Diabulimia e altri disturbi del comportamento alimentare

Diabulimia e altri disturbi del comportamento alimentare

Con la collaborazione del dr. Emanuel Mian, psicologo e psicoterapeuta, Emotifood, Monza

La diabulimia è un disturbo del comportamento alimentare in crescente aumento tra le adolescenti (ma anche in giovani adulte) affette da diabete di tipo 1 (DT1) che – per dimagrire – riducono o addirittura evitano volontariamente di somministrarsi le dosi di insulina giornaliere necessarie al normale controllo del diabete.

La diabulimia si accompagna spesso ad altri disturbi del comportamento alimentare (DAC) soprattutto Binge eating e bulimia nervosa. La mancata aderenza alla terapia provoca sintomi come sete eccessiva e intensa, tanta pipì, debolezza generale, maggior rischio di infezioni.
Le conseguenze sono un persistente scarso controllo del diabete con valori elevati di emoglobina glicata A1c, ripetuti episodi di chetoacidosi e insorgenza più precoce di complicanze a breve e lungo termine, in particolare retinopatia.

Maggiore prevalenza di DCA negli adolescenti con diabete di tipo 1 (DT1)

Secondo le stime degli studi più recenti, almeno il 30%-40% dei giovani con DT1 ha un Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), circa il 10% delle adolescenti con età tra i 12 e i 19 anni. La diabulimia può associarsi o meno ad altri disturbi del comportamento alimentare (DCA), come il binge eating (BED) e la bulimia nervosa.

Il Binge eating (BED o disturbo da alimentazione incontrollata) è il DCA più frequente in corso di diabete tipo 1.

Il BED è caratterizzato da abbuffate (binge) compulsive (consumo incontrollato di grandi quantità di cibo in un brevissimo tempo). La persona che ne soffre si abbuffa spesso da sola per evitare l’imbarazzo, ingurgita cibo a un ritmo velocissimo, mangia anche quando non ha fame e continua a mangiare anche quando si sente sgradevolmente piena e gonfia; il senso di colpa è frequente. La persona con Binge eating è spesso disgustata da se stessa o depressa dopo essersi abbuffata.

La diagnosi di Binge eating viene posta quando si verificano episodi di “binge” (abbuffata) almeno una volta alla settimana per tre mesi (da lieve: 1-2 episodi/settimana a grave: 14 episodi o più/settimana). Durante tali episodi, devono verificarsi almeno tre o più dei comportamenti descritti sopra.
I fattori scatenanti del BED possono essere molteplici, sia riconducibili alla malattia che alla personalità, al vissuto e all’ambiente che circonda ciascuna persona: sensazioni sgradevoli di sentirsi indesiderati, bassa autostima, insoddisfazione della propria immagine corporea tipica dell’adolescente, ansia per la malattia cronica di cui si soffre, ma può giocare un ruolo anche la volontà di rompere regole troppo rigide e percepite come insostenibili, una scarsa progettualità personale, la sensazione perenne di sentirsi soli (e in molti casi esserlo davvero), il disturbo disforico premestruale o SDP (da non confondersi con la sindrome premestruale) e anche l’abitudine a bere superalcolici, frequente tra gli adolescenti.

La bulimia nervosa (BN)

bulimia nervosa (BN)La bulimia nervosa (BN) è un altro disturbo del comportamento alimentare piuttosto comune e in crescita. Si riscontra in più del 27% dei pazienti con diabete mellito. Sebbene sia un disturbo che si manifesta soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti può continuare a svilupparsi come problema cronico anche nella piena età adulta.

La bulimia nervosa è caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffata. La persona che ne soffre mangia in un determinato periodo di tempo (per es. due ore) una quantità di cibo molto più elevata di quella che la maggior parte degli individui consumerebbe nello stesso lasso di tempo e in circostanze simili. Durante l’abbuffata la persona ha la sensazione di perdere il controllo (“…in quei momenti, non riesco a smettere di mangiare…”, “… non mi rendo conto di cosa e quanto mangio…”). Per prevenire il temuto aumento di peso, le abbuffate innescano inappropriate e ricorrenti condotte di compensazione, come: vomito autoindotto, abuso di lassativi, consumo di diuretici e/o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva. Per giustificare la diagnosi di bulimia nervosa, le abbuffate e le condotte compensatorie si devono verificare entrambe mediamente almeno una volta alla settimana, per 3 mesi.

In genere, le persone con bulimia nervosa, sono nei limiti di peso normale o di sovrappeso. Tra un’abbuffata e l’altra, le persone con bulimia nervosa riducono il loro consumo calorico complessivo, preferendo cibi a basso contenuto di calorie ed evitando invece quegli alimenti che, a loro parere, possono fare ingrassare o scatenare un’abbuffata.
Nelle giovani con bulimia nervosa sono spesso presenti irregolarità del ciclo mestruale o amenorrea.

Alla bulimia nervosa si associano spesso disturbi dell’ immagine corporea e bassa autostima, depressione e disturbi d’ansia, ansia per la gestione futura della malattia e per la paura che il diabete possa compromettere i rapporti sociali, paura di non essere accettati dai pari etc.

La diabulimia associata o meno ad altri disturbi del comportamento alimentare può mettere in serio pericolo la vita di adolescenti e giovani: aumenta il rischio di sviluppare complicanze microvascolari, in particolare retinopatia, più frequenti episodi di chetoacidosi diabetica (accumulo nei tessuti e nell’urina di prodotti di scarto detti corpi chetonici) con progressivo peggioramento della funzionalità dei reni, grave neuropatia, cardiopatia, osteoporosi precoce con aumento del rischio di fratture, e molti altri problemi.

La diabulimia: che cos’è?

La diabulimia nasconde sempre un grave disagio psicologico perché l’adolescente (ma anche la persona adulta con diabete di tipo 1) ha difficoltà ad accettare la sua forma fisica e la convivenza con una malattia cronica come il diabete di tipo 1 (in genere presente sin dall’infanzia), inoltre è costretta a gestire restrizioni alimentari e paure di ingrassare tipiche dell’età adolescenziale.

Per questo, nei centri per la cura del diabete giovanile, questo tipo di problema viene affrontato da un team multidisciplinare di esperti con un approccio psicologico e nutrizionale non restrittivo. In questo senso è fondamentale per il team di cura far comprendere all’adolescente con DT1 (e ai suoi genitori/familiari) che non occorre privarsi di tutto ma si può seguire un’alimentazione equilibrata e sana come quella che dovrebbero seguire tutti (anche le persone non diabetiche) che si rifà principalmente alla piramide della dieta mediterranea. Il team fornirà, inoltre, all’adolescente e alla sua famiglia tutti i consigli educazionali e di psicoterapia (individuale, di gruppo o familiare) utili per aiutarlo a sviluppare proprie abilità per accettare, convivere e gestire in modo più sano una malattia cronica come il diabete di tipo 1. Talvolta, può essere lo stesso team di cura del diabete a sospettare e scoprire la presenza di diabulimia o di un altro disturbo del comportamento alimentare (DCA) (la maggior parte dei pazienti non ammettono di soffrirne) e quindi giocare un ruolo cruciale nel raccomandare il trattamento e il supporto più indicato per l’adolescente e i suoi familiari più stretti. Se non si curano in parallelo e in modo adeguato sia il diabete che il disturbo del comportamento alimentare difficilmente si vedrà un miglioramento dell’uno e dell’altro.

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