A cura di Fabio Braga, imprenditore con diabete tipo 1, #pedalidizucchero #amataglice
Lo sport come stile di vita, per migliorarne la qualità
“Innanzitutto qualche premessa d’obbligo – spiega Fabio – come tutti sanno esistono fondamentalmente due tipi di diabete mellito: diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2; ma non tutti sanno, o meglio si tende a dimenticare che esistono milioni di “diabetici” ognuno diverso per età, sesso, razza ognuno con una propria storia, un proprio vissuto, ognuno caratterizzato dalla presenza o meno di complicanze. Generalizzare, dunque, diventa difficile ma molti concetti possono essere “globali”. Un altro fattore “chiave” quando si parla di attività fisica e quando si tratta più in generale di “stile di vita” che associa l’attività fisica alla dieta o all’abitudine di assumere i farmaci o di controllarsi, ecc. è che lo “stile di vita”, appunto, non deve essere inteso come una prescrizione terapeutica rivolta al paziente – cioè di un soggetto considerato “malato” – ma deve essere inteso come una forma di “stile” che migliora la qualità della vita – di persone diabetiche e non diabetiche, in pratica, di tutti. Basti pensare che un corretto stile di vita rappresenta la più efficace prevenzione primaria oltre che del diabete di tipo 2 anche di obesità, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, stiamo parlando, per intenderci, di infarto, etc, di tumori, artrosi, osteoporosi, invecchiamento in generale. Dunque ne consegue che tutti dovrebbero mantenere un corretto stile di vita e non solo chi è “malato”.
Purtroppo la “società” tende spesso ad “escludere dal gruppo” coloro che seguono un corretto stile di vita, additandoli come “diversi”, “malati”; in certi ambienti è naturale che ciò avvenga perché il “gruppo” – amici, parenti, conoscenti, etc – che pretende di non modificare il proprio stile di vita non virtuoso, sentendosi magari in colpa, e/o consapevole dei propri errori, ma anche del tutto determinato a non percorrere una via virtuosa – che in quanto tale è più faticosa – cercherà in tutti i modi di indurre in tentazione colui che secondo la logica del gruppo è “deviato”. Viviamo, quindi in un contesto in cui la persona che segue e perpetua uno stile di vita virtuoso viene visto come un “deviato” una “scheggia impazzita”, una persona che segue un “regime” solo perché “malato”. La “morale” che ne consegue è: “io sono sano per cui non devo…”. Dalla sponda opposta colui il quale segue uno stile di vita virtuoso è sottoposto quotidianamente al “comportamento del gruppo” prima descritto e dovrebbe riuscire a dimostrare a se stesso e agli altri che la corretta via è quella da lui intrapresa”.
Che cosa può fare lo Sport per convivere meglio con il diabete?
“Direi “tutto”! Un piano adeguato di attività fisica – non solo l’attività sportiva che è percorribile solo da una modesta fascia di soggetti – associato a una dieta personalizzata, può curare il diabete di tipo 2 in fase iniziale oppure ridurre sensibilmente il fabbisogno insulinico nel diabete di tipo 1. Pensiamo solamente che fare 2 o 3 piani di scale ogni giorno, sforzo, peraltro molto modesto, non solo riduce sensibilmente il rischio cardiovascolare, cioè il rischio di andare incontro negli anni a infarto, malattia coronarica in genere, ma aiuta anche a mantenere nella norma il peso corporeo, ecc. Che cosa c’è di più bello di “sentirsi in forma”, di “sentirsi bene con il proprio corpo”? Si riduce quella famosa distanza tra la “patologia” intesa come malattia che ci perseguita, che ci ha colpito, che ci ha “escluso”, che ci limita, che ci obbliga, che ci… e lo stato di salute”.
Perché il diabete non rappresenta un ostacolo serio alla pratica sportiva?
