Diabete tipo 1: emergenza chetoacidosi. È allarme!

Diabete tipo 1: emergenza chetoacidosi. È allarme!

Stupisce come in Italia ancora manchi una cultura adeguata che permetta una diagnosi precoce del diabete di tipo 1. Nonostante appelli e campagne educazionali, si fatica ancora a riconoscere immediatamente i segnali premonitori del diabete di tipo 1, peraltro particolarmente semplici da notare: tanta sete e tanta pipì. Basterebbe di prassi un controllo della glicemia. “È indispensabile creare una cultura del diabete” sottolinea Antonio Cabras, Presidente della Federazione Nazionale Diabete Giovanile (FDG).

Che cos’è la chetoacidosi diabetica

La chetoacidosi si manifesta quando il corpo non riesce a utilizzare lo zucchero (glucosio</strongb) come riserva di energia perché non c’è l’ormone insulina (carenza assoluta) o non ce n’e abbastanza in circolo (carenza parziale). Alla sua comparsa concorrono quattro condizioni concomitanti: l’iperglicemia (elevati valori di glucosio nel sangue), la chetonemia (accumulo di corpi chetonici nel sangue), e l’acidosi metabolica, accompagnate da disidratazione. La chetoacidosi rappresenta spesso la manifestazione d’esordio del diabete di tipo 1, nelle persone alle quali non sia stato ancora diagnosticato. Può anche insorgere in persone a cui è già stato diagnosticato il diabete di tipo 1; infatti, infezioni, traumi, una malattia concomitante, mancate somministrazioni di insulina o interventi chirurgici possono portare alla chetoacidosi diabetica nei soggetti con diabete di tipo 1.
Vedi figura a questo link → diabete.com/chetoacidosi-diabetica-che-cosa-e-perche-si-manifesta

La chetoacidosi diabetica può svilupparsi anche in soggetti con diabete di tipo 2 ma è molto meno frequente. In questi casi, in genere viene innescata da un mancato controllo della glicemia nel sangue, un utilizzo dei farmaci non aderente alla terapia prescritta o l’insorgenza di una malattia concomitante.

L’emergenza chetoacidosi

Aveva solo 5 anni la piccola Carla Borlenghi deceduta a Parma il 24 maggio 2018 per una chetoacidosi diabetica che le ha provocato un edema cerebrale. La chetoacidosi è un’emergenza molto diffusa nei casi di diabete giovanile. Una recente ricerca condotta dalla Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP)ha segnalato che dei 14.493 bambini seguiti dai Centri di Diabetologia Pediatrica, 2.453 hanno presentato esordio di malattia nel biennio 2012-2013. Tra questi bambini ed adolescenti, circa il 38,5% è stato ricoverato in chetoacidosi diabetica, di cui il 10.3% aveva una forma grave. La frequenza di chetoacidosi diabetica sale al 72% se si prendono in considerazione i bimbi di età prescolare, nei quali la forma grave interessa il 16,6%. In generale la chetoacidosi diabetica è gravata da un tasso di mortalità dello 0,15-0.30% ma, quando compare l’edema cerebrale, conseguenza diretta di questa grave emergenza, il rischio di mortalità può aumentare in modo significativo.

L’importanza di una diagnosi precoce…

L’importante è effettuare una diagnosi precoce ma ancora troppe volte, denunciano le associazioni di pazienti con diabete, le strutture sono impreparate a fronteggiare un’emergenza clinica di questo tipo.
“Amarezza e sconforto sono le uniche parole che mi vengono in mente in questo momento – è il commento di Antonio Cabras, Presidente della Federazione Nazionale Diabete Giovanile – Malgrado gli appelli e le campagne di sensibilizzazione che abbiamo condotto sui media nazionali in collaborazione con la SIEDP, in Italia si continuano a trascurare i primi sintomi del diabete: eccesso di sete e tanta pipì, entrambi più frequenti e vistosi del normale.”

… che richiede una nuova cultura del diabete

“La mia idea – continua Antonio Cabras – è che non ci sia ancora resi conto che ci troviamo di fronte a un nemico invisibile, ma molto pericoloso, che richiede l’impiego di risorse non solo economiche, ma culturali. La cultura del diabete è un punto fondamentale nella lotta a questa malattia subdola ma con conseguenze devastanti che spesso, come nel caso della piccola Carla, possono avere conseguenze letali.
Oggi abbiamo un nuovo Governo e sarà mia cura intervenire presso il Ministro Grillo per sensibilizzarlo su questa nuova impostazione: creare cultura del diabete nelle scuole, nei centri pediatrici, nelle famiglie. Sarà un lavoro lungo, ma è necessario iniziare a muoversi in questa direzione.”

Il diabete di tipo 1 si manifesta prevalentemente nell’infanzia e adolescenza. In Italia questa patologia ha un tasso di incidenza variabile: da 6/7 casi a 40 casi per 100.000 bambini con età 0-14 anni, a seconda delle Regioni. Nel nostro Paese si calcola che le persone con diabete di tipo 1 siano circa 200.000-300.000, molte delle quali hanno avuto esordio in età pediatrica. Il 10%, circa 20.000, ha età inferiore a 18 anni.

References

– Comunicato stampa Federazione diabete Giovanile

Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza Pediatrica (SIMEUP)

Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP)

– Iovane B, Cangelosi AM, et al – Diabetic ketoacidosis at the onset of Type 1 diabetes in young children Is it time to launch a tailored campaign for DKA prevention in children <5 years?  Acta Biomed 2018 Jan 8;89(1):67-71

– EL-Mohandes N, Huecker MR – Diabetic Ketoacidosis, Pediatric. StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2018 Jan-. 2018 Jan 17

– von Oettingen JE, Rhodes ET, Wolfsdorf JI – Resolution of ketoacidosis in children with new onset diabetes: Evaluation of various definitionsDiabetes Res Clin Pract 2018 Jan;135:76-84

– Gosmanov AR et al – Management of adult diabetic ketoacidosisDiabetes Metab Syndr Obes 2014 Jun 30;7:255-64

– Weber C et al – Prevention of diabetic ketoacidosis and self-monitoring of ketone bodies: an overviewCurr Med Res Opin 2009 May;25(5):1197-207

Potrebbero interessarti