Il progetto Diabetes Intelligence di AMD

Il progetto Diabetes Intelligence di AMD

L’ Associazione Medici Diabetologi (AMD) risponde alla sfida della medicina digitale. In dirittura d’arrivo il progetto per la telemedicina in diabetologia.

Roma, 18 dicembre 2015 – Annunciato nel corso del convegno di presentazione del Diabetes Web Report svoltosi a Roma il 16 dicembre 2015 al Ministero dello Sviluppo Economico, è stato annunciato il progetto di medicina digitale di AMD – Associazione Medici Diabetologi.

“Lo scorso anno, il Ministero della salute ha presentato il ‘Patto per la Sanità Digitale’ che, tra gli altri, pone l’obiettivo di disegnare un master plan quinquennale 2015–2019 per l’eHealth, identificando i possibili ambiti di attivazione di iniziative capaci di innescare l’innovazione digitale in sanità”, spiega Nicoletta Musacchio, Presidente AMD. “Recentemente, un interessante articolo pubblicato su The Lancet Diabetes and Endocrinology ha messo in luce come si stia sempre più sviluppando il ricorso, da parte dei cittadini, all’impiego di app dedicate alla salute, la cosiddetta mHealth, anche nel mondo del diabete”, aggiunge.

Secondo i dati del rapporto messo a punto dal Diabetes Web Observatory Group, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina dei Servizi dell’Università di Roma Tor Vergata, Italian Barometer Diabetes Observatory IBDO Foundation e Medi-Pragma, emerge chiaramente l’importanza dei mezzi di comunicazione digitale per chi è affetto da diabete: ben 1 persona con diabete su 5 naviga in rete alla ricerca di informazioni, notizie e aggiornamenti e 1 su 6 discute con il proprio medico ciò che ha trovato in rete.

“Questo è un lato della medaglia della ‘diabetologia digitale’ – ha commentato Domenico Mannino, Vicepresidente AMD, durante i lavori del convegno – l’altra faccia è costituita dall’ormai pluri-quotidiano ricorso dei nostri assistiti alla comunicazione e-mail, per cercare risposte e conferme ai problemi correnti legati alla gestione di una malattia cronica come il diabete. In fin dei conti, quello che le persone ci chiedono è abbastanza semplice e comprensibile: essere assistite a casa o sui luoghi di lavoro, essere controllate periodicamente, avere consigli per autogestire la malattia e prevenire i peggioramenti, essere aiutate ad affrontare momenti di crisi, avere accesso all’assistenza in ogni momento. Tutto questo è e sarebbe possibile grazie alle nuove tecnologie di comunicazione.”

Le possibilità offerte dalla tecnologia digitale

“Sarebbe possibile – aggiunge Mannino -, ma di fatto non lo è, perché questo tipo di assistenza a distanza, esso pure telemedicina, non è riconosciuto. È una di quelle pratiche che tutti noi, e probabilmente molti colleghi in altri ambiti medici, facciamo, ma i Lea non le contemplano. Anzi, siamo costretti a compierle ‘clandestinamente’, spesso attraverso la nostra mail personale e non aziendale, con tutti i rischi, anche legali, conseguenti”.

Al proposito, Mannino ha annunciato la volontà di AMD di lavorare per la realizzazione ed implementazione di una piattaforma web con aree riservate ai pazienti, ai medici e alla formazione a distanza, che nascerà in seno al progetto Diabetes Intelligence di AMD, integrandosi con esso. I vantaggi derivanti sarebbero:

  • omogeneizzazione dei modelli di assistenza,
  • registrazione e tracciamento delle attività,
  • condivisione di dati finalizzati alla medicina di iniziativa ed alla continuità assistenziale e di dati clinici attualmente memorizzati in sistemi eterogenei,
  • possibilità di misurare gli outcome clinici ed economici,
  • possibilità di alert per emergenze e di teleconsulto,
  • miglioramento della qualità assistenziale,
  • refertazione e certificazione a domicilio.

“La sfida della medicina digitale è in linea con quanto si propone AMD – sottolinea Nicoletta Musacchio, che evidenzia come lo sviluppo della telemedicina sia frenato da una serie di barriere tecnologiche, organizzative, normative, strutturali, economiche e culturali. Per iniziare ad affrontare la sfida è indispensabile partire dal riconoscimento del suo valore, attribuendo dignità ai nuovi strumenti di cura all’interno del tariffario nazionale e dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), come il progetto Diabetes Intelligence ha già fissato tra i suoi obiettivi”.

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