“Perché dovrebbe esserlo? Vi sono fior di campioni olimpionici affetti da diabete di tipo 1 in terapia micro infusiva! Nessuno sport o nessuna attività fisica, di fatto, è controindicata, a meno che non parliamo di sport estremi o in gravidanza. Certo arrampicarsi su pareti rocciose o esplorare fondali marini in solitaria, motociclismo o automobilismo o altri sport che mettono il soggetto in situazioni di pericolo, o praticare sport di contatto come boxing, etc. non sono prudenti e per tale motivo sono pratiche sconsigliabili ma non è possibile affermare che queste pratiche sportive siano da negare; d’altra parte mi sento di “sconsigliarle” a chiunque o, meglio, di non consigliarle a chiunque. Bisogna sempre affrontare la pratica sportiva ben allenati e in fase di buon controllo glico-metabolico. Occorre, inoltre, precisare che esistono attività sportive aerobiche come jogging, ciclismo lento e in piano, corsa lenta, sci di fondo, pattinaggio, etc. in cui il consumo di glucosio avviene in presenza di ossigeno con una ottimale resa energetica; e attività sportive anaerobiche come calcio, tennis, basket, sci alpino, ciclismo su strada o pista in cui il consumo di glucosio avviene in assenza parziale di ossigeno con una non ottimale resa energetica e una più o meno importante produzione di acido lattico, prodotto tossico e che non dovrebbe mai superare determinati limiti, che ciascun medico indicherà alla persona diabetica. Il diabete è da considerare una condizione metabolica che necessita di un buon grado di controllo che si gioverà tantissimo dell’attività fisica”.
Sport e alimentazione sana per una mente sana: vale anche per i diabetici e perché?
“La pratica di attività fisica o di attività sportiva – che dovrà essere in qualsiasi caso e sempre regolare – è la parte più importante, insieme alla dieta, del trattamento del diabete di tipo 2, soprattutto per i soggetti sovrappeso o obesi; nel diabete di tipo 1 contribuisce in maniera importantissima al controllo glicemico e alla buona forma fisica. L’attività sportiva, accresce l’autostima aumentando nel contempo il senso di benessere e di sicurezza e riducendo, in parallelo, i livelli di ansia e di depressione”.
Dal punto di vista psicologico che valore ha per un diabetico vedere i propri risultati (e miglioramenti) nella pratica sportiva?
“Le persone motivate e responsabili possono comunque raggiungere grandi traguardi che saranno tanto più ”apprezzati” quanto più, all’inizio, ci si sentiva un “diverso”, un “tagliato fuori da…”. Per tutto quanto sopra riportato anche nelle altre domande è abbastanza lampante che chi non ha raggiunto un equilibrio mentale di “matura consapevolezza del diabete” parte con un handicap che è più di natura psicologica che fisica, ovviamente ove non esistano complicanze reali, etc; nel momento in cui ottiene gli stessi risultati o addirittura migliori rispetto a un soggetto da lui reputato (a torto) favorito ecco che comincia ad aprirsi una nuova visione di quel mondo di “malato” sino ad allora dominante.
“…devo essere prudente, ben controllato, etc ma ho le stesse potenzialità degli altri”. Il mondo “proprio” fatto di rinunce, prescrizioni, doveri, divieti, etc si avvicina al mondo “degli altri” solo apparentemente privo di prescrizioni, doveri, obblighi, limiti, etc. Ma la domanda è sempre la stessa: “È proprio vero che ci si può sentire sempre e comunque svincolati dal mantenere un corretto stile di vita?”.
Quale sport consiglierebbe, con quali modalità e con quale frequenza?
“Difficile rispondere poiché le variabili che giocano sono troppe come ad esempio: sesso, età, presenza di complicanze, etc.. Direi che vale quanto ho detto prima. Una affermazione su tutte: la pratica sportiva o meglio l’attività fisica dovrebbero essere quotidiane per dare risultati efficaci. E’ raccomandabile una camminata in piano a passo spedito per 30 – 40 minuti tutti i giorni. Ad una velocità di circa 5 Km/h sono circa 3 Km al giorno… salvo rare eccezioni chi non può permetterselo?”.
Un inciso che le piacerebbe sottolineare ed evidenziare per chi soffre di diabete e rimane fermo senza far nulla.
“Tutti coloro che non fanno attività fisica o che non tentano di aumentare anche se di poco le proprie ”performance” (che non sono obbligatoriamente sportive ma possono essere solamente quelle di fare un piano di scale o 10 minuti di cammino, etc.) decidono, in cuor loro, di rinunciare a curarsi”.
Salutiamo Fabio, lo ringraziamo e gli facciamo un sincero in bocca al lupo! Lo attende il solito quotidiano allenamento in bicicletta, accompagnato sempre, comunque e ovunque… dalla sua #amataglice.