A cura di Roberto Lambertini, blogger “Il mio diabete”
Il diabete è un contenitore fatto di tante forme di malattia che in comune hanno valori di glucosio nel sangue fuori norma, scompensati. Le due forme più diffuse sono il diabete tipo 2, con il 90% dei diabetici colpiti e il diabete tipo 1, che interessa il 10% della popolazione con diabete.
Principali differenze tra diabete tipo 1 e diabete tipo 2
Il diabete tipo 1 è di origine autoimmune ed è la conseguenza di una distruzione, relativamente rapida, delle cellule del pancreas che producono insulina. La distruzione è operata da sostanze (anticorpi, citochine) prodotti dalle cellule del sistema immunitario dell’organismo probabilmente in risposta a un virus o a uno o più tossici presenti nell’ambiente (alimenti?). Per questo tipo di diabete è assolutamente necessaria la terapia con le iniezioni di insulina perché in poco tempo l’organismo non produce più insulina (carenza assoluta di insulina). Il diabete tipo 1 compare soprattutto in bambini, adolescenti, giovani adulti e raramente inizia dopo i 40 anni.
Il diabete tipo 2, la forma più diffusa, si sviluppa, nell’arco di molti anni, per un deficit di produzione di insulina che però non è mai tanto grave come quello presente nel diabete tipo 1 e non dipende dall’autoimmunità. Multiple alterazioni genetiche e fattori acquisiti (ambientali) sono responsabili di un deficit di insulina che in genere si associa a una minore efficacia dell’insulina (insulino-resistenza). Anche quest’ultima è causata da multiple alterazioni genetiche che interagiscono con fattori acquisiti. In questo tipo di diabete, non c’è abbastanza insulina per far fronte alle necessità dell’organismo (carenza relativa di insulina).
Il diabete tipo 2 compare soprattutto dopo i 40 anni ma l’età di insorgenza si sta abbassando per la sempre maggiore diffusione dell’obesità anche fra i più giovani. Fra i diabetici tipo 2 esiste un’estrema eterogeneità eziopatogenetica che si estrinseca in una variabile combinazione di deficit di secrezione di insulina e di insulino-resistenza.
Insulina: salvavita per i diabetici tipo 1
La somministrazione di insulina rimpiazza la carenza di ormone che è assoluta in caso di diabete tipo 1 e relativa in caso di diabete tipo 2. La terapia insulinica può essere considerata come salva-vita nel soggetto con diabete tipo 1 che per nessun motivo deve sospenderla, neppure se non si alimenta. In questo caso la dose di insulina potrà essere eventualmente ridotta, ma mai deve esserci un periodo superiore a poche ore in cui un diabetico tipo 1 non riceva la sua iniezione di insulina.
Come la tecnologia sta cambiando – in meglio – la vita ai diabetici che fanno insulina e ai loro caregiver?
Ci sono diverse soluzioni presenti e rivolte ai diabetici tipo 1 che si trovano soprattutto in tre situazioni:
- bambini e ragazzi che hanno oscillazioni frequenti ed estreme del glucosio nel sangue (picchi di ipoglicemia e iperglicemia con chetoacidosi);
- giovani e adulti con un’attività fisica intensa (sport, lavoro) che richiede una erogazione flessibile dell’insulina e infine
- persone con diabete tipo 1 con molti anni di vita assieme alla patologia e che non avvertono più i pericolosi abbassamenti del glucosio nel sangue (picchi di ipoglicemia), che possono portare oltre alla perdita di conoscenza, episodi sincopali e cadute.
Per queste situazioni, esiste il microinfusore o pompa di insulina: un dispositivo che consente l’infusione continua, 24 ore su 24, di insulina nel tessuto sottocutaneo (CSII dall’inglese Continuous Subcutaneous insulin infusion) favorendo il raggiungimento del miglior controllo glicemico possibile.
