400 mila euro raccolti in un anno per la ricerca di una cura definitiva al diabete tipo 1, grazie a Fondazione Italiana Diabete

400 mila euro raccolti in un anno per la ricerca di una cura definitiva al diabete tipo 1, grazie a Fondazione Italiana Diabete

Nella foto da sinistra a destra: Alessia Fugazzola, vice presidente della Fondazione Italiana Diabete (FID); il Senatore Eurgenio Comincini; il Prof. Lorenzo Piemonti, Direttore del Diabetes Research Institute del San Raffaele di Milano; il Dott. Nicola Zeni, Presidente di FID; la D.ssa Francesca Ulivi, giornalista e Direttore Generale di FID, il Prof. Emanuele Bosi, primario di Medicina Interna del San Raffaele e Direttore del Centro di Prevenzione del Diabete di tipo 1; la D.ssa Alessandra Fierabracci, IRCCS Bambino Gesù di Roma; il Prof. Federico Bertuzzi, primario della Diabetologia del Grande Ospedale Metropolitano di Niguarda, Milano

A cura di Fondazione Italiana Diabete**

Fondazione Italiana Diabete (FID): 400 mila euro di finanziamenti in un anno per la ricerca di una cura al diabete di tipo 1 e un convegno per portare la ricerca scientifica e i ricercatori in Senato.

“100 anni di insulina, 100 anni di ricerca di una cura al diabete di tipo 1”

Questo il titolo del convegno organizzato in Senato, il 16 novembre 2021, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani per avvicinare la ricerca di una cura definitiva al diabete di tipo 1 al mondo delle istituzioni. “Portare nelle sale del Senato il diabete di tipo 1 e la ricerca di una cura per la nostra malattia è stato un grandissimo traguardo!” sottolinea Francesca Ulivi, Direttore Generale di FID.

Fondazione Italiana Diabete, che quest’anno ha finanziato con una raccolta fondi di circa 400 mila euro la ricerca di una cura definitiva a questa malattia autoimmune, ha deciso, con il sostegno del Senatore Eugenio Comincini di accendere un faro sulle eccellenze della ricerca italiana di una cura al diabete tipo 1.

L’eccellenza della ricerca scientifica italiana

L’Italia è sempre stata un Paese in prima linea nella ricerca di una cura per il diabete tipo 1, che è una malattia autoimmune: dal professor Franco Bottazzo che negli anni ’70 scoprì a Londra, assieme a Debora Doniack gli autoanticorpi, fondamentali per la diagnosi, al professor Camillo Ricordi che negli anni ’80 comprese come isolare le cellule beta del pancreas per trapiantarle, fino all’italo-australiano Professor Ezio Bonifacio che, primo in Europa, porta avanti in Baviera screening dell’intera popolazione dei bambini e propone terapie per rallentare l’evoluzione della malattia (presente al convegno).

“Non dobbiamo cancellare la parola malattia quando parliamo di diabete di tipo 1, perché è una malattia cronica grave, – ha affermato Nicola Zeni, Presidente della Fondazione Italiana Diabete – mentre dobbiamo fare quanto possiamo per cancellare la parola stessa diabete di tipo 1, ovvero trovare il modo per curarla in via definitiva”.

Cinque tra i principali scienziati impegnati nella lotta al diabete tipo 1 hanno presentato alle istituzioni, presenti in Senato, i grandi passi avanti fatti dalla ricerca di una cura in questi anni, con l’importante ruolo svolto dal nostro Paese sia nel campo della patogenesi, degli screening e della prevenzione, sia in quello delle cure successive, per chi è già stato colpito, grazie ai trapianti di isole pancreatiche e alle terapie cellulari con le cellule staminali.

Il ruolo fondamentale delle Istituzioni per sostenere la ricerca scientifica

Nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, si è anche discusso del ruolo fondamentale delle istituzioni per il sostegno alla ricerca, non solo in termini economici, ma anche di policies a sostegno, ad esempio, per gli screening di popolazione.

Parlando dell’insulina, di cui si festeggia il centenario della scoperta, il Professor Lorenzo Piemonti, Direttore del DRI, Diabetes Research Institute del San Raffaele, Milano ha detto: “vorremmo non festeggiare il 120mo anniversario e nemmeno il cento decimo, dopo 100 anni dalla prima iniezione che salvò la vita a un ragazzo con diabete di tipo 1, è arrivato il momento di guarirla questa malattia e non solo di cercare di controllarla grazie alle insuline e alle tecnologie”.

La scienza non ha ancora trovato la causa del diabete di tipo 1, così come di nessuna malattia autoimmune, ma lo sviluppo delle terapie cellulari promette di ridare la funzione pancreatica a chi la avuta distrutta a causa dell’attacco autoimmune, in attesa di capire appunto come bloccare questo attacco e quindi poter prevenire la malattia.

