Legumi e diabete: approfondimenti e consigli

legumi e diabete: approfondimenti e consigli

Il 2016 è stato dichiarato dall’ONU anno internazionale dei legumi. In breve perché dovremmo mangiare i legumi?

I legumi hanno notevoli proprietà nutrizionali e il loro consumo è associato con un minor rischio di sviluppare sovrappeso, obesità, diabete e disturbi cardiovascolari. Grazie al loro consumo si introducono proteine vegetali, fibre, micronutrienti e altre sostanze utili al mantenimento della salute. Inoltre, consumando legumi regolarmente si riducono gli alimenti di derivazione animale consentendo, non solo di ridurre la quota di proteine animali, ma anche di grassi saturi e colesterolo di cui le fonti animali sono spesso ricche.
Infine il consumo di legumi ci riporta alle nostre origini, alla dieta mediterranea, riconosciuta dal mondo scientifico come una delle più salutari al mondo e da cui l’alimentazione moderna si sta allontanando notevolmente.

Esiste una distribuzione giornaliera e settimanale di riferimento?

Si. Solitamente si consiglia un consumo dalle 2 alle 4 porzioni settimanali. Chi abbraccia un’alimentazione vegetariana può arrivare anche ad un consumo quotidiano.

Qual è la porzione di riferimento?

Quando si parla di porzioni occorre sempre ricordare che varia in funzione della persona, delle sue condizioni e della sua attività. In linea generale per un adulto medio la porzione è di 30 g per i legumi secchi e di 100 g per i legumi freschi.

I legumi possono essere consigliati anche a una persona diabetica?

I legumi devono essere consigliati ad una persona diabetica. Il contenuto di fibra alimentare, soprattutto la fibra solubile, esercita una modulazione dell’assorbimento dei carboidrati. Rallentando l’assorbimento dei carboidrati, la glicemia avrà un rialzo più lento e moderato, effetto sempre auspicato in generale e per le persone con diabete, in particolare.

Le porzioni e la frequenza settimanale di riferimento per la popolazione sono le stesse indicate per i soggetti sani. Anche in questo caso è utile ricordare la necessità di calibrare la porzione sulle esigenze della persona, del pasto e della giornata.

Ci sono differenze tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2?

Non ci sono particolari differenze tra il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. La persona diabetica deve ricordare che consumando legumi sta consumando una fonte proteica che sostituisce carne, pesce, uova, formaggi, affettati ma che questa fonte proteica, al contrario delle altre, apporta anche un certo quantitativo di carboidrati. L’apporto di carboidrati da legumi va inserito ed equilibrato con l’apporto totale del pasto e della giornata di carboidrati derivanti anche da altre fonti.

Che cosa significa questo nella pratica?

Significa che alla porzione di legumi va associata una porzione più piccola di alimenti contenenti carboidrati, come pasta, riso, pane, patate, in modo tale che la quota totale di carboidrati non salga oltre il necessario. Ad esempio, attenzione al minestrone. Se aggiungo legumi al minestrone di verdure consumato con pasta o riso e patate senza calcolare le porzioni relative allora si potrebbe avere un rialzo glicemico elevato. Occorre tenere conto che si stanno sommando i carboidrati della pasta o del riso (nel caso non fossero integrali hanno già un alto indice glicemico), con quelli delle patate (alto indice glicemico) e quelli dei legumi (medio/basso indice glicemico). La somma potrebbe essere troppo elevata.

Esistono delle associazioni particolarmente utili tra legumi e altri alimenti e associazioni da evitare?

L’associazione migliore è quella tra cereali e legumi. Un piatto unico impostato in questo modo risulta essere gustoso, nutriente, bilanciato e dal forte potere saziante.

Le persone con diabete dovrebbero solo fare attenzione alle porzioni relative in modo tale da non caricare troppo il pasto di carboidrati. Se nel fare questo, il soggetto con diabete, non fosse sufficientemente sazio allora può consumare un contorno a base di verdure crudo o cotte.

Non ci sono reali associazioni da evitare se non quelle dove c’è il rischio di sovraccaricare il pasto di carboidrati. Soprattutto per le persone con diabete questa è una cosa da evitare. Nel diabete di tipo 1 potrebbe portare a una correzione ulteriore di insulina da somministrare, mentre nel diabete di tipo 2 potrebbe determinare un rialzo glicemico eccessivo, che si cerca sempre di evitare. Ma come già detto dipende dalle porzioni relative. Perciò attenzione alle quantità di cereali e derivati, patate e legumi associati insieme.

Chi soffre di Sindrome dell’Intestino Irritabile dovrebbe consumare legumi con moderazione ed evitare la loro associazione con pasta, cavoli, cavolfiori, broccoletti e patate. La natura meteorizzante di certi alimenti e il loro contenuto di zuccheri fermentabili potrebbe creare una situazione di gonfiore addominale e flatulenza associato anche a dolore.

Molte persone lamentano disturbi come gonfiore, meteorismo e flatulenza associati al consumo di legumi. È possibile ridurre tale fenomeno?

Innanzitutto occorre chiarire che, in assenza di disturbi intestinali specifici come la Sindrome dell’Intestino Irritabile, il gonfiore e il meteorismo sono dipendenti dall’abitudine al consumo dei legumi. Soggetti non abituati a consumare frequentemente legumi hanno maggiori probabilità di incorrere in tali sintomi. Solitamente 3 settimane di consumo abituale è un giusto tempo per adattare il nostro intestino al carico di fibra e zuccheri fermentabili contenuti nei legumi. In secondo luogo, se ci soffermiamo sulle porzioni consigliate potremmo subito capire come spesso la differenza la fa la quantità: 30-40 g di legumi secchi non sono una porzione esagerata ma se si consuma un piatto intero di legumi o una zuppa di legumi mista allora la quantità è sicuramente troppa, con possibili conseguenze intestinali.

Fatta questa premessa i consigli sono quelli di consumare la giusta porzione di legumi regolarmente nella settimana e concedersi almeno 2-3 settimane per abituare l’intestino. E’ possibile anche iniziare il consumo in maniera graduale e progressiva per arrivare alla porzione giusta e alla frequenza settimanale ottimale in svariate settimane, tipo 6-8 settimane.

È utile evitare l’associazione di legumi e verdure appartenenti alla famiglia delle Brassicacee, come cavoli, broccoli, cavolfiori, cavolini ecc.

È anche possibile consumare legumi decorticati, ovvero privati della buccia superficiale, oppure passati con il “passaverdura”, in questo modo si riduce notevolmente la quantità di fibra fermentabile risolvendo buona parte dei problemi ma perdendo parte dei benefici derivati dall’introduzione di fibra alimentare.

Per concludere, esistono effetti nutrizionali negativi legati al consumo di legumi?

Si, esistono. I legumi come altri alimenti contengono delle sostanze antinutrizionali. Cioè sostanze che agiscono contro i meccanismi della nutrizione. Possono rallentare o impedire l’assorbimento di ceri nutrienti, oppure possono agire come sostanze tossiche, ecc. Per quanto riguarda i legumi tali sostanze esistono nei semi crudi, perciò viene effettuato l’ammollo, meglio ancora sostituendo più volte l’acqua di ammollo e soprattutto la cottura. Una cottura lenta e prolungata garantisce la distruzione delle sostanze antinutrizionali.

Nei legumi, si trovano anche sostanze che riducono l’assorbimento dei sali minerali ma se non si esagera con le porzioni questo aspetto può essere trascurato.

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