Le vostre domande più frequenti a www.consulenza.diabete.com
Ho il diabete tipo 2 da diversi anni. Sono ghiotta di pasta asciutta. È vero che posso mangiarla? Con quali porzioni?
Sì, la pasta può essere mangiata anche con il diabete di tipo 2, senza abbuffarsi. A distanza e senza un’accurata visita non è possibile indicare una porzione e/o una frequenza di consumo.
Sicuramente la porzione deve essere moderata e commisurata alla persona (età, costituzione fisica, attività fisica regolare o meno, condizione di salute e tolleranza al glucosio, parametri del diabete, etc), alla terapia in atto e al consumo energetico giornaliero. Se si riesce a tenere i parametri di controllo entro le indicazioni del medico allora vuol dire che quello che si sta facendo va discretamente bene. Se invece ci si trova davanti a valori più alti di quelli auspicati, allora probabilmente l’attuale assunzione di carboidrati non è ben tarata sulla propria persona.
In caso di dubbi oppure quando non si riesce a stare nei valori previsti consiglio di parlarne con il proprio medico o con un nutrizionista che ci possa seguire di persona.
Quale tipo di farine posso usare per fare il pane in casa, dato che sono diabetico?
Sicuramente sarebbe utile usare farine integrali di buona qualità. Alternando o mischiando i vari cereali (frumento, grano Senatore Cappelli, riso, segale, farro, kamut, avena [leggi sotto], tapioca, etc).
La invito a fare sempre attenzione alla quantità in quanto parliamo di prodotti con un alto contenuto di carboidrati. È importante tenere sotto controllo il carico totale dei carboidrati e non solo la tipologia della farina o del prodotto anche se il passaggio all’integrale di per sé può essere d’aiuto.
Diabete tipo 2: ho imparato da poco che pasta e pane dovrebbero essere integrali.
a) Come faccio a riconoscere quali sono i tipi di pasta integrali migliori?
b) La pasta di avena è migliore di quella integrale?
Consumare alimenti integrali è quasi sempre la scelta migliore, per tutti ed in particolare in caso di diabete.
Scelga alimenti che siano stati preparati con farina integrale e che non siano preparati con farina raffinata a cui viene aggiunta una certa quantità di crusca.
Verifichi anche in etichetta che la quota da farina integrale sia significativa e non una semplice aggiunta formale per poter definire l’alimento integrale. La legge consente di chiamare integrali anche i cibi che sono preparati con farina raffinata e con una piccola quantità di farina integrale. Per capire se la quota di farina integrale è significativa deve leggere la lista ingredienti che per legge è scritta in ordine di quantità decrescente (dall’ingrediente più abbondate a quello meno abbondante). La farina integrale deve essere nella prima posizione se si tratta di un prodotto farinaceo.
Altra accortezza è quella di scegliere prodotti integrali da agricoltura biologica o biodinamica o che garantiscano che siano stati usati pochi pesticidi altrimenti sulla parte esterna del seme (la crusca) si depositano tali sostanze che restano nella farina quando questa è preparata macinando il seme intero (integrale).
La pasta di avena può avere proprietà diverse perché avena e frumento apportano sostanze diverse. L’avena, per esempio, è ricca di beta-glucani che sono molto utili. Il consiglio è di variare e di non mangiare sempre la stessa fonte alimentare. Per quanto riguarda la qualità dipende dalla produzione di avena e frumento e dal modo con cui hanno fatto la pasta.
In una revisione sistematica e una meta-analisi del 2015 (Nutrients 2015 Dec 10;7(12):10369-87), il consumo di avena è stato associato alla riduzione del rischio di malattie cardiache, diabete tipo 2 e obesità. I risultati hanno evidenziato che il consumo abituale di avena può migliorare la glicemia a digiuno, riducendo i livelli di zucchero nel sangue e – nei soggetti che consumavano più avena – anche i livelli di glicemia post-prandiale. Si è evidenziato anche un miglioramento della sensibilità all’insulina, cioè la capacità dell’organismo di utilizzare l’ormone insulina per regolare i livelli di zucchero nel sangue. Infine, il consumo di avena ha ridotto i livelli di colesterolo-LDL (“colesterolo cattivo”), contribuendo a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Ovviamente questi effetti positivi dipendono dalla quantità e dalla frequenza di consumo, tenendo sempre conto che la dieta deve essere personalizzata per le esigenze di ogni paziente.
