
Ipoglicemia: parlarne in famiglia riduce l’ansia per il diabete
L'ipoglicemia è una condizione che si verifica quando i livelli di zucchero nel sangue sono talmente bassi da non riuscire a fornire il corretto apporto di energia agli organi. Tale condizione può generare una serie di sintomi tra cui confusione mentale.

Continua l’alleanza tra Diabetologi e Nefrologi a protezione del rene
Presentato al 60° Congresso Nazionale della SIN un documento congiunto SIN-SID sul trattamento e la gestione dell’iperglicemia nei pazienti con diabete tipo 2 e malattia renale cronica. Si tratta del primo passo verso la stesura delle Linee Guida Scientifiche Intersocietarie.

Automonitoraggio della glicemia: tecnologia sempre più “amica” per i ragazzi con diabete tipo 1. E non solo
Secondo le ultime stime, l’utilizzo dei nuovi device di automonitoraggio - che liberano dalle ripetute ‘punturine’ al dito - cresce al ritmo del 10-15 per cento ogni anno. Tali device saranno utili anche a rivedere le ‘Istruzioni per l’uso’ della gestione del diabete 1, da parte dei medici e pazienti.

La meta si avvicina: la Rocca di Gibilterra affacciata sul Mediterraneo
Lasciata Garrucha e la splendida casa dove ho alloggiato, il viaggio prosegue con un buon tratto lungomare, pieno di hotel e piscine di recente costruzione, un po’ anonimi ma comunque piacevoli dopo i molti chilometri in zone montagnose e isolate. Sto pedalando verso il Sud della Spagna, in direzione di Gibilterra. Che cosa mi riserverà questa parte di viaggio? Come si comporterà il mio diabete?

Tecnologia e diabete tipo 1: anche sistemi aperti integrabili e interconnettibili nel futuro dell’erogazione automatizzata di insulina
Parallelamente allo sviluppo e al perfezionamento di sistemi proprietari chiusi “all-in-one” per l’infusione in continuo di insulina, esiste un crescente sviluppo di sistemi automatizzati “aperti”, “interoperabili”, i cui componenti siano in grado di interagire tra loro, tramite protocolli verificati e condivisi.

La curva da carico di glucosio: da un vecchio test, nuove indicazioni più precise per la diagnosi di diabete
Diagnosi di diabete tipo 2: alla luce degli studi più recenti emerge con chiarezza che è più accurato, preciso e attendibile come criterio diagnostico il valore di una glicemia superiore a 209 mg/dl a distanza di un’ora dal carico di glucosio.

Dieta mediterranea: la più indicata in caso di fegato grasso
Un approccio dietetico è vincente contro la steatosi epatica (“fegato grasso”), riducendo fino al 40% del grasso accumulato nel fegato. Risultato importante, considerato che per la steatosi del fegato non esiste a tutt’oggi una terapia farmacologica.

Prediabete e diabete tipo 2 stressano le cellule che producono insulina, innescando un circolo vizioso
Tutto il processo di produzione dell’insulina in condizioni di diabete, ma anche di pre-diabete, va in tilt e innesca un circolo vizioso di super-lavoro che ‘inceppa’ sempre di più il processo e peggiora il controllo metabolico.

Consigliata una visita dall’epatologo per 1 persona con diabete tipo 2 su 5
Molte persone con diabete 2 soffrono del cosiddetto ‘fegato grasso’ (steatosi epatica non alcolica) che può evolvere fino alla cirrosi epatica. Secondo i criteri indicati nelle nuove linee guida è possibile definire un profilo di ‘rischio-fegato’.

Terapia anti-diabete: controllare la glicemia ma anche proteggere dalle complicanze croniche
La terapia del diabete tipo 2 diventa più ambiziosa perché la malattia non è solo una questione per ‘glicemologi’. L’obiettivo del suo trattamento non può esaurirsi nel solo controllo della glicemia, ma deve essere in grado di proteggere le persone affette da diabete tipo 2 da tutte le potenziali complicanze croniche.

Il diabete tipo 2 sempre più frequente anche tra gli adolescenti
Il diabete tipo 2 (DT2), tipico dell’adulto maturo, compare sempre più spesso anche in età giovanile, tra adolescenti e giovani adulti (sotto i 40 anni). A lanciare l’allarme gli Esperti della SID, Società Italiana di Diabetologia.

In caso di diabesità, il grasso che riveste il cuore favorisce lo scompenso cardiaco
Le cellule adipose (adipociti) che rivestono il cuore possono in condizioni particolari come l’obesità produrre una serie di molecole con caratteristiche pro-infiammatorie che mandano al tappeto le cellule del tessuto cardiaco, favorendo lo sviluppo di scompenso cardiaco, complicanza frequente nelle persone con obesità associata a diabete di tipo 2.

Un percorso diagnostico-terapeutico intensivo (PDTA o Day-Service) riduce le complicanze diabetiche
Uno studio ha dimostrato che nelle persone con diabete, uno screening intensivo e ragionato abbatte del 30% le complicanze cardiovascolari e riduce di ben il 57% i ricoveri per scompenso cardiaco. Secondo i ricercatori della SID, quando il percorso diagnostico è ben organizzato può contribuire a salvare la vita dei pazienti con diabete.

Vitamina D: in caso di obesità, il suo recettore sembra coinvolto nell’eccesso di grasso epatico e non solo
In caso di insulino-resistenza è stata evidenziata una stretta associazione tra ridotti livelli circolanti di vitamina D e sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e steatosi epatica.

Il tessuto adiposo ipertrofico impalla il metabolismo e apre la strada al diabete
Obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari sono condizioni associate tra loro. E’ facile osservarlo nei pazienti che ne sono affetti, ma i meccanismi molecolari alla base di queste correlazioni non sono ancora del tutto chiari: ogni passo in avanti in questa direzione apre la strada a nuove possibili soluzioni terapeutiche.

Il trapianto di pancreas non solo risolve il DT1, ma sembra anche proteggere dal rischio di fratture vertebrali
È possibile che il ripristino della fisiologica produzione di insulina mediante trapianto di pancreas riduca la fragilità ossea e il rischio di fratture nelle persone con diabete di tipo 1.