servizi, non appena si esce dalle strade principali, si rischia di perdersi in strade e stradine ad uso agricolo, raro trovare un riparo dal sole, che incomincia a farsi sentire, nonostante la temperatura non sia quella che ci si dovrebbe aspettare a questa latitudine, in compenso ci sono panorami magnifici e scarso traffico sulle strade.

Una tappa in pasticceria… e la gestione della glicemia

Verso le 11 pedalando, sento il bisogno di mangiare qualcosa, lo stimolo arriva anche dal profumo di dolci che esce da un bar pasticceria; davanti ho ancora una ventina di chilometri e una salita, così decido di fermarmi, con tutti i km che faccio, una sosta in pasticceria me la posso concedere! La glicemia è 95, ma sono consapevole della pochissima insulina che ho in corpo. Alle 7 ho fatto un bolo pasto ridotto rispetto a quello che faccio a casa, poi ho subito impostato una basale temporanea molto ridotta. Decido di prendere un succo di frutta, poi tentato dai dolci mangio una crostatina ed infine una fetta di torta, torno subito a pedalare e tengo d’occhio i dati del sensore, pronto a fare il bolo pasto appena avessi visto salire la glicemia, invece passa mezz’ora e la glicemia arriva a 100, poi dopo un’ora arriva a 110 e quando arrivo a destinazione 130 confermata dal glucometro, pur non avendo fatto il bolo pasto, che poi faccio al momento del pranzo, aggiungendo un’unità di insulina.

Ancora oggi mi stupisco di quanto accaduto, se avessi mangiato le stesse cose a casa, senza fare il relativo bolo, la glicemia sarebbe andata alle stelle. In altre occasioni simili, con poca insulina attiva in corpo, ho mangiato un paio di zollette di zucchero, che hanno un alto indice glicemico e permettono di rialzare la glicemia rapidamente, ma senza code d’azione prolungate. Un altro episodio simile si ripeterà più avanti, ma poi anche se tentato da straordinari profumi di cibo, per evitare rischi ho semmai assunto zucchero, oppure mi sono fermato per il pranzo anche se in anticipo rispetto al solito. 

Proseguendo nella Regione della Murcia, mi aspetta un incontro speciale

Proseguo per Calabardina, un’altra splendida baia, contornata da montagne. Per raggiungerla devo scavalcare l’ennesimo colle, da cui si gode di un impareggiabile panorama, le montagne brulle si gettano in un mare dal blu intenso.

Ai piedi della montagna, incontro un uomo anziano, con uno zaino enorme e mi fermo per conoscerlo. Piotr, russo di Sakhalin che – per chi non lo sapesse – è quell’isola a Nord del Giappone; da poco in pensione, ha viaggiato a piedi fino a Gomel, città natale in Bielorussia, poi è arrivato a Santiago di Compostela in Spagna ed ora, sempre a piedi, sta tornando verso Santiago, passando lungo la costa e i Pirenei. Mi ha offerto uno spicchio del limone che stava mangiando, io ho ricambiato regalandogli una fiaschetta di Vodka, che non bevo, ma uso per le gengive come collutorio; abbiamo fatto una bevuta col tappo e parlato un po’. Quegli occhi celesti, l’animo russo… chi ha vissuto un po’ in Russia lo sa: non si può sfuggire alla nostalgia per la grande madre Russia. Il mio problema col russo è che ho una buona pronuncia, perché l’ho studiato all’Università Linguistica di Kiev, KNLU, ma solo un anno e il mio vocabolario è limitato, Piotr pensando che ne sapessi di più parlava a ruota libera. Ciao Piotr, ce ne fossero tanti come te!

A Calabardina trovo aperto solo un bar, che funge anche da ristorante, il supermarket apre solo al mattino e c’è un gran vento freddo che rende il mare agitato, in compenso dormo in una splendida stanza in riva al mare e mi basta aprire la finestra per godermi il sole, la proprietaria mi accoglie con simpatia e mi permette di usare la lavatrice e l’asciugatrice. Per l’insulina, data la bassa stagione, non ha disponibile un frigo, così mi porta a casa sua a depositare l’insulina e il mattino alle 8, viene a portarmela.

La prima notte in Andalusia

Compro un po’ di viveri e riparto, passo Águilas che è il centro urbano della zona ed è l’ultimo paese della Murcia, poi proseguo seguendo le indicazioni vocali del navigatore e finisco in un tratto montagnoso, anziché passare lungo la spettacolare strada costiera, un vero peccato e una fatica inutile, comunque arrivo a Garrucha e dormo in una splendida casa con piscina; è la prima notte in Andalusia. Garrucha finalmente è un centro turistico attrezzato, ha un buon porto e nel supermercato trovi tutto quello che ti può servire.

Salvo eccezioni, per i pasti facevo la spesa al supermarket e preparavo i pasti da solo: a colazione mangiavo un paio di yogurt bianchi senza zucchero, quindi un frutto, e 50/70 grammi di pane; per pranzo poiché in genere ero ancora per strada, mangiavo i due terzi di un filone di pane (circa 100/120 grammi), una fetta di formaggio, un’insalata pronta e un paio di frutti; la sera di solito avevo una cucina a disposizione, quindi cuocevo una scatola di bastoncini di pesce impanato nel microonde, che grazie all’impanatura fornisce sia i carboidrati sia le proteine, quindi mangiavo un paio di yogurt bianchi e due frutti. Come frutta, cercando di variare, compravo per lo più arance, mele e quando disponibile l’avocado, che in Spagna è abbastanza economico e contiene molti grassi vegetali e vitamine; dà un senso di sazietà e per via dei grassi, mantiene un buon livello glicemico a lungo. Il cicloturismo, impone di ridurre al minimo il peso, quindi gli alimenti dovevano essere acquistati giorno per giorno e quelli deperibili, yogurt e surgelati, consumati a cena o al massimo a colazione.

Il viaggio continua, con un buon tratto lungomare…. Ma ve lo racconterò nel prossimo articolo. Hasta la próxima!

Paolo.

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