Quanti grammi di pasta o quanti carboidrati dovrebbe assumere, a pranzo e cena, un bambino diabetico di sei anni che fa una vita normale?
Non mi è possibile rispondere a questa domanda senza un’accurata visita. La grammatura precisa e personalizzata per una persona dipende da tanti fattori e non è possibile fare una valutazione dei fabbisogni energetici e nutrizionali a distanza.
Consiglio sempre di fare una visita e/o di iniziare a parlarne con il proprio medico/ pediatra.
Vorrei sapere la quantità di pasta e pane da consumare in giornata per mantenere la glicemia sotto controllo, grazie.
Non esiste una quantità fissa, di riferimento ma occorre una visita per stabilire la quantità individuale.
La determinazione di una razione alimentare dipende dall’individuo, dalla sua predisposizione genetica, dal suo stato fisio-patologico, dalla terapia in atto e dall’attività fisica che pratica o non pratica.
Purtroppo non mi è possibile dare un’informazione di questo tipo. La dieta dipende da mille fattori e presuppone la conoscenza approfondita della condizione individuale e dei tanti fattori coinvolti.
Per questo tipo di informazione dettagliata consiglio sempre una visita di persona con un nutrizionista con cui si possa impostare insieme un programma nutrizionale e seguirlo nel tempo, con eventuali modifiche: non tutti reagiamo allo stesso modo e abbiamo lo stesso metabolismo.
In linea generale se si abbandonano le farine raffinate e si inizia a mangiare solo prodotti integrali si ottiene un bell’aiuto sul controllo della glicemia.
L’altro consiglio è non esagerare con le porzioni. Se – cucinato nel piatto – consumiamo un pugno, un pugno e mezzo, potrebbe andare bene. Però, ripeto, le quantità e le porzioni individuali è possibile definirle solo conoscendo bene la condizione individuale tramite una visita.
Buongiorno, quale tipo di pasta è consigliato per chi soffre di diabete?
A mio padre è appena stato diagnosticato il diabete e ha sempre mangiato molta pasta, il problema è che per lui è molto difficile rinunciare alla pasta.
Ho trovato delle paste per diabetici con IG 23, molto più basso della pasta di grano duro e di quella integrale, ma i costi sono molto alti, inoltre facciamo molta fatica a trovarla… vorrei sapere se ci sono tipi di pasta che andrebbero bene in questo caso, tipo quella di kamut… grazie.
La pasta con indice glicemico basso può essere molto utile. Anche la pasta preparata con farine di legumi può essere consumata. Spesso si trova anche on-line se nei supermercati di zona si fa fatica a reperirla. Si può in ogni caso provare a chiedere al gestore di ordinarla appositamente.
Come più volte sottolineato, è utile abituarsi progressivamente ad abbandonare la pasta raffinata per utilizzare la pasta integrale e abituarsi a moderare la quantità e la frequenza di consumo.
Alternare il cereale di partenza è una cosa benefica in termini salutistici e può aiutare un po’ nella gestione del diabete ma non è fondamentale per tenere sotto controllo la patologia. Per esempio si possono variare pasta di kamut, pasta di farro, pasta d’avena, pasta di grano saraceno, ecc. Sempre preferendo l’integrale.
L’aspetto negativo è che sono tutti prodotti il cui costo supera sempre quello della pasta di semola classica e che occorre trovare in un negozio adatto o in un buon supermercato che abbia ampia scelta. L’alternativa è fare ordini on-line.
Ho 65 anni e il diabete di tipo 2, chiedo se il pane di carbone vegetale possa sostituire quello normale ed eventualmente in quale misura.
Il pane nero al carbone vegetale può sostituire il pane normale. Non posso sbilanciarmi sulla quantità perché non conosco la sua situazione in maniera approfondita e non ho neanche la possibilità di stimare il suo consumo energetico giornaliero. In linea generale, ma andrebbe tutto personalizzato, potrebbe consumarne 2 porzioni al giorno. Una porzione di pane equivale a 50 g.
Sarei un mangione di pasta ma non posso perché sono affetto da diabete di tipo 2. Che tipo di pasta mi consigliate per risolvere il mio problema con i carboidrati?
Essendo la pasta, qualsiasi essa sia, un alimento ricco di carboidrati occorre sempre e comunque tenere sotto controllo la quantità e non solo la qualità. Il modo migliore è impostarne la quantità rispetto alle proprie esigenze insieme ad un nutrizionista professionista e standardizzarne il consumo giornaliero in base al proprio stile di vita ed ad altri fattori che vanno presi in considerazione.