Le ricerche finanziate dalla Fondazione Italiana Diabete (FID)

Gli studi finanziati da Fondazione Italiana Diabete quest’anno spaziano dalla cura successiva alla diagnosi: trapianti di isole e cellule staminali; agli screening, fondamentali per bloccare esordi drammatici e pericolosi e per tentare farmaci preventivi, fino a studi sulla patogenesi, proprio per capire quei meccanismi che ancora sfuggono nel comprendere la causa del diabete tipo 1.

I centri finanziati o in via di finanziamento entro il 2021 sono il Diabetes Research Institute dell’ IRCCS San Raffaele e l’Ospedale di Niguarda di Milano, l’IRCCS Casa del Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG), l’IRCCS Bambino Gesù di Roma e il Prince of Wales Hospital di Sidney, grazie al Grant di Ricerca Internazionale con ISPAD, l’International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes. Inoltre la Fondazione ha cofinanziato il Centro di Prevenzione del Diabete di tipo 1 Fid- Innodia-San Raffaele, che permette a tutte le famiglie con persone con diabete tipo 1 di partecipare agli screening gratuitamente da casa loro.

Cosa è il diabete di tipo 1

Il diabete di tipo 1 – spesso confuso con il più diffuso diabete di tipo 2, con il quale però non ha nulla a che fare – è una malattia autoimmune, causata da un “corto circuito” del sistema immunitario che scatena contro le cellule pancreatiche che producono l’insulina (beta cellule) degli autoanticorpi che le distruggono. La scienza conosce questo processo, tipico di tutte le altre malattie autoimmuni come ad esempio la più nota Sclerosi Multipla, ma non sa ancora a quale causa si debba la sua origine.

Il diabete tipo 1 non è quindi oggi né guaribile né prevenibile, anche se alcuni anticorpi monoclonali stanno dando i primi risultati nel rallentarne l’evoluzione in fase di esordio. L’unico modo per sopravvivere per le persone colpite è iniettare insulina molte volte al giorno, per tutta la vita.

La terapia insulinica per un diabetico di tipo 1, il cui corpo non produce più insulina, è una delle terapie tra le più complesse che esista in clinica, perché il fabbisogno è determinato da molti fattori diversi e concomitanti (non solo dal cibo ingerito ma anche, ad esempio, dal livello di attività fisica e dall’ansia anche solo per un compito in classe), dal ciclo mestruale, etc.
Le dosi di insulina nella quotidianità – dopo un iniziale set-up con il diabetologo – vengono decise in modo autonomo dai pazienti e l’insulina esogena (dall’esterno), se iniettata in eccesso o in difetto, può causare svariate complicanze acute o croniche, anche molto gravi tra cui il coma (per ipoglicemia o all’opposto per chetoacidosi diabetica) e la morte. Secondo gli studi più aggiornati, una persona con diabete di tipo 1 ha una aspettativa di vita di circa dieci anni inferiore rispetto alla media.

La vita con il diabete di tipo 1 è migliorata incredibilmente grazie alla ricerca su farmaci e tecnologie (nuove insuline, sensori, microinfusori, pancreas artificiale), ma la malattia rimane inguaribile, non prevenibile e con una gestione clinica e autogestione di estrema complessità. L’esordio è spesso un vero e proprio tzunami per famiglie e malati, considerando che almeno nel 50% dei casi il diabete di tipo 1 infatti insorge nei bambini. In tutto i malati con diabete tipo 1 in Italia sono circa 300 mila.

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** FONDAZIONE ITALIANA DIABETE ONLUS – FID
Da dieci anni, FID è l’unica Fondazione in Italia dedicata esclusivamente alla raccolta fondi per la ricerca di una cura definitiva al diabete di tipo 1, la forma autoimmune del diabete, che nella metà dei casi esordisce da bambini o adolescenti. La Fondazione è stata creata dai genitori di un ragazzo che si è ammalato di diabete di tipo 1 a 18 mesi ed è gestita interamente da persone colpite dalla malattia e che quindi ne conoscono ogni aspetto in profondità.
In Italia sono circa 300 mila le persone colpite dal Diabete di Tipo 1, che necessita di insulina iniettata sin dall’esordio e per tutta la vita. Fondazione Italiana Diabete raccoglie fondi in maniera autonoma e indipendente da aziende farmaceutiche, istituzioni e società scientifiche e li distribuisce, su base competitiva, ai migliori istituti di ricerca e università, impegnati nel trovare una cura definitiva a questa malattia autoimmune che sconvolge la vita dei malati e delle loro famiglie.
Per contatti e approfondimenti: Francesca Ulivi – Direttore Generale e Comunicazione FID: francesca.ulivi@fondazionediabete.org – Cell. 3341322416

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