A cura di Maria Rita Montebelli* e Andrea Sermonti**
- Un eccesso di grasso intorno alla vita, a livello addominale, facilita la comparsa di pre-diabete e di diabete tipo 2 che, nelle donne, aumenta di 9 volte il rischio di incorrere in un infarto o in un ictus.
- Il cuore (e il cervello) delle donne è sotto attacco dunque e il gender gap in caso di pre-diabete/diabete tipo 2 è decisamente sfavorevole alle donne, anche prima della menopausa.
- Gli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), invitano dunque a sottoporsi agli screening cardio-metabolici, oltre a quelli oncologici.
- Con un’attenzione particolare al peso, al giro vita, alla pressione e agli esami del sangue [glicemia e assetto dei lipidi (grassi)].
C’era una volta la (falsa) credenza che le donne fossero più protette degli uomini da ictus e infarti. Si credeva almeno fino alla menopausa, grazie all’ombrello di protezione garantito dagli ormoni estrogeni. Una sorta di fake news scientifica che ha alimentato la convinzione che le donne non dovessero preoccuparsi più di tanto della salute del cuore, visto che a proteggerle ci pensava madre natura. In realtà, i numeri smentiscono questa ancora radicata convinzione: da anni, in termini di mortalità cardiovascolare, le donne hanno ‘sorpassato’ gli uomini, anche in Italia. Secondo l’ISTAT nel 2020 si sono registrati 128.500 decessi per malattie cardiovascolari tra le donne, contro 98.850 tra gli uomini.
In caso di pre-diabete o diabete, una donna è esposta a un maggiore rischio di eventi cardiovascolari già prima della menopausa.
“Se è vero che il divario di mortalità cardiovascolare diventa più sfavorevole alle donne, man mano che si va avanti negli anni – ricorda il prof. Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) – c’è un’importante eccezione che riguarda le donne con pre-diabete o diabete. In presenza di queste condizioni, infatti il rischio cardiovascolare risulta molto aumentato già prima della menopausa”. Un problema non da poco considerato che riguarda una popolazione molto ampia: In Italia si stimano in totale circa 4 milioni di persone con diabete e 12-13 milioni di persone con pre-diabete, in pratica quasi 1 persona su 4.
Che cosa s’intende per prediabete
“Il pre-diabete (o iperglicemia intermedia) – spiega il professor Sesti – è una condizione definita da:
- un’alterata glicemia a digiuno (tra 100 e 125 mg/dl);
- un’emoglobina glicata (HbA1c) compresa tra il 5,7 e il 6,4%;
- una glicemia superiore a 155 mg/dl alla prima ora o superiore a 140 mg/dl alla seconda ora della curva da carico di glucosio.
Come si fa a sapere se il proprio rischio cardiovascolare è aumentato?
“La prima cosa da fare – afferma il prof. Sesti – è pesarsi e misurare la circonferenza del girovita. Un aumento dei depositi di grasso a livello viscerale (cioè tra gli organi addominali, all’interno del fegato e del pancreas), rivelato da un girovita abbondante (sopra 80 cm nelle donne e sopra 94 cm negli uomini) è un importante campanello d’allarme, perché un aumento di grasso a livello addominale si correla con una maggiore insulino-resistenza, un difetto metabolico che ha un ruolo fondamentale nello sviluppo di pre-diabete e poi di diabete”.
Da controllare regolarmente anche la pressione arteriosa perché nel passaggio da pre-diabete a diabete, le donne diventano sempre più ipertese, sia per quanto riguarda la pressione ‘massima’ (pressione sistolica), che la pressione ‘minima’ (pressione diastolica) che invece negli uomini tende a diminuire.
“È importante fare periodicamente gli esami del sangue – prosegue Sesti-. Una donna con pre-diabete tenderà ad avere livelli di colesterolo ‘buono’ (HDL) sempre più bassi e trigliceridi sempre più alti, man mano che si avvicina alla diagnosi di diabete tipo 2 conclamato. Insomma – sottolinea il Presidente Sesti – le donne con prediabete presentano una sindrome metabolica molto più grave rispetto all’uomo e questo le rende a maggior rischio cardiovascolare rispetto alla controparte maschile”.
E i danni d’organo possono essere evidenziati anche prima che avvenga il ‘fattaccio’, cioè l’infarto o l’ictus.
“Il ventricolo sinistro delle donne – spiega il prof. Sesti – tende ad aumentare di spessore (cioè tende a ipertrofizzarsi) molto più di quello maschile, nel passaggio da valori di glicemia normali a valori di pre-diabete, o diabete conclamato. E l’ipertrofia ventricolare sinistra è un noto fattore di rischio per infarto. Anche l’efficienza della ‘macchina’ cardiaca nelle donne si riduce molto man mano che ci si avvicina a una diagnosi di diabete, perché per fare lo stesso lavoro (pompare sangue), deve consumare sempre più ossigeno.
Ecco perché nelle donne con diabete il rischio di eventi cardiovascolari risulta maggiorato di ben 9 volte rispetto a quell’uomo con diabete, superiore di circa 4 volte.
Il vantaggio di genere quindi viene spazzato via dal diabete, anche prima della menopausa
“Per questo – conclude il Presidente della SIMI – è necessario uno stretto monitoraggio di queste pazienti (esami del sangue, misurazione della pressione, del peso e del giro vita); è importante mettere in campo ogni iniziativa di prevenzione per evitare di arrivare al pre-diabete o peggio di passare al diabete tipo 2 conclamato.
Benissimo dunque gli screening oncologici, ma è necessario fare anche gli screening cardio-metabolici. Le donne, in particolare quelle in sovrappeso e con glicemia ai livelli alti della norma, devono sapere che il loro cuore è più a rischio. Attenzione dunque alle gonne o ai pantaloni che non si allacciano più. Potrebbe essere la prima spia di un aumentato rischio di infarto”. Ama il tuo cuore. Prevenire è sempre meglio che curare.
Per saperne di più sul pre-diabete
- Prediabete: che cosa si intende? »
- Come si fa a sapere se si è in prediabete? »
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* La Dott.ssa Maria Rita Montebelli è medico specialista in endocrinologia al Dipartimento di Scienze gastroenterologiche, endocrino-metaboliche e nefro-urologiche del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Roma.
Si occupa da molti anni di divulgazione medico-scientifica, come giornalista, moderatore di incontri scientifici, addetto stampa di diverse Società Scientifiche. Scrive per Quotidiano Sanità e per il portale Salute di Repubblica.
** Il Dr. Andrea Sermonti è giornalista, laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, attualmente Direttore di StudioNews, Bruxelles, Società di servizi stampa, specializzata nell’offerta di service giornalistici per i quotidiani e on line nonché nell’organizzazione di conferenze ed eventi media.