In termini di qualità si consiglia la pasta integrale e si sconsiglia il consumo abituale di pasta fatta con farina raffinata. In commercio esistono tipi di pasta integrale con aggiunta di ulteriore fibra (es. inulina) per abbassare ulteriormente l’indice glicemico come la FiberPasta o pasta proteica (il cui consumo va sempre iniziato sotto controllo di un Nutrizionista professionista di fiducia che possa valutare la situazione individuale generale).
Alternare anche il cereale di partenza può essere utile: invece di mangiare sempre pasta di semola di frumento (integrale o non) si può consumare anche la pasta di farro, d’avena, di grano saraceno, ecc.
Pane e indice glicemico: volevo chiederle qual è la tipologia di pane che ha il minor indice glicemico (IG); inoltre, volevo sapere se le gallette di mais fanno alzare l’IG?
Purtroppo, non esiste una risposta univoca a questa domanda. Potrei dire che il pane integrale è meglio del raffinato come punteggio dell’indice glicemico ma quanto sia meglio dipende da quanto è integrale il pane e come è stato fatto. Esiste differenza tra un pane integrale fatto con il 100% di farina integrale con una concentrazione di fibra alimentare alta e un pane integrale (la legge permette di chiamare integrale diversi preparati) preparato con 85% di farina 0 e 15% di crusca aggiunta.
Stessa cosa per le gallette di mais. Il mais soffiato ha un indice glicemico alto.
Però il reale aumento della sua glicemia dipenderà da quanto ne mangia (carico glicemico) e non solo dall’indice glicemico dell’alimento. Per es. 100 g di pane integrale o 2-3 gallette di mais (circa 20 g). È possibile che il suo reale aumento di glicemia dopo il pasto sia più basso con le gallette che con il pane integrale. Questi calcoli andrebbero fatti con le tabelle nutrizionali alla mano e non sono sempre comode da fare perché andrebbero inseriti tutti gli alimenti consumati nel pasto.
Il mio consiglio è capire il senso di questo parametro e le corrette regole alimentari da seguire. Altra cosa fondamentale è tarare tutto sui reali fabbisogni personali. Per questo è meglio fare una consulenza con un professionista della nutrizione, altrimenti occorre approfondire bene questi meccanismi per poter scegliere cosa mangiare. Il solo valore dell’Indice Glicemico di un alimento è indicativo ma può non essere così determinante.
In generale comunque, vale per il pane ma per qualsiasi alimento, l’indice glicemico è più basso quanto più è basso il contenuto di carboidrati e quanto più è alto il contenuto di fibra alimentare. Poi in realtà il valore dipende anche dalle tecniche di produzione, dal metodo di cottura, e da tanti altri fattori.
Diabete tipo 1, consumo di pasta, pane o patate. Sono diabetico di tipo 1 da oltre 20 anni. Questa è la mia domanda: perché l’utilizzo della pasta o del pane anche in dosi non eccessive (80 grammi) mi porta sistematicamente a un notevole incremento della glicemia dopo circa quattro ore dal pranzo (intorno a 250); a differenza ad esempio delle patate che, nonostante abbiano un indice glicemico molto alto non mi danno creano problemi? Non posso neanche aumentare la dose di insulina (a pranzo circa 5 unità) altrimenti vado in ipoglicemia (la mia dose attuale di insulina consiste in quattro iniezioni giornaliere). Grazie per una risposta.
I livelli di glicemia non risentono solo dell’indice glicemico ma sono condizionati anche dal carico glicemico del pasto ossia dalla quantità totale di carboidrati che si assumono e dalla quantità di fibra alimentare e proteine del pasto che ne rallentano l’assorbimento. Con l’indice glicemico può fare solo un confronto a parità di quantità di carboidrati assunti per capire quale sia quello che porta ad un assorbimento più rapido di carboidrati.
Perciò è possibile che Lei, mangiando patate stia assumendo meno carboidrati totali e più fibra che portano a un carico glicemico più basso rispetto agli 80 g di pasta.
Detto questo, spesso quando si ha a che fare con il corpo umano esistono risposte non attese secondo la teoria e per le quali, ad oggi, non conosciamo la risposta.