Grazie all’impiego di sofisticati meccanismi di calcolo e all’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale (IA) è prossimo l’arrivo del cosiddetto pancreas artificiale, ovvero una sorta di pilota automatico per l’insulina che la eroga in rapporto al consumo dei pasti, energetico e con altri fattori fisiologici. Già ora è presente un sistema ibrido, ovvero che in parte viaggia in automatico sulla glicemia (corregge o previene l’iperglicemia), grazie ad un algoritmo presente nel sistema integrato di monitoraggio continuo del glucosio, che è progettato per fornire al corpo l’insulina di cui necessita in modo molto simile a quanto farebbe un pancreas sano, garantendo una protezione avanzata dai picchi sia di iperglicemia che di ipoglicemia. Il beneficio principale di questa tecnologia è dato dalla possibilità di personalizzare le impostazioni per adattarlo alla vita di tutti i giorni e alle necessità terapeutiche della persona con diabete. Una maggiore percentuale di tempo spesa nel range di euglicemia (time in range) ovvero in un intervallo con valori di glicemia nella normalità o vicini a valori normali aiuta a stare non solo bene ma a facilitare la gestione del diabete, ma anche ad allontanare il rischio delle complicanze cardiovascolari e croniche associate alla malattia.
L’importanza di una buona Educazione Terapeutica
Tutto molto bello? Certo, ma a monte di questa tecnologia applicata alla terapia per il diabete tipo 1 ci deve sempre essere non solo una forte motivazione da parte del diabetico ma anche un’adeguata formazione all’impiego dei dispositivi, che va fatta all’avvio dell’utilizzo della strumentazione con verifiche in corso d’opera e in presenza di aggiornamenti. Si tratta di dispositivi ad alta tecnologia e costo per il Sistema Sanitario che, se impiegati bene fanno risparmiare l’erario in termini di oneri derivanti dall’ospedalizzazione e insorgenza di complicazioni.
Secondo quanto dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’educazione terapeutica “aiuta i pazienti affetti da malattie croniche ad acquisire e mantenere capacità e competenze specifiche, affinché riescano a convivere in maniera ottimale con la loro malattia (OMS, 1998)”.
Nota personale
Da qualche mese sto usando il nuovo sistema Minimed 780G che appunto gestisce in automatico le correzioni sulla curva glicemia con l’algoritmo Smartguard, e grazie a tale ingegnosa evoluzione della tecnologia il Time In Range glicemico si mantiene su percentuali oscillanti tra l’80 e il 90% con punte del 100%. Un notevole risultato, non vi pare?
La Smartpen per insulina
Ma prima di concludere desidero riportare altre due tecnologie utili per il diabetico tipo 1 che, ad un costo minore, consentono buoni risultati nella gestione quotidiana della glicemia e del diabete. In primo luogo, la smartpen per insulina – si tratta di una penna per insulina che:
- calcola e raccomanda un dosaggio ottimale del farmaco;
- traccia la storia e la tempistica delle dosi;
- monitora la temperatura dell’insulina;
- visualizza l’ultima dose e quanta insulina è attiva;
- effettua il monitoraggio dello stato della penna e lo riferisce agli operatori sanitari.
La smartpen può essere impiegata con tutti i principali marchi d’insulina. La penna è dotata di una app che consente la gestione dei dati e la loro condivisione con il personale sanitario che ha in carico la persona con diabete. Per la cronaca: la smartpen Inpen verrà distribuita in Italia dalla Medtronic.
L’accesso per iniezioni i-Port Advance
Presente da tempo e utile per quanti hanno problemi con le punture c’è uno accessorio i-Port Advance™ che fa da accesso per iniezioni sottocutanee con dispositivo di inserimento integrato. L’accesso per iniezioni è disponibile in due modelli: con cannula da 6 mm o da 9 mm. L’accesso per iniezioni i-Port Advance può essere utilizzato da varie tipologie di pazienti, compresi adulti e bambini con diabete tipo 1 che:
- necessitano di iniezioni multiple sottocutanee da effettuare con una penna o una siringa;
- soffrono di agofobia o vivono con particolare ansia il momento dell’iniezione;
- mostrano scarsa aderenza alla terapia per migliorare il controllo glicemico.
Questo presidio può essere ottenuto con piano terapeutico rilasciato dal medico specialista.
Tutto questo è solo una piccola parte del capitolo tecnologico, nella prossima puntata affronteremo l’argomento monitoraggio continuo del glucosio e dei dati.