A cura di Fabio Braga, imprenditore con diabete tipo 1, #pedalidizucchero #amataglice
Abbiamo chiesto a Fabio se il suo rapporto con le altre persone e il suo atteggiamento verso gli altri è cambiato nel tempo a causa del diabete di tipo 1 e della sua gestione. Anche sotto questo aspetto, una storia da raccontare che ci fa capire come la persona con diabete sia sempre in un rapporto dinamico con se stessa e con gli altri.
Fabio, com’è cambiato il tuo rapporto con gli altri, dopo la scoperta del diabete tipo 1?
Il mio rapporto con gli altri con il diabete non è cambiato nella sostanza, anche se mi rendo conto che nei primi anni mi preoccupavo di tutto: di dover fare l‘insulina, se suonava il microinfusore durante una riunione, mi preoccupavo di tante cose di cui adesso non mi preoccupo più, forse perché ho imparato ad autogestirmi bene ma anche perché sono arrivato alla conclusione che il problema ce l’ho io, gli altri non hanno questo problema, di conseguenza se sono in una riunione tiro fuori il mio microinfusore – con naturalezza – vedo cos’ha bisogno, faccio e proseguo il discorso che sto facendo.”
Quindi la reazione degli altri al tuo diabete è un problema degli altri….
“Decisamente, noi non dobbiamo porci questo problema perché siamo noi ad avere il diabete, noi dobbiamo conviverci, non sono gli altri (intesi come persone senza diabete). (suona il microinfusore) “Ecco questo è un esempio, scusatemi, sta suonando e mi sta dicendo che adesso è in discesa, bene….. Quindi, questo dobbiamo fare, non preoccuparci di chi abbiamo davanti anche perché se hanno voglia di capire, chiedono, se no rimarranno con il loro dubbio di cos’ha in tasca il Braga … il Braga ha in tasca i problemi suoi perché tutto dipende, non solo da noi, ma dipende da come viviamo, da come ci interfacciamo con la tecnologia a disposizione, dipende dai pregiudizi in cui possiamo ricadere o che ci circondano, dipende da come viviamo la malattia, io sul lavoro – per esempio – non mi sento affatto diverso, anzi faccio quello che devo fare, lo faccio magari a fatica perché tante volte al mattino – chi meglio di voi e di noi lo sa – mi alzo magari con quel senso di acido lattico in circolo perché hai passato una notte con la glicemia alta e non hai voglia di far niente e poi piano piano il corpo si libera, ti ripassa tutto quanto.. ma non possiamo pensare che gli altri pensino sempre a noi, ognuno ha i suoi problemi e di conseguenza noi dobbiamo vivere il diabete nel migliore dei modi; ognuno di noi deve ascoltare innanzitutto se stesso, non ascoltare persone che probabilmente non hanno il diabete o cercano di darti consigli, magari fuori luogo o senza neppure sapere che cos’è il diabete di tipo 1, una malattia immunitaria, di cui non si sa bene quali siano le cause.”
“Forse neanche i dottori sanno ancora bene perché venga il diabete di tipo 1, a me non l’hanno mai detto il perché anche se l’ho chiesto, nessuno mi ha saputo mai dare una risposta precisa, so solo che ce l’ho e me lo devo tenere. Sono cambiati alcuni rapporti, è vero, ma penso come avvenga normalmente a tutte le persone, non necessariamente a causa del diabete. Il diabete non è più un ostacolo, forse all’inizio lo era un ostacolo, adesso non lo è più; nei momenti no, piuttosto m’isolo un attimo, aspetto che succeda quello che deve succedere, che scenda la glicemia che salga la glicemia, che faccia le sue bizze, se non ho un impegno imminente e poi riprendo il mio lavoro che varia dalle 12 alle 15 ore al giorno (come tante persone senza diabete!!), più devo convivere con il diabete, nel mezzo devo – e voglio – fare anche sport, quindi in pausa pranzo la maggior parte delle volte esco in bicicletta e faccio dai 40 ai 60 km e poi il sabato al mattino presto d’estate o di pomeriggio in altri periodi e di domenica mattina, esco con gli amici e facciamo i 100km, questo però sempre avendo un “contatto stretto”, una simbiosi si potrebbe dire, con il mio microinfusore perché è lui che mi dà i dati precisi, ma io mi baso ancora come una volta sulle vecchie sensazioni, sento quando sto andando in “iper” o in “ipo”, in “iperglicemia” – per esempio – sento l’acido lattico che sale e un gran bruciore allo stomaco, in “ipo” sento i brividi di freddo e la punta del naso gelato, penso che ognuno di noi abbia degli indici che siano imprescindibili e quello è l’indice che sto andando su o sto andando giù. Di conseguenza, ripeto, dobbiamo farci forza e parlare la stessa lingua perché se aspettiamo l’aiuto lo troviamo solo dentro noi stessi, noi ci conosciamo, noi dobbiamo reagire, continuando a cavalcare l’onda.
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