Indipendentemente dalla causa, La invito a trovare una soluzione per evitare gli eccessivi rialzi glicemici. Provi a capire le differenze che ci sono facendo alcune prove:
- assunzione di 80 g di pasta integrale invece che raffinata;
- assunzione di 80 g di pasta raffinata e/o integrale accompagnata da una porzione abbondante di verdure e/o una fonte proteica;
- assunzione di 80 g di FiberPasta. Una pasta specifica per diabetici con Indice Glicemico pari alla metà della pasta integrale In questo modo a parità di carboidrati assunti il rialzo glicemico dovrebbe essere minore;
- assunzione di 80 g di pasta di farro o di grano saraceno, senza glutine o preparata con farine di legumi. Con e/o senza verdure.
La condizione migliore è quella che non le fa aumentare troppo la glicemia e che le consente di non esagerare con il bolo di insulina sia per evitare un eccesso di ormone in sé, sia per evitare il rischio di ipoglicemia.
Tra pane e pasta, va meglio uno o l’altra?
In condizioni di parità di assunzione di carboidrati, consiglio la pasta. Il pane è un prodotto da forno a temperatura più alta della pasta e questo porta a una maggiore alterazione nutrizionale dell’alimento con riduzione delle vitamine e formazione di sostanze meno genuine e alcune potenzialmente tossiche. Si può benissimo mangiare il pane ma non occorre cronicizzare un consumo poco adatto alla persona con diabete.
Pane e pasta fanno sempre ingrassare?
Solo se si eccede con le quantità. Non sono il pane o la pasta in sé a fare ingrassare ma le quantità, le porzioni che una persona ne consuma. È credenza comune che il consumo quotidiano di pasta e pane sia associato in modo inevitabile a un aumento del peso corporeo, e di conseguenza, quando si decide di intraprendere una dieta, spesso i primi alimenti a essere eliminati sono proprio pane e pasta. Qualsiasi assunzione elevata, oltre le proprie necessità, di carboidrati, proteine e grassi (quindi di alimenti che contengono tali nutrienti) può portare a un aumento del peso, e questo vale per tutti, non solo per chi soffre di diabete.
Se osserviamo la piramide alimentare della dieta mediterranea, pasta e pane si trovano non più di 2 volte al giorno, in associazione a proteine, verdura e frutta. Nello specifico, questi alimenti associati alle proteine possono anche aiutarci nella perdita di peso preservando anche la massa magra.
Alcuni studi mostrano che l’uso di cereali e loro derivati integrali può facilitare il controllo del peso. Quando si mangia la pasta, sarebbe opportuno non mangiare il pane, altrimenti ridurre entrambe le porzioni in modo tale che la quantità di carboidrati assunta sia quella che corrisponde alle reali necessità della persona.
Inoltre, se si prediligono i cereali integrali si scelgono farinacei a basso indice glicemico, ricchi di fibre con potere nutritivo molto alto. Bisogna considerare che i carboidrati complessi (di cui la pasta rappresenta una delle fonti più importanti) sono la principale fonte di energia per il nostro organismo.
Meglio la pasta fatta in casa oppure quella comprata al super?
Non sono a conoscenza di studi clinici che confrontino gli effetti dei due tipi di pasta.
Certamente per la patologia diabetica, la cosa più importante è la quantità di carboidrati totali assunti.
Le patate possono sostituire la pasta?
Si, le patate si possono gustare in alternativa alla pasta e al pane. Da considerare che hanno un indice glicemico più elevato di pane e pasta perciò occorre prestare attenzione alla porzione consumata e alla frequenza di consumo ma saltuariamente si possono gustare in loro sostituzione. Meglio se bollite e fredde, perché così si abbassa il loro indice glicemico.
Come bisogna regolarsi per il sugo della pasta? Qualche consiglio in caso di diabete tipo 2?
I condimenti da preferire sono quelli semplici preparati con verdure, salsa di pomodoro e senza utilizzo di fonti proteiche e uso eccessivo di grassi e/o soffritto.
È consentito anche l’uso di condimenti più elaborati con consumo moderato in quanto raramente il condimento ha un effetto particolarmente negativo sulla glicemia, però occorre sempre tenere presente il totale del cibo e dei nutrienti introdotto in quanto oltre al diabete di tipo 2, spesso occorre considerare altre condizioni potenzialmente presenti, tipo sovrappeso/obesità, ipertensione arteriosa, sindrome metabolica, ipercolesterolemia, etc.