Nel corso di un convegno sull’endocrinologia dell’osso che si è tenuto recentemente a Roma, è stata presentata una scoperta che apre nuove scenari diagnostici: il rischio di diabete o l’infertilità potranno essere previsti grazie a una radiografia o ad altri esami delle ossa. Lo scheletro, secondo la recente scoperta, funziona come una ghiandola e interagisce con gli altri sistemi dell’organismo, come la produzione di ormoni sessuali e il metabolismo, grazie all’osteocalcina, la principale proteina della matrice ossea, prodotta dagli osteoblasti, cellule delle ossa; il direttore della sezione di Fisiopatologia Medica ed Endocrinologica del dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza, Università di Roma, Andrea Lenzi, spiega: «L’osso dialoga con altri organi; si sapeva che gli osteoblasti, cellule che sintetizzano il tessuto osseo, attraverso dei ricettori specifici ricevevano da alcuni ormoni degli input a produrre l’osso stesso. Adesso, invece, sappiamo che avviene anche il contrario e che gli osteoblasti si comportano anche come cellule endocrine, producendo ormoni e inviando messaggi al pancreas, ai testicoli, all’ovaio e alle cellule adipose, oltre che rimandando segnali allo stesso osso per la sua neoformazione. Lo scheletro non è solo un apparato di sostegno che riceve ordini dal corpo, ma contribuisce attivamente al metabolismo energetico del corpo, producendo esso stesso ormoni importantissimi». Osserva Roberto Civitelli, che lavora alla divisione Patologie ossee e minerali della Washington University School of Medicine di St. Louis nel Missouri: «Un primo ambito importante in cui le ossa esercitano questa funzione è il metabolismo: l’osso regola la produzione di insulina.
L’osteocalcina in particolare, prodotta dagli osteoblasti presenti nella matrice ossea, aumenta la sensibilità, la secrezione e il consumo di insulina e, contemporaneamente, l’insulina stimola l’attività degli osteoblasti. Esistono quindi numerose interazioni positive fra gli osteoblasti e l’osteocalcina dell’osso con le cellule beta-pancreatiche del pancreas». Il direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Paolo Pozzilli, annuncia: «Abbiamo condotto studi clinici, ora in fase di pubblicazione, che confermano il ruolo dell’osteocalcina nel diabete di tipo 1. Queste scoperte stanno portando a nuove terapie farmacologiche per stimolare la secrezione pancreatica e ridurre l’insulino-resistenza, mediante l’uso di osteocalcina. Ma la prima indicazione di questi studi è la conferma che è necessario tenersi in forma: l’osso infatti, con l’esercizio fisico produce più osteocalcina, favorendo la produzione di insulina con effetti benefici sul metabolismo». Patricia Ducy, della Columbia University di New York, spiega il rapporto fra osteocalcina e ormoni sessuali: «Sappiamo che la menopausa è legata all’osteoporosi, quindi abbiamo cercato un legame fra la produzione di ormoni sessuali e le ossa; al momento, il legame per le donne ancora non è stato trovato, mentre è molto chiaro per gli uomini, nei quali l’osteocalcina favorisce la produzione di testosterone.
Queste scoperte ci porteranno a riflettere su molte malattie, guardandole attraverso questa nuova lente: per esempio, se si utilizza un farmaco, bisognerà valutare se ha delle conseguenze anche sulle ossa. In futuro è probabile che una radiografia o un altro esame delle ossa possano servire anche per diagnosticare il diabete, l’infertilità o altre patologie di cui stiamo scoprendo il legame con l’osteocalcina». È italiana, e l’ha condotta Raffaella Buzzetti della Sapienza, Università di Roma, la ricerca che ha dimostrato che attraverso l’esame della circonferenza del polso di un bambino è possibile stabilire se è a rischio di insulino-resistenza.
Fonte: 1 novembre 2011, repubblica.it