Andrea Guerra: Pedalando con vigore ci lasciamo alle spalle la malattia. La bicicletta come terapia: la parola al presidente dell’Associazione Ciclismo&Diabete

Andrea Guerra: Pedalando con vigore ci lasciamo alle spalle la malattia. La bicicletta come terapia: la parola al presidente dell’Associazione Ciclismo&Diabete

“Mi hanno diagnosticato il diabete di tipo 1 quando ero un bambino. La notizia fu devastante per la mia famiglia: eppure sono qui, oggi. Conduco una vita normale, non mi privo delle soddisfazioni, sono uno sportivo, devo tantissimo alla bicicletta. E lancio un messaggio forte, soprattutto a chi è accanto a una persona con diabete: non bisogna piegarsi e accettare compatimento, ma reagire, guardare avanti e costruirsi la vita”.

Parola di Andrea Guerra, presidente dell’Associazione Ciclismo&Diabete (ciclismoediabete.it). Una sua creatura: l’ha fondata, insieme con un gruppo di amici nel 2005 ed è la fucina dalla quale sono usciti anche alcuni atleti, oggi professionisti, che militano nelle fila del Team Novo Nordisk.

“Con un gruppo di amici ci siamo ritrovati a dare vita all’Associazione Ciclismo&Diabete non tanto per il diabete, ma quali appassionati di ciclismo. E proprio grazie alla bicicletta sono riuscito a ottenere buoni risultati; fra i numerosi sport che ho praticato, il ciclismo resta quello più adatto a determinare beneficio diretto sulla glicemia per il fatto di poter dedicare molte ore a un’attività aerobica”.

Prima regola: non generalizzare, ciascuno di noi ha un metabolismo in evoluzione. Andrea Guerra lo dice con chiarezza: ma ciò non significa che non si possano riuscire a raggiungere risultati eccellenti. “I ragazzi del Team Novo Nordisk, professionisti che arrivano a fare 20mila km in bicicletta in un anno, ne sono una testimonianza”.

Andrea Guerra e i “suoi” attendono con ansia il 17 marzo ‘18, per sostenere i beniamini in maglia nero-blu alla Milano-Sanremo n. 109: “Sono entusiasta di quanto fanno, c’è solo il rammarico per la scarsa evidenza che questi atleti, nelle passate edizioni, hanno avuto nelle telecronache nazionali della corsa, c’è una grande quantità di persone che vorrebbe sapere, in diretta, come va la loro gara”.

In piedi sui pedali non esiste il malato, c’è solo l’atleta: questo è il messaggio che arriva da questi straordinari ragazzi. “Perché un fatto c’è da sovvertire – tiene a ribadire Andrea Guerra -: va mandato in soffitta quel senso di compassione che accompagna in genere le malattie e chi ne è affetto, anche in rete vediamo troppi ‘purtroppo’, e troppi ‘comprendo’ che accarezzano lo sconforto. La nostra esperienza, invece, è la più viva testimonianza che l’approccio diverso esiste, e può essere vincente”.

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