I diabetologi USA sostengono la prescrizione dei nuovi anti-iperglicemici anche dai MMG

I diabetologi USA sostengono la prescrizione dei nuovi anti-iperglicemici anche dai MMG

A cura dell’Associazione Medici Diabetologi*

Pubblicati i nuovi Standard di cura 2020 dell’American Diabetes Association (ADA). Per la terapia del diabete tipo 2 sono sempre più solide le conferme sui più recenti farmaci anti-iperglicemici, sempre più sicuri ed efficaci, soprattutto contro le complicanze; per questo, i diabetologi americani ne appoggiano la prescrivibilità da parte dei medici di famiglia (MMG). Ricordiamo che in Italia, ciò ancora non avviene.

I nuovi Standard di cura 2020 dell’ADA

Evidenze scientifiche sempre più solide sull’efficacia e la sicurezza dei “nuovi” (in realtà presenti già da alcuni anni) farmaci anti-iperglicemici tanto che la loro prescrizione da parte dei medici di medicina generale (MMG) è sostenuta anche dalla società scientifica dei diabetologi statunitensi. L’American Diabetes Association (ADA) ha infatti pubblicato i nuovi Standard di cura per il 2020 (1), insieme al Consensus Report redatto insieme all’EASD (European Association for the Study of Diabetes) sul trattamento dell’iperglicemia nei pazienti con diabete di tipo 2 (2).

“Uno degli aggiornamenti più importanti della nuova edizione degli Standard americani si basa sui risultati di recentissimi studi clinici condotti sui nuovi farmaci anti-iperglicemici”, evidenzia Paolo Di Bartolo, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD). “Questi farmaci, nel corso dell’ultimo anno, hanno fornito evidenze così solide in merito alla loro efficacia nel migliorare gli esiti cardiovascolari e renali del diabete, da richiamare nuovamente l’attenzione sulla necessità che anche i medici di famiglia li possano prescrivere”. Ricordiamo che al momento in Italia, non è possibile farlo da parte di un medico di famiglia.

La personalizzazione della terapia per il diabete tipo 2 (DT2)

“Uno dei messaggi chiave che ricorre più di frequente nei nuovi Standard di cura americani è la raccomandazione a personalizzare l’approccio terapeutico”, spiega Salvatore De Cosmo di AMD. “Anche sul fronte delle complicanze cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di mortalità nei pazienti con diabete tipo 2, le indicazioni sono state dettagliate sulla base del profilo di rischio del singolo paziente. Il suggerimento che emerge con forza è quello di non mirare al solo target glicemico ma di individuare i pazienti a elevato rischio cardiovascolare o renale e di trattarli con i nuovi farmaci anti-iperglicemici, gli agonisti del recettore del GLP-1 (GLP-1 AR) o gli inibitori del co-trasportatore di sodio glucosio 2 (SGLT2). Questo al fine di ridurre gli eventi e la morte cardiovascolare, l’infarto e l’ictus non fatali, lo scompenso cardiaco o la progressione della malattia renale cronica”.

“In particolare – prosegue De Cosmo, AMD – nei pazienti con diabete tipo 2 e malattia aterosclerotica accertata (pregresso infarto del miocardio, ictus ischemico, angina instabile, ischemia miocardica evidenziata da test da stress, o rivascolarizzazione coronarica, carotidea o dei vasi periferici) è raccomandato l’utilizzo degli analoghi del GLP-1 (Glucagon-like peptide-1). Il GLP-1 è un ormone prodotto dall’intestino che stimola la secrezione di insulina e – in parallelo – inibisce la secrezione del glucagone da parte del pancreas. L’ormone GLP-1 viene rilasciato dopo ogni pasto, entra quindi in azione solo quando la glicemia sale per effetto dei carboidrati introdotti col cibo. Per questo motivo, questi farmaci non causano ipoglicemia”.

“Gli analoghi del GLP-1 possono essere considerata anche nei pazienti che, pur non avendo un’evidente malattia aterosclerotica, presentano alcuni fattori di rischio: età di 55 anni o oltre, stenosi di arterie coronariche, carotidea o vasi periferici >50%, ipertrofia ventricolare sinistra, ridotto filtrato glomerulare o albuminuria. Quest’ultima rappresenta una importante novità introdotta da queste Linee Guida 2020, ADA”.

“L’altra categoria di farmaci più recenti sono gli SGLT2 inibitori, farmaci che agiscono inibendo il cotrasportatore sodio-glucosio SGLT2, localizzato nella parte prossimale del tubulo contorto del rene, che è responsabile per circa il 90% del riassorbimento del glucosio. Gli SGLT2 inibitori agiscono riducendo la soglia plasmatica renale per il glucosio e inducendo glicosuria (eliminazione di glucosio con le urine) con conseguente effetto di riduzione della glicemia.

Gli SGLT2 inibitori, a differenza degli analoghi del GLP-1 sono raccomandati nei pazienti con e senza malattia aterosclerotica delle coronarie (arterie che nutrono il cuore), ma con scompenso cardiaco, particolarmente in quelli con ridotta frazione d’eiezione cardiaca, al fine di ridurre il rischio di ospedalizzazione per eventi cardiovascolari maggiori o morte, e per prevenire la progressione della malattia renale cronica.

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References

(1) American Diabetes Association. Standards of Medical Care in Diabetes—2020. Diabetes Care 2020;43(suppl 1):S1-S212

(2) Buse JB, Wexler DJ, Tsapas A, et al. 2019 update to: management of hyperglycemia in type 2 diabetes, 2018. A consensus report by the American Diabetes Association (ADA) and the European Association for the Study of Diabetes (EASD). Diabetes Care 2020;43:1-7

* L’Associazione Medici Diabetologi (AMD), costituita nel 1974, con oltre 2000 iscritti è la più grande associazione scientifica della diabetologia italiana. Affiliata all’International Diabetes Federation (IDF), AMD: (1) promuove la diffusione sul territorio di strutture idonee alla prevenzione, diagnosi e cura del diabete mellito; (2) si occupa della qualificazione professionale e dell’aggiornamento culturale del personale sanitario operante in tali strutture; (3) si adopera affinché la diabetologia e la figura del medico diabetologo acquisiscano e mantengano la loro autonomia dal punto di vista didattico e clinico e costituiscano il principale punto di riferimento nella cura del paziente con diabete.
L’AMD promuove la ricerca in campo diabetologico, clinico e terapeutico e collabora con le altre istituzioni che hanno finalità e interessi comuni.

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